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don Domenico Bruno – Commento al Vangelo del 2 Giugno 2024

Domenica 2 Giugno 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 14,12-16.22-26

Chi non ha mai desiderato di trasformarsi in un supereroe? O chi ha desiderato diventare come il proprio idolo?

Tutti abbiamo desiderato somigliare a qualcuno che amavamo tanto, a quell’esempio di vita che ci ha fatto sentire bene.

Io da piccolo volevo essere come Gesù, deciso, sfrontato, senza paura di affrontare i nemici e nel momento del dolore capace di decentrarsi da se stesso e offrire al Padre al quale chiedeva la forza. Tutti denigravano Gesù per aver raccontato apparenti stranezze e bugie, lo deridevano perché si diceva Dio, figlio del padre, diceva che nessun male lo avrebbe toccato e poi è morto senza poter scendere dalla croce.

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Infine, con la sua risurrezione Gesù ha messo a tacere tutti, ha fatto credere a chiunque che avessero ragione, poi la sua potenza si è rivelata nel silenzio e tutti coloro che hanno aderito a Lui hanno ricevuto lo stesso trattamento, ma anche la stessa forza e sorte di vita eterna. Pensiamo ai discepoli, ai santi, al santo Carlo Acutis, ai mistici che si nutrivano solo di eucarestia… La loro forza era in Dio e nulla mancava.

Gesù ci trasforma in Lui se ci sforziamo di seguirlo e ci dà la forza per affrontare ogni difficoltà come l’ha vissuta Lui sperimentando poi la gioia.

“Chi mangia di me vivrà per me”, dice il Signore. Significa che per mezzo di Lui avremo il necessario per vivere e camminiamo verso il regno suo.

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Voglio mangiare la Pasqua con i miei discepoli, aggiunge poi Gesù. La vita in Cristo è un’esperienza mistica che si traduce in umanità pratica. La Pasqua, il passaggio, il cambiamento, che solo il Signore ci può portare, avviene se abbiamo il coraggio di unirci a Lui, come quando ci uniamo al cibo che mangiamo. Gli esperiti dicono che mangiare produce gioia. La Pasqua è la gioia di passare da uno stato di necessità al soddisfacimento di quel bisogno.

Mangiare il pane eucaristico, allora, significa: partecipare alla Pasqua del Signore, ossia passare dalla tristezza alla gioia, dall’umanità limitata all’amore infinito; significa trasformarsi nel Signore, partecipare alla sua gloria e diventare trinitari. Solo così si realizza la nostra somiglianza di figli al Padre. Tutto il resto è solo perbenismo.

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