don Gabriele Nanni – Commento al Vangelo del 4 Agosto 2021

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La luce della fede di una pagana

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 15,21-28

Tiro e Sidone erano territori pagani dove abitavano anche gli ebrei. Gesù si spingeva a predicare oltre i confini di Israele.
L’approccio verso i pagani era assai incomprensibile per gli ebrei anche se esisteva una forte attività missionaria che faceva dei proseliti, gente che accoglieva la fede, pur non appartenendo per stirpe alle dodici tribù.
La fama di Gesù, che guariva e cacciava i demoni, lo precedeva nei suoi viaggi ed era giunta anche in quelle terre di Tiro e Sidone, la donna che lo avvicina è infatti cananea con la sua richiesta di liberare la figlia indemoniata.
Gesù dapprima ignora le richieste cariche di speranza e di dolore della donna, poi la esaudisce e ne loda la fede, messa certamente a dura prova.

L’atteggiamento contraddittorio di Gesù è imputabile agli apostoli, assai restii a considerare di trattare con una pagana, ma dall’altro le grida insistenti della donna che continua a seguirli nel loro camminare, li imbarazza alquanto.
Più per farla tacere dunque che per pietà, gli apostoli si trovano ad intercedere per la donna pagana.
Gesù ribadisce il cuore della sua missione, almeno come era concepita dai suoi apostoli e certamente dalla maggioranza degli ebrei: il Messia era inviato per le pecore senza pastore, della casa di Israele, non aveva nulla a che fare con il resto dell’umanità.
L’intervento del Messia era dunque ritenuto una faccenda strettamente nazionale, anzi la risposta di Dio a tutti popoli oppressori di Israele, che sarebbero stati assoggettati a loro volta, come da profezia:
“Stranieri ricostruiranno le tue mura,
i loro re saranno al tuo servizio,
perché nella mia ira ti ho colpito,
ma nella mia benevolenza ho avuto pietà di te.
Le tue porte saranno sempre aperte,
non si chiuderanno né di giorno né di notte,
per lasciar introdurre da te le ricchezze dei popoli
e i loro re che faranno da guida.
Perché il popolo e il regno
che non vorranno servirti periranno
e le nazioni saranno tutte sterminate.” (Is 60, 10-13).
In una visione trionfalistica e dominante, i pagani erano considerati come sottomessi dalla potenza del Signore.
Ma in realtà la profezia parlava di luce delle nazioni:
“Le tenebre ricoprono la terra,
nebbia fitta avvolge le nazioni;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.
Cammineranno i popoli alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere.” (Is 60, 2-3).

La liberazione dalla figlioletta della cananea era dunque un segno della luce della fede nel Cristo per ogni cuore d’uomo disposto ad aprirsi alla fede per le nazioni, del mondo intero.
Gesù, adeguandosi inizialmente al pregiudizio dei discepoli, poi lo infrange, compiendo il miracolo e lodando la fede grande della donna pagana.

La fede, dunque, poteva sorgere e brillare dove la mentalità campanilistica e razzista di certa cultura, non poteva neanche immaginare. Del resto, la stessa lode Gesù aveva fatto per il Centurione romano, poiché mai in Israele aveva visto tale fede così grande.
La risposta dell’uomo alla fede è dunque il risultato dell’annuncio del vangelo, ma nei cuori, prima ancora dell’annuncio missionario v’è un germe di fede che attende un incontro con Gesù. Il germe è messo dal Signore e sentire parlare di Gesù fa sorgere una speranza di incontro, di salvezza, di misericordia.

L’annuncio, degli apostoli e di tutti i missionari è necessario per la scintilla che provoca con quello che già esiste nei cuori di buona volontà. La fede è suscitata dall’esterno con la predicazione di Cristo, ma sorge all’interno poiché i cuori sono amati già prima da Cristo e si fa riconosce in loro quando di lui sentono parlare.

Il mistero dell’opera umana, unita a quella di Dio attraverso lo Spirito, si compie in ogni cosa: noi mietiamo dove altri hanno seminato, siamo operatori della misericordia del Signore, che è sempre all’opera nei cuori degli uomini di ogni razza, religione, in attesa dell’incontro con lui mediante la sua Chiesa.

Dio vi benedica!
Gabriele Nanni

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