La croce non va esclusa dalla nostra vita
La professione di fede di Pietro che, rispondendo alla domanda di Gesรน ยซE voi chi dite che io sia?ยป, afferma: ยซTu sei il Cristoยป (Mc 8,29), si potrebbe considerare, a buon diritto, il primo pronunciamento magisteriale ex cathedra del primo Papa. Abbiamo infatti lโattestazione stessa di Gesรน relativamente allโispirazione divina della risposta, con il conseguente immediato riconoscimento del ministero petrino, ยซtu sei Pietro e su questa pietra edificherรฒ la mia chiesaยป, che troviamo in Mt 16,18.
Dunque ci troviamo di fronte alla primissima delle dichiarazioni infallibili pronunciate da un pontefice, parola che indica lโessere โponteโ per la fede altrui e dunque pietra su cui passare. Al riguardo va anche notato che il nome Cefa dato a Simone (in aramaico Kefa) in ebraico รจ Kaifa, ossia il nome del sommo sacerdote. E dunque: โsu questo Kaifa โ e non lโaltro โ edificherรฒ la mia chiesaโ.
Ma ecco che, subito, Pietro comincia a correggere Gesรน, prendendolo in disparte come uno scolaretto indisciplinato, riguardo alle vicissitudini di sofferenze, morte e resurrezione che lo avrebbero riguardato a Gerusalemme; senza dare invece molta importanza alla parte relativa alla resurrezione: in un istante, da voce di Dio, Pietro diventa voce di Satana.
ร destabilizzante vedere e sapere che, pur essendo cristiani, possiamo diventare voce del maligno. La ragione risiede nel ยซpensare secondo gli uomini e non secondo Dioยป (Mc 8,33).
Il pensiero degli uomini, a differenza di quello di Dio, tende sempre a escludere un elemento importante: la croce. Questa รจ quasi sempre al di fuori dei nostri calcoli. Programmiamo la nostra vita senza croce, leggiamo la nostra vita come giusta solamente se รจ scansata, mentre qui la croce fa parte del disegno. Non รจ il fine, perchรฉ il fine sarร la resurrezione, ma รจ un tratto del tragitto. ร la realtร da accettare, con i suoi problemi e le sue difficoltร .
Ogni missione che parte da Dio passa per la croce, che devโessere assolutamente vista come strumento di risurrezione, perchรฉ tale รจ se affrontata in Cristo. Pensare secondo Dio significa sapere che essa verrร e sarร da accogliere come unโopera di Dio, e non come un incidente di percorso privo di significato. Sono tanti i cristiani che, al sopraggiungere della croce, perdono di vista il senso della propria fede affermando che ยซDio questa cosa non me la doveva fare!ยป.
ยซChi vuol salvare la propria vita la perderร , ma chi perderร la propria vita per causa mia e del vangelo la salverร ยป (Mc 8,35). Esiste dunque una vita da perdere e una vita da salvare. Chi difende la propria esistenza, chi vuole salvare capra e cavoli, essere cristiano e non perdere la propria vita sotto il punto di vista delle esigenze di questo mondo, si illude e la perderร .
Molto spesso in ogni atto dโamore la persona deve decidere fra la salvaguardia della propria esistenza oppure quella dellโaltro. Perdere la propria vita significa entrare nellโamore, nel saper amare e, dunque, entrare in quella vita piena che disperatamente cerchiamo ma che non riusciamo a trovare. Tanti fallimenti matrimoniali nascono proprio dal fatto che si vogliono tenere insieme due elementi incompatibili fra loro: amare lโaltro e salvare la propria vita. Questo non รจ possibile.
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ยซIl matrimonio รจ la tomba dellโamoreยป, dice il mondo. Falso! Il matrimonio รจ la tomba dellโegoismo. ร dunque nella croce che possiamo verificare cosa รจ amore e cosa non lo รจ nei nostri atteggiamenti. Allora la croce diventa il crogiuolo in cui distillare lโamore piรน santo.
Commento di don Luciano Condina
Fonte – Arcidiocesi di Vercelli



