Tempo fa, sui social è esploso il caso di una ragazza criticata per il modo in cui si vestiva. I commenti erano feroci: “Sei volgare”, “Se ti guardano è colpa tua”, “Vestiti in modo decente”. Giudizi su giudizi, come se l’essere una brava persona dipendesse da un pezzo di stoffa. Ma non è così che funziona, e lo dice chiaramente anche Gesù nel Vangelo di oggi.
Viviamo in una società che giudica dall’esterno. Guardiamo le etichette, i mi piace, le apparenze. Pensiamo che la purezza si misuri da quello che mangiamo, da chi frequentiamo, da come ci presentiamo. Ma Gesù ribalta tutto: non è quello che entra nel corpo a renderti impuro, ma ciò che esce dal cuore. E qui la domanda scomoda: cosa esce dal tuo cuore? Rabbia, invidia, cattiveria, giudizi taglienti…
Nel tempo di Gesù, i farisei seguivano rigide regole di purezza. Credevano che lavarsi le mani prima di mangiare non fosse solo igienico, ma spiritualmente necessario. Eppure, si poteva avere mani pulite e cuori marci. Quante volte anche noi ci preoccupiamo di apparire perfetti, ma dentro coviamo rancori che ci divorano?
È come quando una bottiglia d’acqua sembra limpida, ma se la scuoti si scopre il fango depositato sul fondo. Non basta stare immobili per sembrare puliti: bisogna affrontare quello che c’è dentro. Magari oggi sorridi ai colleghi, ma dentro ti rode l’invidia. Magari rispondi “tutto bene” agli amici, ma poi ti sfoghi in chat con parole velenose.
Allora la vera domanda è: cosa stai coltivando nel tuo cuore? Perché prima o poi quello che porti dentro verrà fuori, nelle tue relazioni, nelle scelte, nei momenti di crisi. Se nutri rabbia, diventerai una persona rabbiosa. Se coltivi amore, diventerai qualcuno capace di fare la differenza.
Non preoccuparti solo di sembrare migliore, ma di esserlo davvero. Questa è la sfida!
don Domenico Bruno
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