ยซErano circa le quattro del pomeriggioยป (Gv 1,39): con questa indicazione dellโora, lโevangelista Giovanni tiene a specificare il momento preciso del giorno in cui รจ avvenuto il suo primo incontro con Gesรน e si รจ fermato nella sua dimora. Dobbiamo tenere a mente che la precisione nellโindicare lโora esatta come la intendiamo oggi era sconosciuta ai tempi di Gesรน, non tanto riguardo alla misurazione quanto alla precisione nel riportarla. Per darsi un orario durante il giorno venivano generalmente usate le quattro horae principali (prima, terza, sesta e nona) e le quattro vigiliae per la notte, quelle indicate da Gesรน in Mc 13,35, che corrispondevano ai cambi di sentinella.
La precisione nel testo รจ fondamentale, perchรฉ indica lโimportanza del fare memoria del nostro primo incontro con Gesรน: aperti alla potenzialitร dal battesimo, lโincontro รจ il momento fondante della nostra storia cosciente di fede, in cui cambia ogni nostra prospettiva esistenziale.
In veritร i modi di incontrare il Signore sono fondamentalmente due: โcome un fulmineโ, ossia in un momento preciso che rimane scolpito per sempre nella memoria, come nei casi di questo vangelo e di S. Paolo, che cadde da cavallo sulla via di Damasco; oppure โcome lโauroraโ, cioรจ in un percorso di cui non si possono tracciare precisamente le tappe, ma che certamente รจ avvenuto perchรฉ dal buio si รจ passati alla luce.
In entrambe le situazioni รจ bene fissare la memoria di quando e come il Signore ha fatto irruzione nella nostra vita, perchรฉ questo episodio รจ la prima luce posta da Dio nel nostro buio esistenziale ed รจ la prima ร ncora di salvezza nei momenti di sconforto.
Un altro paradigma fondamentale del testo รจ la modalitร attraverso cui il Signore ci viene indicato: lโincontro non avviene mai solo tra noi e Lui, cโรจ sempre un terzo, un messaggero che ce lo indica. Questa volta il Battista lo indica ai due suoi discepoli: Andrea e, verosimilmente, Giovanni; il primo, a sua volta, indicherร Gesรน al fratello Simone, il secondo al fratello Giacomo.
- Pubblicitร -
Nella prima lettura si narra la chiamata di Samuele, che, per decifrarla, ha bisogno della โtraduzioneโ del sacerdote Eli, futuro profeta, il quale lo esorta a rispondere: ยซParla, Signore, perchรฉ il tuo servo ti ascoltaโ (1Sam 3,9); allo stesso modo Saulo verrร inviato dal Signoreย ad Anania, perchรฉ recuperi la vista (cfr. At 9,10-18).
Per ognuno di noi cโรจ stato, cโรจ e ci sarร sempre un messaggero che indica Gesรน, ci conduce a lui e ce lo fa conoscere. Questa figura non ha nulla in comune con il โmaestro che appare quando lo cerchiโ, proposta da certe spiritualitร orientali: il messaggero del Dio vero ci precede, esiste giร anche se non lo stiamo cercando, e forse non lo vediamo solo perchรฉ siamo distratti da altro; il messaggero รจ un primo segno tangibile della cura che Dio ha per ciascuno di noi. Il messaggero รจ necessario perchรฉ nei momenti bui della vita, la nostra memoria dellโincontroย con Cristo puรฒ sgretolarsi in un abbaglio sentimentale, mentre la presenza di un messaggero conferisce soliditร , importanza e ufficialitร a ciรฒ che รจ avvenuto.
La dinamica di trasmissione della fede รจ sottolineata dallโapostolicitร della Chiesa, che di discepolo in discepolo, giunge fino a noi e sopravvivrร a noi: รจ bene ricordarlo per i profeti di sventura i quali temono in questi tempi, certamente difficili, che tutto stia per crollare.
Il capo della Chiesa รจ Cristo e non la abbandonerร sino alla fine del mondo (cfr. Mt 28,20).
Commento di don Luciano Condina
Fonte – Arcidiocesi di Vercelli
