Eppur si muove
Il lungo racconto di questo cieco che incontra Gesรน e che viene guarito mi ha fatto pensare a chi anche oggi non riesce a vedere con gli occhi, per una malformazione dalla nascita o perchรฉ diventato cieco successivamente.
Anche chi non ha la vista a suo modo vede, non con gli occhi, ma con gli altri sensi che danno forma e immagine a quello che non vedono fisicamente. Anche chi รจ cieco cerca di โvedereโ le cose e le situazioni attorno a sรฉ nel modo piรน chiaro e vero possibile. Essere ciechi non รจ solo questione di mancanza di percezione sensoriale dell’organo visivo, ma anche avere una percezione distorta e falsa di sรฉ stessi, del mondo e degli altri. Guardare male o addirittura ignorare fatti e persone, significa essere ciechi anche se gli occhi funzionano. E questa cecitร della mente e del cuore rende violenti e chiusi.
La storia ci insegna che Galileo Galilei, il grande astronomo del XVI secolo, vedeva in modo sperimentale con un cannocchiale la terra che si muoveva attorno al sole. Ma la cecitร culturale del suo tempo che imponeva un’unica visione delle cose e che cioรจ la terra era al centro dellโuniverso e il sole e tutto il cielo ruotava intorno, non accettava quello che Galileo vedeva e lo mise a tacere. โEppur si muoveโ รจ la frase attribuita a Galileo a cui era stata imposto di ritrattare quel che vedeva, e che alla fine รจ stato accettato da tutti.
Al cieco guarito, nel lungo processo che subisce, vuole essere imposta una visione cieca della sua esperienza e di chi lโha guarito. Il pregiudizio acceca i capi religiosi del popolo, ed la paura di andare fuori dagli schemi acceca tutti gli altri, persino i suoi genitori che scaricano il barile. Ma il cieco guarito negli occhi e nel cuore vede quel che รจ successo nella sua veritร e impara a vedere sempre piรน in maniera chiara Gesรน. Infatti man mano che il racconto avanza, mentre i suoi avversari sono sempre piรน ciechi e violenti, lui passa dal definire Gesรน โquel uomo Gesรนโฆโ, a โprofetaโ, โuomo di Dioโ e infine โSignoreโ. Guarisce dalla cecitร spirituale e vede Gesรน in maniera sempre piรน chiara e nel contempo vede sรฉ stesso in modo piรน vero e libero.
I primi cristiani quando iniziavano il loro cammino di fede nellโacqua del Battesimo si consideravano degli โilluminatiโ e la luce รจ uno dei simboli della fede insieme allโacqua. La fede illumina gli occhi e ci guarisce alle nostre chiusure mentali, da quel buio che oscura il mondo e gli altri e ci fa vedere Dio come Padre e gli altri come fratelli e sorelle. Non รจ mai un cammino terminato una volta per sempre, e anche noi ogni tanto ritorniamo ciechi e chiusi. Per questo nella comunitร cristiana fatta di ciechi vedenti e di vedenti ciechi, si sosteniamo reciprocamente per guarire e far guarire il mondo.
Siamo ciechi quando il nostro sguardo che si posa sul prossimo รจ solo capace di vederne i difetti, solo se vediamo un avversario, uno che รจ diverso e da rifiutare. Riacquistiamo la vista vera quando i nostri occhi del cuore vedono nellโaltro un fratello, una persona da amare e accogliere.
Siamo ciechi spiritualmente quando non vediamo piรน Dio come Padre ma quando ci appare distorto come giudice implacabile e distante, quando non vediamo i segni del suo amore nel creato e nella nostra esperienza. Possiamo essere ciechi riguardo Dio anche per una cattiva esperienza di fede o una testimonianza buia di qualche credente, ma Gesรน vuole guarirci e aprire il nostro sguardo spirituale sul vero volto di Dio che รจ Padre e ci ama.
Come Galileo ha puntato il suo cannocchiale e ha visto con i suoi occhi la veritร del cosmo, cosรฌ anche noi puntando il cannocchiale del Vangelo verso Dio e gli altri e anche verso noi stessi, ritroveremo la veritร delle cose e quella luce che ci guarisce. Galileo riguardo la Terra attorno al sole disse: โEppur si muoveโฆโ.
โEppur ci amaโฆโ diremo di Dio Padre se riusciamo a vederlo con lo sguardo di Gesรน.
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)




