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don Giovanni Berti (don Gioba) – Commento al Vangelo del 3 Marzo 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 2,13-25

Quale tempio di Dio?

Le religioni antiche, compresa quella ebraica ai tempi di Gesù, stabilivano che ogni divinità aveva dei luoghi speciali in cui abitava. Sia le molte divinità pagane come pure l’unico Dio di Israele, avevano tutte un proprio tempio centro di tutta una serie di regole liturgiche e riti.

Questi templi erano costruiti dagli uomini in forme sempre più solenni e ricche, posti generalmente in luoghi alti e visibili, al centro delle città. Nelle guerre tra i popoli la distruzione dei luoghi di culto era il modo più esplicito per sancire la conquista avvenuta.

Fu quello che accadde anche al grande Tempio di Gerusalemme, dalla storia costruttiva antica, che i romani, una quarantina di anni dopo gli eventi di Gesù, rasero al suolo per eliminare definitivamente ogni pretesa di autonomia e libertà da parte della popolazione ebraica rivoltosa contro Roma e la religione pagana. Distruggere il Tempio era per loro eliminare anche il Dio di Israele.

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Gesù come ogni buon israelita ama il Tempio di Gerusalemme, ma non le sue mura e i riti, ma quello che rappresenta, cioè la casa di Dio, il luogo dove Dio si rende presente.

Lui è venuto per ribadire questa presenza di Dio dentro la Storia umana, dentro l’umanità. È una presenza vera e “fisica”, non un concetto astratto e immateriale.

Dio abita nel Tempio che non è quello di pietra sul monte di Sion, ma nell’uomo, in ogni uomo.

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Nel Tempio fisico di Gerusalemme si svolgevano riti e commerci legati ai riti, e questo aveva pian piano spostato l’attenzione dal significato di incontro con Dio a una ritualità superficiale.

Solo in questo episodio si vede Gesù che si comporta in modo deciso e a tratti violento contro tutto quello che deturpa il Tempio, e in questo possiamo vedere la sua totale dedizione perché Dio non sia deturpato e travisato.

Nel dialogo con i suoi contemporanei Giudei, Gesù svela il vero significato della sua azione. Non sta combattendo per salvare l’edificio del Tempio (che dal punto di vista storico sappiamo avrà ancora vita breve) ma per il Tempio di Dio che è l’uomo.

Gesù ha uno sguardo che va ben oltre i suoi anni e vede tutta la storia degli uomini e anche la nostra oggi. Gesù vede che anche oggi l’umanità, vero e unico Tempio di Dio, è diventata luogo di commerci e violenze che pian piano la distruggono. Lo strapotere del denaro e le guerre profanano la casa di Dio eliminando e uccidendo i più deboli. Lo sguardo indignato di Gesù si posa anche sui conflitti di oggi, in Ucraina, in Palestina, in Africa, fin dentro le nostre comunità, nei luoghi di lavoro e nelle famiglie. Quando lo sguardo di Gesù vede questo non rimane indifferente, si indigna e soffre, proprio come quel giorno al Tempio di Gerusalemme, e invita all’azione.

Anche oggi noi abbiamo tanti luoghi di culto, le nostre amate chiese al centro di città e paesi. Abbiamo costruito e decorato questi luoghi come segno della nostra fede e custodia della comunità. Ma se pensiamo che Dio abita solo lì, se solo di quelle pietre esteriori ci dobbiamo prender cura, allora non abbiamo capito la lezione di Gesù nel Tempio di Gerusalemme.

Sono chiamato a fare mio il suo sguardo profondo dentro la storia umana e sono chiamato ad indignarmi anch’io quando vedo il Tempio di Dio profanato in ingiustizie, violenze, conflitti e guerre.

Anche le nostre chiese di mattoni come i templi antichi e il Tempio di Gerusalemme, non sono eterne e possono anche venire distrutte o abbandonate.

Ma non per questo Dio non continua ad abitare in me, nella mia comunità di persone, in ogni essere umano che ama e vuole essere amato.

Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)

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