Lโesistenza non dipende dai beni materiali, ma dal nostro amore fiducioso in Dio
Nellโincontro con i due fratelli in disputa per lโereditร , come avvenuto con Marta, Gesรน incontra nuovamente qualcuno che gli dice cosa dire. I due episodi fanno da cornice al dono delย Padre nostro, consegnato a seguito del desiderio di imparare a pregare, meditato domenica scorsa.
Notiamo dunque la tensione continua tra lโaccettare la volontร di Dio e il dire a Dio come dovrebbe comportarsi. Finchรฉ non entriamo nella totale consapevolezza che Egli รจ Padre e, dunque, non darร mai ai suoi figli cibo cattivo, benchรฉ il sapore non sia sempre gradevole, non troveremo mai pace.
Gesรน risponde: ยซO uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?ยป. Come a dire โe io che cโentro con queste cose?โ.
In realtร , in questa risposta esiste una domanda vera, piรน profonda. Gesรน spesso ama rispondere con unโaltra interrogazione e lo fa sempre per guidare lโinterlocutore a un livello piรน profondo di veritร . Questa risposta di Gesรน deve sollecitarci a chiedere: per caso il giudice รจ Gesรน Cristo? Mediatore รจ Gesรน Cristo? Ebbene sรฌ, Gesรน รจ venuto a giudicare e discriminare nel senso piรน bello del termine e a diventare mediatore fra noi e Dio. Egli stesso sarร il giudice della storia, verrร a giudicare i vivi e i morti โ รจ un articolo del nostroย Credoย โ รจ colui che รจ stato costituito giudice sopra di noi.
Ecco allora che mette in luce unโavarizia e una cupidigia di fondo per entrambi. Certamente un uomo che ruba lโereditร al fratello รจ avaro assai; ma anche lโaltro che lo denuncia pubblicamente manifesta la stessa inclinazione, perchรฉ lโermeneutica della vita รจ che senza soldi non si campa.
Certamente lโesistenza non dipende solo dai beni. Ed รจ proprio questo il soggetto della parabola succcessiva, dellโuomo che ha un grande raccolto e vive nellโabbondanza. Possiede cosรฌ tanto da non sapere dove mettere tutto quello che ha: demolirร i magazzini per costruirne di piรน grandi.
Dopo essere diventato ricco, in realtร , questโuomo inizia veramente a essere schiavo della sua fortuna. Vivere con molti beni puรฒ essere un cappio al collo per cui una persona deve lavorare perennemente in difesa di essi, deve farli fruttare, deve riporli e investirli.
E quando afferma: ยซdopo mi riposoยป, sta dicendo che la vita finalmente comincerร dopo la fase prioritaria di accumulo dei beni. Un poโ come quelli che attendono la pensione vedendo in essa lโinizio della vita nuova, in pace, il tempo in cui finalmente si puรฒ uscire dallโapnea occupazionale; il motto รจ: โmi godo la pensioneโ.
Ma รจ evidente che non esiste alcuna dimensione agapica in questa prospettiva di vita.
Tornando allโereditร contesa, Gesรน in fondo sta anche dicendo: โTuo fratello ti ha derubato, ma qual รจ la tua ricchezza? Se la tua ricchezza te la possono rubare, che ricchezza รจ? Perchรฉ non impari a vivere della ricchezza vera che รจ lo stare presso Dio, che รจ lโavere Dio per Padre?โ.
La nostra unica, grande povertร รจ che non abbiamo realmente accettato la vera ricchezza; che per quanto abbiamo, se non ci nutriamo dellโamore di Dio siamo poveracci; se non abbiamo con Lui un rapporto autentico, che non pensa allโeternitร , tutto quello che resta รจ polvere, รจ per la tomba, รจ per il nulla. Perchรฉ tutto ci sarร tolto.
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Questo vangelo รจ contro la nostra attitudine del possesso, contro il nostro inganno di cercare lโessere attraverso le cose. Non รจ un caso che per san Francesco il contrario dellโamore sia il possesso.
Commento di don Luciano Condina
Fonte – Arcidiocesi di Vercelli



