Don Luciano Condina – Commento al Vangelo del 21 Marzo 2021

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Gli ebrei chiamavano โ€œuomini della sogliaโ€ i pagani (greci e latini) interessati al giudaismo, che appariva piรน attraente della religione pagana, ormai in declino. Si distinguevano in proseliti, che significa โ€œavvicinatiโ€ โ€“ i quali avevano compiuto qualche passo di adesione formale โ€“ e in โ€œtimorati di Dioโ€, ossia semplici simpatizzanti.

I greci che salgono al tempio e chiedono a Filippo di vedere Gesรน rappresentano la fame di veritร  o la semplice curiositร  del mondo che si accosta al profumo della gloria, manifestata da Dio nei prodigi che egli compie tramite Gesรน. Poco tempo prima, infatti, Cristo aveva riportato in vita Lazzaro, che รจ in assoluto la resurrezione piรน eclatante tra quelle avvenute perchรฉ compiuta a quattro giorni dalla morte, con il corpo giร  in decomposizione. Con un miracolo simile, il mondo non puรฒ rimanere indifferente alla gloria che si sta manifestando. E che i greci fossero interessati alla gloria lo capiamo dalla risposta di Gesรน: ยซรˆ venuta lโ€™ora che il figlio dellโ€™uomo sia glorificatoยป (Gv 12,23).

La gloria โ€“ kavod in ebraico โ€“ indica il reale valore di una cosa, il peso che questa ha nella realtร : la gloria di qualcuno esprime chi egli sia veramente. Si vede il valore di un uomo da come affronta la morte. E capire chi รจ Dio e quanto egli sia in grado di amare si puรฒ vedere pienamente nella croce, che Gesรน dovrร  abbracciare pochi giorni dopo. รˆ la croce il luogo in cui la gloria di Cristo si manifesta compiutamente.

ยซSe il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto fruttoยป (Gv 12,24), afferma Gesรน. รˆ nella morte del chicco che si riconosce la sua realtร  di seme. Perchรฉ esso diventi pianta deve passare dal disfacimento al processo che gli permetterร  di germogliare. Perchรฉ questo possa avvenire, il seme devโ€™essere attaccato e mangiato da alcuni batteri che ne sfaldano la scorza. Ma ciรฒ che sembra distruggerlo in realtร  รจ ciรฒ che permetterร  alla vita in esso contenuta di esplodere, di mettere radici, di trasformare quel seme in pianta.

La croce โ€“ che rappresenta tutte le croci della vita โ€“ รจ il luogo in cui siamo attaccati, apparentemente per la nostra distruzione, inveceย  da essa scaturirร  la nostra gloria. รˆ nella croce che scopriamo chi siamo realmente e dalla croce traiamo sempre gli insegnamenti piรน grandi. Sarร  la croce a permettere alla pianta โ€“ lโ€™immagine reale del nostro essere โ€“ di germogliare, crescere e troneggiare manifestando lโ€™immensa veritร  e grandezza contenuta in un singolo, piccolo seme, quale puรฒ essere il nostro cuore.

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Pensiamoci ogni volta che ci troviamo a fronteggiare o abbracciare una delle tante croci della vita: lรฌ Cristo manifesta la sua gloria, da lรฌ il Padre buono vuole trarci a sรฉ per manifestare anche la nostra gloria, che รจ la nostra grandezza vera, la nostra bellezza piena. Dio sa: i suoi sentieri non sono i nostri, il suo pensiero รจ troppo al di lร  della nostra limitata capacitร  di comprensione. Nella liturgia del Venerdรฌ santo si medita proprio questa realtร  e la croce viene addirittura โ€œesaltataโ€ nella festa propria del 14 settembre. Follia per il mondo, somma sapienza per il cristiano.

Fidiamoci di Dio: cosรฌ fa nuove tutte le cose e tutti i cuori che accolgono la sua opera.

Commento di don Luciano Condina

Fonte – Arcidiocesi di Vercelli


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