don Francesco Pedrazzi – Commento al Vangelo di domenica 6 Novembre 2022

«Dicono che non c’è risurrezione»

Mentre Tommaso si trovava a Parigi, gli apparve sua SORELLA DEFUNTA. Gli diceva di trovarsi in PURGATORIO e lo pregò che celebrasse delle Messe in suo suffragio. Allora Tommaso radunò i suoi studenti e li pregò di celebrare delle sante Messe per sua sorella. Negli ultimi anni della sua vita, mentre si trovava a Roma, apparve di nuovo a Tommaso sua sorella e gli rivelò che finalmente era stata liberata dal Purgatorio e grazie alle sante Messe che lei aveva chiesto godeva la gloria del Cielo.

Avendogli poi il santo chiesto di se stesso, ella rispose: «Tu, fratello ti trovi in una felice condizione e verrai presto da noi. Ma a te è riservata una gloria più grande della nostra». Quando poi chiese di suo fratello Landulfo, essa rispose che era ancora al Purgatorio, mentre dell’altro fratello, Reginaldo, ella disse che era in paradiso.

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Questo episodio della vita del grande teologo e dottore della Chiesa SAN TOMMASO D’AQUINO è solo uno delle innumerevoli testimonianze di incontri straordinari con anime di defunti, che la Provvidenza divina ha talora permesso allo scopo di consolidare la nostra fede nella risurrezione dei morti. 

A pochi giorni dalla commemorazione di tutti i defunti, il vangelo di questa domenica tratta proprio di questo tema. Dinanzi ai sadducèi che «dicono che non c’è risurrezione», Gesù ribadisce che il Dio di Israele è un «DIO DEI VIVENTI» non dei morti, perciò chiunque crede in Lui andrà incontro alla risurrezione.

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L’episodio di san Tommaso ci ricorda anche altre realtà su cui un cristiano non dovrebbe dubitare, in particolare che i legami di stabiliti in questa vita con i nostri cari, permangono quando essi muoiono e che possiamo entrare subito in paradiso al momento della morte soltanto se camminiamo nella SANTITÀ, cioè cercando di vivere una misura alta della vita cristiana. Altrimenti sarà necessario il FUOCO purificatore del purgatorio, che non è un’invenzione dantesca, ma una verità di fede definita al Concilio di Trento (1547). Non si tratta di un fuoco fisico, ovviamente, ma spirituale: il fuoco di chi brucia dall’ardente desiderio di Dio. 

Ciò che ci dà conforto è pensare che le pene di questa vita, se accettate con fiducia in Dio, sono già un “purgatorio”, che ci prepara alla gioia immensa del paradiso. Lo sapeva bene san Francesco d’Assisi quando esclamava: «Tanto è quel bene ch’io aspetto, che ogni pena m’è diletto!».

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