Un Giovedรฌ santo diverso, insolito. Noi sacerdoti non potremo chinarci nelle liturgie solenni e partecipate delle nostre parrocchie a lavare i piedi ai nostri ragazzi, ai nostri anziani, agli ultimi. Non potremo vedere i volti impauriti ed emozionati dei nostri ministranti, nรจ i volti sorridenti e benevoli dei nostri fedeli che dai banchi guardano incuriositi la scena del Cenacolo, rappresentata ai piedi dellโaltare. Eppure, mai come questโanno, in cui celebriamo un Giovedรฌ Santo piรน silenzioso, nella quiete delle nostre chiese e cappelle vuote, sentiamo forti e solenni le parole dellโEvangelista Giovanni: โGesรน, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amรฒ fino alla fineโ (Gv 13, 1).
LโAmore di Cristo che supera ogni sentimento umano e che con la potenza del suo Spirito viene riversato nei nostri cuori, di noi, che siamo ancora nel mondo provato e messo in ginocchio da questa minaccia sanitaria, viene a ricordarci che piรน di quanto Egli ha fatto per noi, non poteva fare. LโAmore di Gesรน per noi ha raggiunto il suo compimento, il suo fine (in greco tรฉlos), nel mistero del suo Passaggio (ebraico Pesach, da cui Pasqua) da questo mondo al Padre. Non รจ un caso che lo stesso Giovanni metta sulla bocca di Gesรน crocifisso lโespressione โรจ compiutoโ [tetรฉlesthai] (Gv 19,30), che ha la stessa radice di tรฉlos. Mai come in questo anno dobbiamo sentirci destinatari di questa attenzione di Gesรน. Il suo รจ un Amore pieno, completo, senza riserve. Oggi, risuonano al nostro cuore le parole del Cantico della vigna di Isaia: โChe cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perchรฉ, mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi?โ (Is 5,4).
Cosa doveva farci Gesรน piรน di quanto non abbia fatto per noi nel dono della sua vita? Il gesto di Gesรน in quellโultima sera, si รจ prestato troppo spesso ad unโinterpretazione riduttiva: Gesรน si รจ umiliato, facendo quello che nellโantichitร toccava fare agli schiavi, cioรจ lavare i piedi, quindi anche noi dobbiamo metterci a servizio dei fratelli! Tutto questo รจ vero, ma non รจ tutto quello che Gesรน voleva dirci! Nel gesto del deporre le sue vesti, chinarsi, lavare ed asciugare i piedi dei suoi, Gesรน ci sta manifestando la sua missione, drammatizzando profeticamente quello che Paolo dirร nella Lettera ai Filippesi: โpur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio lโessere come Dio, ma svuotรฒ se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dallโaspetto riconosciuto come uomo, umiliรฒ se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croceโ (Fil 2, 6-8).
Come ci ha ricordato papa Benedetto, seguendo la lezione dei Padri della Chiesa, la lavanda dei piedi non รจ soloย exemplum, un esempio da seguire, ma รจ ancheย sacramentum, ossia segno di quanto realmente Cristo ci ha fatto e ci fa (cfr. J. Ratzinger, Gesรน di Nazareth, Dallโingresso a Gerusalemme alla risurrezione, 74-77). Egli, come in quellโultima sera, specialmente mediante la forza della sua Parola e dei sacramenti โ non a caso il Giovedรฌ Santo si celebra lโistituzione dellโEucaristia e del sacerdozio! โ continua a realizzare in noi questa purificazione delle nostre vite, lavando i nostri piedi dalla polvere di questo mondo, con la forza restauratrice del suo Amore e della sua grazia. Se come Pietro, pensassimo di non averne bisogno, pagheremmo le stesse conseguenze, date dalle terribili parole: โSe non ti laverรฒ, non avrai parte con meโ (Gv 13,8).
In questo Giovedรฌ Santo, contemplando e adorando il mistero dellโAmore di Gesรน realmente presente nellโEucaristia, mentre da tante parti si levano obiezioni verso il senso della preghiera, della contemplazione, del โperdere tempoโ con il Signore, veri tesori della Chiesa, insistendo piรน su un fare o un dare fini a sรจ stessi โ spesso purtroppo inficiati di sterile protagonismo -, la Parola di Dio ci ricorda che senza la grazia di Cristo, ossia il suo Amore gratuito che viene a liberare i nostri cuori orgogliosi e ribelli della polvere di questo mondo, non potremo mai imparare la vera logica del servizio e del dono. Il nostro fare bene, senza queste premesse, sarร filantropia, beneficienza, volontariato, come quello di tante ONG e tanti uomini di buona volontร , ma non puรฒ dirsi caritร cristiana. E se la Chiesa, trascinata da questo vortice, dimenticasse la radice teologica del suo farsi serva dellโumanitร , che non deriva solo dal suo fare โcome Cristoโ, ma ancora di piรน โcon Cristoโ e โper Cristoโ, perderebbe lโessenzialitร della sua missione!
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