IO SONO RE
Ogni anno, tra la conclusione di un anno liturgico e lโavvio di un tempo liturgico speciale quale รจ lโavvento, la chiesa celebra la solennitร di Cristo Re dellโuniverso. In essa rinnoviamo la professione di fede che la nostra fragilissima storia ha un lieto fine, ha una meta definitiva. La storia dellโumanitร viaggia verso un mondo nuovo, un regno preparato da sempre e per sempre per tutti noi.
Un regno nel quale si vive non da sudditi, ma da figli del Re, perchรฉ giร lo siamo e perchรฉ questo regno invisibile avanza giร oggi, nella nostra vita, da quando Colui che รจ Re si รจ fatto come noi, fino ad assidersi definitivamente sul suo trono. La pagina del vangelo ci porta davanti a questo momento supremo della nostra storia, eย ci chiede di guardare il nostro Re che inizia a governare il suo regno da quel trono.
Perรฒ, quale re sceglierebbe un simile trono? Chi avrebbe mai potuto immaginare che la croce, una delle peggiori torture a morte della storia inventata dallโuomo, sarebbe diventata il trono di Dio? Quale pensiero avrebbe mai potuto sfiorare o immaginare una cosa del genere? E perchรฉ alcuni uomini giungono a credere che davvero il Crocifisso sia il Re di tutti i re, mentre tanti continuano a vedere in quellโuomo solo uno dei piรน grandi sventurati di tutti i tempi?
La pagina del vangelo secondo Luca, mi suggerisce che tutte queste domande sarebbero potute nascere anche quel giorno in cui salรฌ su questo trono. Presso di Lui, cโera un popolo intero cheย stava a vedere.ย Come innumerevoli masse di oggi che preferiscono essere solo spettatori degli eventi drammatici che toccano gli uomini, come se fossero cose che non li riguardano, magari perรฒ parlando e riparlandoci su, perchรฉ chi sta solo a vedere la superficie di ciรฒ che si vede, sentirร subito il bisogno di parlare e commentare, oggi riprendendo gli eventi con il telefonino, ma quasi mai ad ascoltare e domandare.
I capi religiosi e i soldati, simbolo di due poteri umani che quel giorno si scoprirono alleati, non fanno cheย deriderloย e provocarlo con il loro sarcasmo. Lo sfidano a dimostrare la sua regalitร :ย se tu sei il re dei giudei.ย Lo sfidano a manifestare pubblicamente il potere di salvare gli altri, di essere il Messia, portando in salvo la sua vita condannata ad una morte atroce:ย ha salvato gli altri, salvi sรฉ stesso.ย Insieme si fanno voce di una fede molto diffusa, quella di cui si nutrono tanti che si dicono โateiโ o โagnosticiโ: lโincredulitร . Se dice di essere quello che dice, allora si salverร . Altrimenti รจ un impostore. Perchรฉ il Cristo e il Re รจ uno che si salva dalla morte. Non sanno cosโรจ lโamore di Dio. Nรจ possono conoscere cosa sia il suo regno.ย Se lโavessero saputo โย dice S.Paolo โย non avrebbero crocifisso il Signore della Gloriaย (1Cor 2,8).
Persino un malfattore appeso ad unโaltra croce accanto a Lui lo insultava, facendo eco alla fede dei dominatori di questo mondo, pensando di poter strappare allo stesso modo la propria salvezza: non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi. Eppure Gesรน lo aveva detto piรน volte: chi si vuole salvare si perde. Quel malfattore, persino in croce, non vede altro in Gesรน. Non potrebbe essere diversamente quando la tua vita viene prima di quella degli altri. Non puoi sentire altro che lโangoscia infinita di volerti salvare a tutti i costi dalla morte. Ma in quello stesso giorno avvenne qualcosa di imprevedibile. Lโaltro malfattore, inchiodato anche lui a una croce, avverte nelle parole del suo compagno di condanna una stoltezza inaccettabile. Come fai a parlare cosรฌ, tu che stai messo come Gesรน e come me conficcato su questi assi di legno che danno la morte? Come puoi parlare cosรฌ davanti a uno che sta tra me e te come terzo malfattore, Lui che non ha fatto nulla di male? Perchรฉ Egli si trova quassรน? Non dovrebbe essere qui con noi! E cosรฌ, in mezzo al tumulto incessante di tutti coloro che assistevano a questo spettacolo, si fa silenzio in un uomo di nome Dimas, malfattore dichiarato e condannato, reo confesso, che dalla croce stava ascoltando quanto accadeva. E ascoltando, senza ribellarsi alla sua croce, cominciava a vedere quel che gli altri non vedevano.
Gesรน, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno:ย il nome di Gesรน sulle sue labbra, il nome del Benedetto che sta nel posto del maledetto. Non รจ giusto che sia qui con me, ma se รจ arrivato fin qui, se poco fa ho sentito dirgliย Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno,ย forse allora voleva stare qui, forse ci รจ voluto venire quassรน in croce! Come รจ possibile? Come mai ha detto queste parole? Mai un uomo sceglierebbe di amare un altro uomo fino a questo! Questo รจ davvero un re, non so come possa essere il suo regno, ma una libertร cosรฌ non lโavevo mai vista. Non posso pretendere di entrarci, ma Lui ci entrerร sicuramente. Gli chiederรฒ solo di non dimenticarsi di me. Mi basta questo. Magari un giorno, ricordandosi, mi chiamerร , forse perdonerร anche me.ย
Ed ecco il primo atto di governo secondo Luca:ย in veritร ti dico, oggi sarai con me in paradiso.ย Dimas, sei stato lโunico a difendermi in queste ore concitate. Ho trovato solo la tua voce a gridare la mia innocenza. Sei stato lโunico a guardarmi senza giustificarti, senza pensare di conoscermi. Beato sei tu Dimas,ย perchรฉ nรฉ la carne nรฉ il sangue ma il Padre mio ti ha rivelatoย chi cโรจ qui con te oggi, sulla croce. Ed io sono venuto fin qui oggi, per dirti che da oggi staremo per sempre insieme, perchรฉ io non ti ho mai dimenticato nรฉ potrei mai dimenticarti. E sarai ricordato per sempre come il primo dei miei figli che entrerร nella mia Gloria. Tu, Dimas, uno degli ultimi, tra i primi, come avevo predetto. Tu, il primo a credere che davvero io sono Re!
NB: le povere parole espresse in questo commento riflettono un prete che si trova spesso a meditare e a pregare tra Gesรน e Dimas, il buon ladrone, ritrovandosi spesso spostato ora verso lโuno ora verso lโaltro. Si prega di non prendere troppo le sue parole come โoro colatoโ. Grazie.
AUTORE: d. Giacomo Falco Brini
FONTE: PREDICATELO SUI TETTI
