I segni di Dio nella nostra storia
La pagina evangelica di questa domenica ci presenta lo sguardo di Gesรน su due fatti di cronaca ben noti al suo tempo, che gli vengono riferiti per sentirne il suo commento, con un approccio non scevro da provocazione. Il primo episodio, riguardante la morte di alcuni Galilei barbaramente uccisi per volontร di Pilato durante un sacrificio, riguarda lโesplosione della violenza umana.
Il secondo, riferito al crollo di un edificio, la torre di Siloe, presenta la morte di diciotto persone in una disgrazia. Come interpretare questi eventi? Noi stessi, come coloro che interpellano Gesรน, siamo messi molto spesso in contatto con fatti simili. Le prime pagine dei giornali e le copertine dei tg ci presentano centinaia di questi eventi. Qual รจ il nostro approccio di fronte ad essi? Gesรน ci invita a leggerli in senso spirituale. Chi รจ vittima della violenza umana, di eventi naturali, di catastrofi o di incidenti, non รจ certamente piรน peccatore degli altri.
Questi eventi dovrebbero richiamare tutti noi ad una veritร di fondo: la vita umana รจ limitata, segnata dallโesperienza della caducitร e della morte. Sia che essa derivi da violenza, da incidenti, da disgrazie, la crudeltร della morte ci porta sempre a riflettere sul senso della vita. Lo sguardo di Gesรน non si accontenta dei commenti opinionistici sui fatti, ma li penetra in profonditร , riscoprendovi oltre la superficie una parola costante di Dio: lโinvito alla conversione. Lโumana caducitร รจ segno che abbiamo bisogno di Dio, sempre! Abbiamo bisogno di risintonizzarci su di Lui, di guardare a Lui e stare sempre pronti allโincontro decisivo e definitivo con Lui.
ร questa la conversione! Essa non ci esime, nรฉ ci libera dalla morte fisica, ereditร di ogni uomo, maย ci immunizza dalla sorte peggiore: quella che San Giovanni nellโApocalisse chiama la โseconda morteโ (Ap 20,6), per indicare la dannazione eterna, lโallontanamento definitivo da Dio. In questo tempo di Quaresima dovremmo tutti chiederci: cosa mi fa piรน paura, la morte fisica o la morte spirituale? Convertirsi veramente significa vivere nella nostra carne mortale le parole del Salmista: โLa tua grazia vale piรน della vitaโ (Sal 62,4).
Lโamicizia con Dio, infatti, supera le barriere della morte fisica, rendendola innocua. Sono sempre affascinanti le parole che San Francesco ci ha lasciato nel Camitico delle Creature: โLaudato siโ miโ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nulla homo vivente poโ scappare: guai a quelli che morrano ne le peccati mortali; Beati quelli che trovarร ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda noโ l farrร maleโ. La seconda parte del brano, poi, ci presenta la pazienza di Dio nei nostri confronti.
Egli ci dona tempo per convertirci e portare frutti, anche mentre la nostra vita รจ arida e infeconda, come lโalbero di fichi che viene descritto nella parabola. Cristo, nostro avvocato, intercede continuamente per noi presso il Padre, perchรฉ ci venga dato tempo per pentirci e cambiare. Quante volte riceviamo le attenzioni di questo divino vignaiolo, che zappa e concima la nostra vita! Ne siamo consapevoli? Sentiamo gli effetti di questa premura su di noi? Tutta la vita umana ha questo senso per noi; Dio in Cristo ci invia tante parole, tanti segnali e tante occasioni, ma dobbiamo anche ricordare che il tempo donatoci non รจ infinito.
Che valore diamo al nostro tempo? Sappiamo che verrร un giorno in cui esso terminerร e dovremo darne conto?



