don Claudio Bolognesi – Commento al Vangelo del 30 Luglio 2023

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โ€œIl regno dei cieli รจ simile…โ€. 

Ok, ma cosa intendi per โ€œregno dei cieliโ€? Perchรฉ il pensiero a noi va direttamente a qualcosa di futuro. Che ha a che fare con ciรฒ che sarร  dopo la morte, il Paradiso. Poi ci viene da pensare ad un โ€œluogoโ€ vero e proprio. Ma se cerchiamo nel Vangelo di Matteo scopriamo che รจ quel qualcosa che Tu sei venuto a portare, che รจ giร  qui, vicino e che ora possiamo toccare.

Ci richiede una conversione e vuole essere annunciato. Unโ€™altra sua caratteristica รจ che sembra sia una situazione perdente ma in realtร  Tu ci assicuri essere la strada giusta. Lo possiedono i poveri in spirito, i perseguitati a causa della giustizia.

รˆ la sostanza invisibile che anima la realtร , come il lievito che rende commestibile il pane. In esso chi รจ come i bambini รจ a casa; รจ una festa di nozze, lโ€™incontro con lo sposo. In fin dei conti รจ ciรฒ che Tu ci prometti ed insieme รจ da sempre il nostro desiderio piรน grande. Un desiderio cosรฌ profondo che spesso nella nostra superficialitร  non riusciamo neppure a riconoscerlo. Per cui purtroppo neppure ci crediamo. Alla fin dei conti รจ il nostro mondo come dovrebbe essere e come un giorno sarร . E come grazie a Te ha giร  cominciato ad essere, in tante piccole situazioni della nostra vita.

Questa mattina aggiungi che il regno (alcuni preferiscono dire il โ€œregnareโ€, รจ piรน una situazione che un luogo) ha a che fare con una persona che vive la gioia di chi trova il senso della sua vita. Ciรฒ che completa tutte le scelte che ha fatto. Non parliamo di una mera emozione. Qui cโ€™รจ di mezzo la ricerca paziente del commerciante di gemme.

Il lavoro di scavo del contadino che con lโ€™aratro cozza contro un sasso insolitamente grande. Cโ€™รจ la disponibilitร  a spenderci sopra tutti i nostri beni, le nostre forze. Per trovare un tesoro in un campo bisogna scavare, sudare. Per trovare una perla preziosa, viaggiare. Ma quellโ€™inciso – pieno di gioia… – quello ci rimane infisso nella mente.

La gioia per noi puรฒ essere tante cose. Una volta un amico raccontava che la gioia piรน grande della sua vita era stata quando la sua squadra del cuore aveva vinto il campionato dopo anni di umilianti sconfitte. La moglie, sorridente, con uno dei figli in braccio, era pronta a massaggiarlo con il mattarello proprio in mezzo alla fronte… La gioia di cui parla qui la parabola รจ quella dei Magi quando rivedono la stella. Non hanno buttato via la loro vita, la loro ricerca, il loro viaggio ha senso.

Cosรฌ come รจ ciรฒ che descrive la situazione delle donne che la mattina di Pasqua dopo aver trovato la tomba vuota tornano di corsa per dare lโ€™annuncio ai discepoli: โ€œnoi credevamo che fosse tutto finito – invece no – dicono che รจ risortoโ€. La gioia di cui parli in questa parabolaย  รจ quella dellโ€™artigiano/artista che al tramonto del sole ripone gli attrezzi e contempla ciรฒ a cui ha lavorato per mesi, finalmente finito. Ha espresso quei doni che Tu gli hai dato. Quelle capacitร  che con fatica ha affinato. Ha reso il mondo piรน bello. Con il frutto del lavoro delle sue mani potrร  prendersi cura dei suoi cari.

Tutto questo in una dimensione di definitivitร . La terza parabola ripete quello che ci ha detto giร  la finale di quella della zizzania. Verrร  il momento in cui le scelte, il frutto delle nostre opere diventerร  definitivo. Non dovremo ripetere per sempre la fatica di farlo. Chiunque di noi prenda la ricerca dellโ€™amore e della giustizia sul serio sa anche cosa significhi dubitare di se stesso.

Solo chi รจ superficiale รจ giร  sicuro di andare bene, di essere salvo. Perรฒ noi questo speriamo. Per cui la promessa di un giudizio finale della nostra vita non deve spaventarci. Proprio perchรฉ siamo mancanti ci affidiamo alla Tua misericordia. Tu sei il Dio delle cose antiche, ci hai chiamato Tu allโ€™esistenza. Sei il Dio delle cose nuove, ci aspetti nel Tuo abbraccio di amore. A Te ci affidiamo.

don Claudio Bolognesi
โœ๏ธย Commento al brano del Vangelo di:ย ย โœย Gv 11,19-27 oppure Lc 10,38-42