In linea con lโinsegnamento del brano di domenica scorsa, anche oggi Gesรน si ritrova a dover rispondere ad unโaltra domanda provocatoria da parte di un dottore della legge. I farisei vogliono attirare Gesรน nel vivo dibattito circa la precettistica giudaica, in cui le scuole rabbiniche versavano fiumi di inchiostro e spendevano miriadi di parole nel cercare di mettere ordine tra le centinaia di precetti che centellinavano dalle pagine della Torah.
Il Maestro, senza lasciarsi imbrigliare in discussioni di scuola, raggiunge il cuore delle cose e attingendo dalla Scrittura, cita due passaggi fondamentali dellโAntico Testamento: loย shemร Ysraelย (Dt 6,4-5) e il passaggio sullโamore al prossimo (Lv 19,18). Queste due direzioni dellโamore, quello verso Dio e quello verso il prossimo, sono i pilastri su cui si costruisce tutta lโarchitettura della Scrittura (Legge e Profeti). San Giovanni della Croce scriveva che โlโamore non si paga che con se stessoโ.
Di fronte alla rivelazione piรน importante della Bibbia, circa lโidentitร di Dio che รจ puro amore (cfr. 1Gv 4,14), dunque, la risposta umana a tale rivelazione e scoperta รจ quella di corrispondere a tale amore con il medesimo amore. Questo moto che dallโuomo va verso Dio non puรฒ certamente coincidere in maniera pedissequa con lโesperienza terrena e umana dellโamore, quella che i greci chiamavanoย eros, per indicare lโamore estatico, come uscita di sรฉ e ricerca dellโaltro, ma piuttosto โ anche per quanto si puรฒ cogliere nel testo greco โ esso si configura comeย agร pe, da intendersi come lโamore di donazione.
Benedetto XVI, nella sua prima enciclica, cosรฌ spiegava il senso di questa forma alta dellโamore, che si configura come โscoperta dellโaltro, superando il carattere egoistico prima chiaramente dominante. Adesso lโamore diventa cura dellโaltro e per lโaltro. Non cerca piรน se stesso, lโimmersione nellโebbrezza della felicitร ; cerca invece il bene dellโamato: diventa rinuncia, รจ pronto al sacrificio, anzi lo cercaโ (Deus caritas est, 6).
Questa risposta allโamore di Dio, tuttavia, non puรฒ prescindere dal misurarsi con lโamore del prossimo, di chi ci sta accanto. Le parole di San Giovanni nella sua prima Lettera sono lapidarie: โSe uno dice: โIo amo Dioโ e odia suo fratello, รจ un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non puรฒ amare Dio che non vede. E questo รจ il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratelloโ (1Gv 4, 20-21).
Spesso ci siamo sentiti dire: se vuoi amare il prossimo, devi amare prima te stesso. Non cโรจ alcun dubbio che ciascuno di noi debba riconoscere la propria dignitร , rispettare sรฉ stesso e avere cura della propria persona, ma la Parola che riecheggia solenne in questa domenica viene anche ad aprirci gli occhi circa il rischio di un egoismo narcisista, che viene spesso promosso dalla cultura in cui viviamo, allโinsegna dellโimmagine e del โlikeโ.
ร sempre la scoperta dellโamore di Dio che ci precede, infatti, che dร dignitร alla nostra vita e contemporaneamente, scoprendolo in noi che siamo esseri amati, unici agli occhi di Dio, ne vediamo riverberarsi la bellezza anche nei nostri fratelli.



