HomeVangelo della DomenicaDon Luciano Labanca - Commento al Vangelo del 7 Aprile 2024

Don Luciano Labanca – Commento al Vangelo del 7 Aprile 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 20, 19-31

Il cammino in salita della fede

Gesù Risorto e vivente irrompe nel cenacolo in cui i discepoli si erano volontariamente rinchiusi, prigionieri della paura. I loro cuori vacillavano, pieni di preoccupazione, finché Lui stesso in persona non arriva, superando ogni barriera fisica, per donare loro la pace.

Soltanto l’incontro con Lui può togliere loro il velo di paura che li immobilizzava, restituendo la pace del cuore e facendo loro sperimentare la gioia della sua presenza. L’Evangelista sottolinea come Gesù mostrò loro senza indugio le mani e il fianco, perché essi si rendessero conto che era proprio Lui, il Crocifisso-Risorto.

La sua sofferenza e la sua morte hanno lasciato in Lui i segni, essi rimarranno per sempre impressi nella sua carne gloriosa, come segni indelebili dell’amore senza riserve per l’umanità. Questa nuova dimensione e modalità di presenza presuppone una fase nuova nella vita della Chiesa. Il Figlio glorificato, inviato dal Padre, pone i discepoli nello stato permanente di missione.

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La comunità della Chiesa, fondata sulla testimonianza degli apostoli, esiste esattamente per questo: uscire incontro agli uomini di ogni tempo, per portare l’annuncio della salvezza e il perdono dei peccati. Si tratta di continuare per sempre, fino alla fine dei tempi, la missione di Gesù. Questo compito, affidato a uomini fragili, peccatori, non può essere realizzato senza una forza che venga dall’alto.

È lo Spirito Santo, il primo e più importante dono che Gesù fa alla Chiesa nascente, a dare l’impulso per la missione e a permettere che essa diventi il suo Corpo vivente, dove i peccati vengono perdonati a chi si pente e la misericordia di Dio, guadagnata a caro prezzo dalla Pasqua di Cristo, può raggiungere tutti gli uomini.

Attraverso lo Spirito ogni credente viene messo sempre di nuovo in contatto con la Pasqua di Gesù, permettendo di riceverne i frutti di conversione e di vita nuova. Certo, e l’esperienza di Tommaso lo dimostra, questa dinamica non è automatica, ma richiede l’adesione personale della fede. Non sempre il cammino della fede è lineare, ma esso può davvero essere in salita, prima che l’incontro rinnovatore con il Risorto accada nella nostra vita.

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La resa di Tommaso e la sua professione di fede nel Risorto è per tutti noi un esempio, ma la Parola ci sfida ulteriormente: siamo beati se non abbiamo bisogno di ulteriori segni, se crediamo alla Parola del Maestro, alla sua promessa, senza ricercare altro, trovando nelle Scritture ispirate, le risposte alle domande più profonde che si annidano in noi.

Che lo Spirito ci guidi ogni giorno di più in questo affascinante percorso di conversione e di immersione costante nel mistero del Cristo Vivente, nel quale possiamo avere la Vita, quella eterna.

Per gentile concessione di don Luciano Labanca, dal suo sito.

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