HomeVangelo del Giornodon Luigi Maria Epicoco - Commento al Vangelo del 19 Novembre 2023

don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 19 Novembre 2023

“Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì”.

Il numero dei nostri talenti non è un modo di Dio di fare ingiustizia. Troppe volte paragoniamo la nostra vita a quella degli altri e ci domandiamo perché quello si e noi no. Pensiamo spesso che l’erba del nostro vicino sia sempre più verde, ma in realtà non sappiamo quasi nulla della vita degli altri, di quello che vivono, di quello che soffrono.

Giudichiamo dall’esterno e viviamo arrabbiati pensando di essere dei figliastri e non dei figli. Ci dimentichiamo che Dio dà “secondo le capacità di ciascuno”. Il vero problema non è fare la conta dei nostri talenti ma decidere che ne vogliamo fare. Passiamo la vita a invidiarci l’un l’altro, o a ragionare con la paura e quasi mai investiamo su ciò che siamo e su ciò che abbiamo.

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La santità non è guadagnare di più ma avere il coraggio di rischiare ciò che si ha. Se tu rischi ti comporti da figlio, se non rischi tu ragioni da servo che temendo la punizione si paralizza. Una vita con la paura della punizione ci trasforma in devoti inutili, ma la santità consiste nel diventare figli di Dio, non nel semplice stare alle regole.

Se per paura dell’inferno fai una vita da santo, allora non hai capito che il bene andava fatto per amore e non paura. È questa la lezione che l’uomo della parabola di oggi vuole dare ai suoi servi: dargli fiducia non serve a fargli guadagnare di più a lui, ma trasformare degli esecutori in protagonisti.

È far crescere un servo fino al punto da farlo sbocciare come figlio. Troppe volte noi corriamo a destra e a manca cercando di fare tutto quello dobbiamo fare, ma non ci sentiamo mai veramente protagonisti, mai veramente figli.

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Gesù non ci chiede di fare semplicemente il nostro dovere, ma di vivere una vita da figli più ancora che da devoti. Una vita da protagonisti e non da frustrati ben educati.

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ⓘ NUOVO COMMENTO DALLA PAGINA FACEBOOK

Pensare male di Dio è peggio di dire “Dio non esiste”. Perché dire di credere in Dio e collegare a ciò una serie infinita di pregiudizi negativi su di Lui, fa più male del più rigido ateismo. Siamo abituati a leggere la parabola che ci offre la pagina del Vangelo di Matteo di questa XXXIII domenica del tempo ordinario, ponendo sempre l’accento sui talenti e sull’uso che se ne fa. Sarebbe bello se invece questa volta sostassimo sul contorto ragionamento di quel servo che non si mette in gioco in nulla, pur avendo una sola cosa a cui pensare, e rintracciare così nella sua logica una traccia di morte che molte volte attraversa anche i nostri ragionamenti: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. In pratica dice che non ha combinato nulla della sua vita per paura. […] Continua a leggere qui.


Autore: don Luigi Maria Epicoco
Commento al brano del Vangelo di:  ✝ Lc 18,1-8
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