don Ezechiele Pasotti commenta il Vangelo del 19 luglio 2015

don Ezechiele Pasotti commenta il Vangelo del 19 aprile 2015

Nella 16.ma domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù si ritira in disparte con i discepoli, appena rientrati da una missione, per farli riposare. Ma la folla li segue e li precede:

“(Gesù) vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”.

Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

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Commuove il Vangelo di oggi, e per un duplice motivo: Gesù ha inviato i suoi discepoli a due a due ad annunciare il Regno e questi tornano gioiosi e stanchi; egli li raccoglie in un luogo solitario per ascoltare quanto hanno fatto ed insegnato, ma anche per farli riposare; dall’altra parte commuove l’ansia e la risolutezza con cui le folle sono alla ricerca di Gesù. Intuiscono dove egli sta portando i suoi discepoli e li precedono. Quando giungono è Gesù che, con viscere materne, si muove a compassione per la gente, “perché sono come pecore senza pastore”. E si pone subito a loro servizio, si consegna a loro con la sua parola e il suo insegnamento. Questa commozione, questa compassione interpella oggi anche noi, pastori e fedeli, davanti alle sofferenze di un mondo che più è agitato dalla politica e dall’economia, dalle logiche del potere e della violenza, più rimane senza pastori che abbiano questo “cuore materno di Dio”, quella misericordia che è capace di piegarsi sulle sofferenza del cuore dell’uomo. Più l’uomo – e le nazioni tutte – restano chiuse in sé, senza Dio, alla ricerca delle proprie sicurezze e del proprio futuro, contro il futuro del bene comune, più quest’uomo – e le nazioni tutte – rimangono meschine, senza speranza: “E’ nei vostri cuori che siete allo stretto” (2 Cor 12,6), esclamava già l’apostolo Paolo. L’eucaristia: l’incontro con la vittoria di Cristo sulla morte, nella comunità dei fratelli, viene oggi a riempire  anche noi di questa passione divina per l’uomo, per il piccolo e per il debole.

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