don Giovanni Berti (don Gioba) – Commento al Vangelo del 5 Novembre 2023

โœ๏ธ Commento al brano del Vangelo di: โœ Mt 23,1-12

Religione scenografica

Quello che mi affascina del cinema รจ il saper ricreare spesso situazioni e luoghi che non esistono, perchรฉ sono ormai in un passato lontano o in un improbabile futuro. Ho sempre sognato poter visitare qualche set cinematografico dove vengono ricreate architetture incredibili che fanno da sfondo alle vicende narrate. Questo ovviamente non vale solo per il cinema ma anche per il teatro, anzi proprio da li nasce lโ€™arte della finzione scenografica che deve essere credibile e stupire, anche se alla fine รจ tutto finto e precario. Sono infatti molto pochi i set cinematografici che sopravvivono ai film per i quali sono stati realizzati, e la stessa cosa vale per le scenografie teatrali.

Se a me affascinano le scenografie per il cinema, a Gesรน invece non piace la scenografia nella vita di fede. รˆ questa scenografia religiosa ciรฒ che denuncia nei farisei e scribi del suo tempo. Gesรน condanna una vita fatta di gesti religiosi esteriori, molto ampi e visibili, ma che non hanno profonditร  e veritร , proprio come le facciate finte di un set cinematografico.

I farisei e scribi โ€œrappresentanoโ€ la fede ma non la vivono, la insegnano ad altri ma per loro ha la durata della rappresentazione che non dura.

Gesรน al contrario รจ la veritร  di Dio, nella sua vita dal primo istante fino allโ€™ultimo manifesta lโ€™incontro con Dio, e quel che lui fa non รจ apparenza ma sostanza, non รจ per stupire un istante, ma per coinvolgere una vita.

Gesรน non รจ una facciata finta di Dio, ma รจ Dio stesso che nel suo volto umano esce dalla rappresentazione religiosa di un momento, di un semplice atto tradizionale di culto, e entra dentro la vita degli uomini di ogni tempo e luogo.

Nel film โ€œla rosa purpurea del Cairoโ€ di Woody Allen, una donna che si reca in continuazione al cinema per lo stesso film, ad un certo punto vede lโ€™amato protagonista che in modo incredibile esce dallo schermo, stanco anche lui del ripetersi della storia di finzione, e scappa con lei, in carne e ossa.

Gesรน ha โ€œbucatoโ€ lo schermo della rappresentazione religiosa stanca e superficiale di Dio e lo ha fatto diventare vita quotidiana. รˆ letteralmente โ€œscesoโ€ dal palco sul quale era posto dai riti religiosi superficiali, e si รจ introdotto nella vita degli spettatori, cioรจ noi.

Siamo capaci di fare altrettanto con la nostra vita di fede? La nostra religiositร  รจ solo una rappresentazione superficiale, che dura il tempo di un momento di culto, di una festa tradizionale, di una prima comunione o matrimonio in chiesa, o รจ vita vera che tocca quello che veramente siamo e viviamo tutti i giorni?

Dio si รจ fatto servo dellโ€™uomo per amore, e lโ€™amore e il servizio sono ciรฒ che fa diventare vera la vita religiosa, superando la tentazione della finzione scenografica, bella ma alla fine inutile.

โ€œChi invece si esalterร , sarร  umiliato e chi si umilierร  sarร  esaltatoโ€. Con questo gioco di parole Gesรน scrive la trama della sua storia e della nostra come suoi discepoli.

Lโ€™umiliazione che appare come brutta parola, in realtร  richiama lโ€™humus, la terra, la concretezza della vita di tutti i giorni. Ed รจ questo quello che Dio ha fatto, ed รจ questo che possiamo fare noi.

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Se permettiamo a Dio di scendere dentro la terra della nostra vita, se scendiamo anche noi dal palco delle apparenze e incontriamo i nostri fratelli e sorelle in carne e ossa, per amore, allora la nostra vita si accende e diventa grande, non per un momento di finzione, ma per sempre.

Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)

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