don Cristiano Mauri – Commento al Vangelo del 22 Settembre 2020

Amore

Il commento al Vangelo del giorno di don Cristiano Mauri.

Note per la comprensione del brano.

Siamo alla fine della sezione che Luca dedica alla Parola di Dio e alla sua ricezione (8, 4-21) e l’evangelista riserva ai suoi lettori un finale col botto.

Un particolare circostanza (la folla che pressa Gesù), segnata da un episodio specifico (la visita della famiglia) crea l’occasione per uno degli insegnamenti più provocanti e rivoluzionari di tutta la predicazione di Gesù.

La scena è costruita contrapponendo due gruppi, quasi fossero due schieramenti.

C’è la gente che si stringe attorno al Maestro come più volte l’abbiamo vista fare dall’inizio del suo ministero pubblico. È la folla indistinta, poveri e ricchi, giusti e peccatori, sani e malati. Vengono per ascoltarlo e per essere guariti, cercano speranza, luce e consolazione.

C’è la famiglia di Gesù, la madre, i fratelli. Sono il suo clan, con tutto ciò che al suo tempo rappresentava in termini di legami, di tradizioni, di identità, di doveri, di appartenenza sociale.

Vogliono avvicinarlo ma la folla fa da ostacolo. Non c’è spazio nel testo per supporre pretese particolari, nemmeno emerge l’affermazione di un presunto diritto di precedenza.

Desiderano incontrare Gesù, come è naturale che sia, e una voce anonima glielo fa presente, precisando che vorrebbero «vederlo».

La precisazione diventa lo spunto per contrapporre, con il detto di Gesù che chiude l’episodio, due modalità di essergli vicini e legati a lui: la prima si ferma al piano umano dei vincoli di sangue e della presenza fisica e visibile; la seconda passa attraverso l’appropriazione profonda, libera e concreta della Parola di Dio, ascoltata e praticata.

L’affermazione di Gesù è decisamente radicale: c’è una nuova familiarità possibile, più intensa, ricca, solida e autentica di quella garantita dai legami di sangue. È una familiarità che nasce per iniziativa del Padre suo e della sua Parola, ma che si compie grazie alla disponibilità e alla volontà di coloro che la accolgono e la praticano.

Così, anche i rapporti umani più forti sono messi in discussione dal Vangelo che chiede di diventare criterio fondamentale di autenticità delle relazioni.

La famiglia non viene così cancellata da Gesù, ma viene evangelizzata secondo una prospettiva precisa: ciò che la rende vera è l’accoglienza e la pratica della Parola del Padre suo.

Spunti per la riflessione sul testo.

C’è un testo, piccolo ma molto bello, di Timothy Radcliffe che si intitola «Amare nella libertà», nel quale si trova questa potente affermazione: «Noi dobbiamo amare le persone in modo che esse siano libere di amare gli altri più di noi».

Ogni volta che la leggo mi viene un brivido.

Lo stesso che mi mettono le parole di Gesù sui legami, sull’amore.

Il suo modo di voler bene è proprio quello: creare le condizioni perché gli altri si amino reciprocamente.

Così è il Padre suo, tant’è che Dio lo si ama amando il prossimo. Per questo Gesù chiama «famiglia» chi ascolta e vive la Parola di Dio.

Accogliere il Vangelo è lasciarsi generare e rigenerare come amanti, per un amore senza misura né confini.

E a ben vedere, ci sono uomini e donne che amano già così, pur senza aver letto o sentito nemmeno una riga di Vangelo.

Perché l’amore del Padre non è un’esclusiva di pochi, ma un dono e un’opportunità per tutti.

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