Un silenzio che interroga
Non era infrequente che in Israele i rabbini venissero messi alla prova circa le loro posizioni sulla Legge di Mosรจ. Spesso questo avveniva per rivalitร puramente intellettuali, a seconda delle diverse scuole a cui i rabbini appartenevano. Anche Gesรน viene inserito in questo genere di dispute e il dialogo con lo scriba, riportatoci nel brano di questa domenica, gli permette di donare un insegnamento profondo e fondamentale per i discepoli di ogni tempo. Gesรน viene interpellato circa il primo di tutti i comandamenti, ossia il piรน importante da osservare. La sua risposta parte dal testo noto a tutti gli Israeliti, tratto dal Deuteronomio (6, 4-9), il cosiddetto โShemรกโ (dalla prima parola ebraica del testo, che significa appunto ascolta).
Nel primo comandamento individuato da Gesรน, si puรฒ cogliere un primato nel primato: a vertice di tutto sta lโascolto. Non cโรจ qualcosa da fare o da dire, ma da ricevere e accogliere in profonditร : una parola donata liberamente da Dio, che deve penetrare il nostro cuore. Quante cose sentiamo e vediamo nella nostra vita quotidiana, cosรฌ assuefatta alle parole e ai rumori. Ma, di fronte a questa abbondanza di parole, abbiamo ancora la capacitร di ascoltare? Per poter ascoltare bisogna coltivare lโarte del silenzio esteriore ed interiore, sempre piรน assente nella frenesia della nostra epoca, fatta di tanto rumore e del continuo bombardamento di parole e immagini spesso vane ed effimere. Solo nel silenzio, invece, potremo lasciare a Dio la possibilitร di comunicarsi a noi e di rivelarci se stesso.
Scrive il Card. Robert Sarah: โse il nostro silenzio รจ davvero di qualitร , possiamo intravedere il silenzio del cieloโ (R. Sarah, La forza del silenzio, 2017). Ascoltando nel silenzio, scopriremo che Dio รจ lโunico Signore e che non possiamo avere altre signorie nella nostra vita. Non ci puรฒ essere spazio per idoli che tolgano il primato a Dio, di qualsiasi natura siano e a qualsiasi livello della nostra vita si annidino. Egli รจ uno e unico. La sua unitร e unicitร รจ contagiosa, perchรฉ piรน lo frequentiamo, piรน la nostra vita si centra ed unifica in Lui. Questa unificazione passa attraverso la maturazione dellโamore in tutti gli ambiti della nostra umanitร : il cuore, ossia la parte affettiva, lโanima, ossia la parte spirituale, la mente, ossia la parte intellettuale e razionale, le forze, ossia tutto il nostro agire.
Dio ci permette di unificare e integrare tutte queste dimensioni esistenziali, crescendo in modo sano e armonico. Quando siamo ben centrati in Lui amandolo in maniera totalizzante a tutti i livelli, non cโรจ spazio in noi per la confusione e la dispersione. Quanta angoscia, disordine e debolezza porta il nostro non amare Dio in pienezza! Quanto sono evidenti gli effetti dellโassenza di Dio nella vita delle persone. Senza di Lui lโuomo รจ capace di fare i piรน grandi disastri. Dopo aver posto le basi per questo primato, Gesรน con il realismo che sempre lo caratterizza ci fa riflettere sullโaltra faccia della medaglia: la dimensione orizzontale dellโamore, quello verso il prossimo, ossia verso chi ci sta accanto, non verso chi abbiamo scelto e costruito in base ai nostri criteri, ma quello che si trova al mio fianco qui ed ora.
Gesรน ci mette in guardia da ogni idealizzazione: il prossimo non si sceglie, nรจ si costruisce, ma รจ quello che in modo misterioso, per i piani imperscrutabili della Provvidenza, รจ accanto a noi! Bello o brutto, magro o robusto, buono o cattivo, simpatico o antipatico, con i suoi pregi e i suoi difetti, siamo chiamati ad amarlo cosรฌ come รจ! Quanto รจ difficile a volte! Forse, per certi versi, รจ piรน facile amare Dio che non vediamo, piuttosto che la persona che ci sta accanto. Eppure, queste Parola non si presta a troppe interpretazioni: Gesรน ci chiede di amare chi ci sta accanto, proprio come amiamo noi stessi.
Significa volere sempre il bene dellโaltro, proprio come vogliamo il nostro proprio bene! Quanto siamo ridicoli a volte come cristiani, quando ci โbattiamo il pettoโ in Chiesa, siamo sempre i primi nella fila della comunione (spesso senza confessarci da mesi o anni!), abbiamo sempre il nome di Dio sulla bocca e poi disprezziamo il prossimo, non salutiamo il nostro vicino di casa, non rivolgiamo la parola al nostro collega, proviamo rancore o risentimento verso questo fratello o quella sorella, a volte anche nella nostra stessa famiglia! Di fronte ad un messaggio cosรฌ chiaro e forte, un evidente invito alla conversione per tutti, anche noi rimaniamo come i presenti al dialogo tra Gesรน e lo scriba, senza parole! Non sarebbe forse il caso di ripartire da questo silenzio per prendere sul serio la nostra vita cristiana?



