Nella parabola della vite e dei tralci, narrata da Gesรน, il dato evidente รจ che se un tralcio non porta frutto viene tagliato, se invece porta frutto viene potato: un taglio avviene sempre! Lโagricoltore โ Dio Padre โ comunque sia, taglia.
Il taglio รจ separazione, quasi certamente dolorosa, e, senza dubbio, puรฒ simboleggiare tutti gli eventi della vita che hanno comportato dolori, sofferenze, separazioni da persone, animali o cose.
In questa immagine dei due tralci, il primo tagliato, il secondo potato, possiamo identificare i due tipi di esistenza che possiamo vivere: una dolorosa, senza frutto, lโaltra dolorosa ma feconda. Comunque vadano le cose la sofferenza non manca mai; non ci sono al mondo persone che non debbano affrontare le proprie difficoltร . Lโattenzione va puntata non sullโeliminazione del dolore, che non puรฒ essere evitato, quanto piuttosto sul renderlo fecondo, affinchรฉ porti frutto.
In agricoltura, in genere, la potatura avviene dopo la prima o al massimo la seconda gemma โ non oltre โ perchรฉ niente devโesserci oltre il frutto. Cosรฌ dovremmo agire e cosรฌ il Padre opera con noi: buttare via ciรฒ che non porta frutto. Spessissimo nella vita difendiamo cose che non conducono da nessuna parte, insistiamo su cose che non hanno frutto; ci ostiniamo a guardare secondo la nostra sensazione di piacevolezza comoditร , e non invece al frutto che portano. Pensiamo, ad esempio, ad una gravidanza da accogliere che, sempre piรน di frequente, viene invece rifiutata.
Lโagricoltore comunque vadano le cose, taglia: il taglio รจ necessario perchรฉ la vita non รจ una corsa ad arraffare, ma a lasciare, spogliarsi, essenzializzarsi, a diventare sempre piรน asciutti nel Signore Gesรน Cristo.
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Noi abbiamo lโidea costante di avere poco: la veritร รจ che abbiamo piรน di quanto servirebbe. Piรน si รจ ridotti, essenzializzati, piรน si รจ agili e scattanti nella vita. Crescendo nellโesperienza con Dio sappiamo che a tante cose Dio provvederร sempre, lรฌ dove ne avremo bisogno.
ร bene guardare e puntare alla meta nel cammino della vita, non alle cose che, volenti o nolenti, siamo costretti a lasciare. Siamo tralci attaccati a una vite, che puรฒ essere la vera vite oppure una delle tante false a cui ci attacchiamo per cercare disperatamente vita; ma essa non puรฒ darcelaย se non sotto forma di tanti idoli a cui elemosiniamo vita svendendo la nostra.
ยซVoi siete giร puri, a causa della parola che vi ho annunciatoยป (Gv 15,3): รจ la parola di Dio, il suo verbo, lo strumento che taglia o pota. La parola di veritร รจ potente, come si vede nella prima lettura, constatando come abbia disarcionato Saulo sulla via di Damasco, e poi abbia agito potentemente in lui.
La parola di veritร spesso fa male: per tutti noi esistono veritร che feriscono. Di fronte ad esse possiamo porci in due modi: accoglierle con umiltร e constatare la bontร dellโintenzione che le supporta (le veritร scomode vengono pronunciate solo da chi ci ama veramente) oppure rifiutarle, spesso con violenza, privandoci cosรฌ di quellโoccasione di crescita che il Padre ci offre ogni volta che viene fatta veritร .
Proviamo allora a leggere le difficoltร e sofferenze della nostra vita come momenti in cui il Padre cerca di fare veritร , potando il tralcio che noi siamo.
La sapienza molto seria e profonda di questo vangelo ci insegna a liberarci o a lasciarci liberare da tutto ciรฒ che non ci porta al cielo.
Commento di don Luciano Condina
Fonte – Arcidiocesi di Vercelli



