don Claudio Bolognesi – Commento al Vangelo del 11 Aprile 2021

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Siamo arrivati alla sera del giorno “uno” della settimana, della nuova settimana, della nuova creazione. Al mattino la Maddalena รจ andata al sepolcro, ha visto la pietra tolta, che non c’รจ piรน. รˆ tornata per dire a Pietro e agli altri – hanno portato via il corpo del Signore! -. Loro, Pietro e il discepolo amato sono andati, correndo. Hanno fatto l’esperienza di entrare dentro la tomba vuota. L’altro discepolo ha visto e ha creduto. Sono tornati dagli altri. La Maddalena รจ rimasta, ha incontrato questo giardiniere che chiamandola per nome si รจ rivelato per il Risorto. Si รจ ritratto e Maria l’ha riconosciuto come il suo maestro – rabbunรฌ -. Arriviamo a sera e ci troviamo di fronte al brano di questa seconda domenica del tempo di Pasqua.

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รˆ costruito in due scene distanti tra loro una settimana. La prima accade la sera di questo giorno uno della creazione nuova, in cui la comunitร  รจ chiusa per paura. Quindi ci sono due prime notazioni tipiche di quella che รจ la vita della comunitร  pasquale – e forse di ogni comunitร  – che tende a chiudersi, di fronte alla paura di perdere la propria identitร . Di perdere forse anche il proprio privilegio di essere la comunitร  amata. Qui ci sarebbero forse tanti paralleli che potremo tirare con l’esperienza di chiesa attuale. Ogni qualvolta che nei nostri discorsi diventiamo nostalgici, diventiamo rigidi, ecco siamo una comunitร  chiusa per paura. Per paura di non non essere decisivi, di non essere vincenti.

Di fronte a questa chiusura arriva Gesรน, il Risorto. Si dice che sta nel mezzo e ci sta in modo stabile. Che sta in un mezzo che non รจ soltanto il punto centrale di un’assemblea, ma รจ il mezzo delle relazioni, il mezzo di di ciascuno di noi. A questa comunitร  dona pace, mostra mani e fianco e dona gioia. I discepoli si rallegrarono. Ecco รจ questa la prima notazione, la prima sottolineatura. Alla comunitร  non รจ chiesto di non avere paura, non รจ chiesto di non chiudersi. Viene chiesto di riconoscere il momento in cui il Risorto viene, si fa presente. E le รจ richiesta la capacitร  di gioire per questo. A questo punto il Risorto fa alcuni doni. Il primo รจ il dono della pace. La pace che nel vangelo รจ ciรฒ che nasce dall’esperienza della sua presenza. “Pace in terra agli uomini amati dal Signore” dicono gli angeli nel momento in cui nel vangelo di Luca il Verbo si fa carne, Gesรน nasce a Betlemme.

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“Come il padre ha mandato me anch’io mando voi”. I verbi sono diversi. Il mandare del Padre per Gesรน รจ il mandare apostolico. Il mandare, il fatto che Gesรน manda noi, รจ un mandare un po’ a spintoni. Un po’ a calcioni. Ma ci sta, non ci offendiamo. Gesรน lo applica anche a se stesso in certi momenti. Anche lui ha avuto bisogno di essere preso a spintoni. Perchรฉ l’esperienza della comunitร  รจ sempre quella. Magari ci lamentiamo: – siamo pochi… -. Perรฒ poi dopo quando รจ ora di condividere, di andare verso gli altri, abbiamo bisogno di qualcuno che ci spinga. Sapendo cheย  colui che spinge รจ colui che รจ stato a sua volta mandato. Quindi l’andare, l’essere mandati รจ qualcosa che ci configura somiglianti al Risorto.

Gesรน soffia. รˆ un verbo “creativo”. C’รจ bisogno di una creazione perchรฉ questo funzioni. Abbiamo bisogno di essere ricreati e appunto si spiega – ricevete lo Spirito Santo -. Poi c’รจ una frase che nell’attuale traduzione forse non convince piรน di tanto – a chi perdonerete i peccati saranno perdonati, a chi non li perdonerete non saranno perdonati -. Purtroppo se fosse cosรฌ basterebbe ripetere lo stesso verbo con un “non” davanti. Invece si usano due verbi totalmente diversi. Si dice che i peccati possono essere “lasciati” e si dice che i peccati possono essere “tenuti”. Tenuti con forza e forse potremmo mantenere semplicemente questo significato. Quello che alla fine possiamo fare, e forse รจ il luogo pratico che vediamo e che possiamo sperimentare, รจ proprio la libertร  del vedere le cose e lasciarle andare. Sapere che non sono importanti e non rimarranno nรฉ ora nรฉ mai. E la capacitร  invece di riconoscere quando il male รจ da tenere sotto controllo. Quando il male deve essersi incatenato, per rimanere incatenato.

Ecco, in parallelo a questo punto si apre la seconda scena del vangelo. Siamo otto giorni dopo. Si dice l’ottavo giorno, quindi una settimana dopo nel nostro modo di contare. Perรฒ non รจ casuale nel senso che non siamo piรน schiavi di una settimana che ci ci imprigiona nel ritmo vecchio ma siamo in un tempo nuovo. Siamo in una creazione nuova. Incontriamo il cammino personale. La comunitร  non non c’รจ piรน. Cioรจ c’รจ ma un certo punto scompare perchรฉ fa esattamente quello che il risorto le ha chiesto di fare. Cioรจ andare e condividere. Lo fa nel modo piรน facile, va e condivide con l’altro discepolo, quindi con uno di loro. Non nel modo piรน radicale che poi vedremo magari negli Atti degli Apostoli. Ma la sorpresa รจ che mentre la comunitร  non ha dovuto “credere”, semplicemente ha dovuto imparare a “vedere” e a gioire, ad accogliere, il singolo cioรจ Tommaso viene riconosciuto come colui che fatica a credere. Questa probabilmente รจ una indicazione anche questa tipica perchรฉ la difficoltร  di fede ritorna continuamente. Nel vangelo in generale e anche nei racconti della resurrezione. E non รจ la difficoltร  della comunitร . รˆ la difficoltร  del singolo: io fatico a credere.

Tommaso concretizza la fatica nel credere nel bisogno di toccare i segni dei chiodi nelle mani, e di mettere la mano nel costato. C’รจ chi tra i commentatori sottolinea come due siano le direzioni verso le quali questa richiesta manda: la prima รจ che si incontri veramente Colui che ha donato la sua vita. I segni della passione lo caratterizzano, fanno parte in modo indelebile della sua umanitร  – e di fatto anche della nostra, siamo fatti a sua immagine di quel Cristo lรฌ -. C’รจ anche un significato simbolico: le mani sono il simbolo dell’operare. E l’opera del Risorto รจ il dono della fede. Tommaso chiede di toccare il “tipo” – la parola รจ esattamente quella – e quindi di poter riconoscere i “segni” e le conseguenze dell’incontro col Risorto. La ferita al costato sulla croce รจ il luogo da cui scaturiscono sangue e acqua. In cui viene condivisa la vita del Risorto. Come poi la chiesa da sempre ci insegna anche quella che รจ la vita sacramentale.

Di fronte a questa richiesta Gesรน si ripresenta. Si ripresenta alla comunitร  e quindi la comunitร  rientra: – pace a voi! -. Subito dopo si fa presente a Tommaso, e gli permette di compiere quel gesto che ha richiesto. Che non verrร  fatto. Tommaso non tocca il “tipo”, il segno tipico dei chiodi, nรฉ mette la mano nel costato ma ci regala la prima grande professione di fede – Signore mio e Dio mio! -.ย 
Credere significa riconoscere, significa fare i conti con Gesรน risorto. Credere che quell’uomo risorto รจ il Signore ed รจ Dio.
A questo punto c’รจ un’altra frase un po’ complessa: – perchรฉ hai hai visto hai creduto, beati coloro che hanno creduto senza vedere -. A volte รจ stata tradotta nel futuro “che crederanno” ma in realtร  non parla di noi.ย  Per quello che mi ha concesso di capire sembra che parli di coloro che sono venuti prima. Che hanno avuto fede nel Cristo che doveva doveva arrivare. Perchรฉ noi siamo coloro che invece, nella logica del vangelo, “hanno visto”. Hanno visto le opere, hanno visto i segni, hanno visto la fede operata da Dio nella chiesa. E hanno visto la misericordia.

E soprattutto ecco nelle parole dei due versetti finali noi siamo coloro che hanno potuto, che possono e che potranno ascoltare quella Parola annunciata nella Scrittura e quella scrittura evidente che รจ la vita della chiesa. E che รจ la vita del mondo, che sono i segni che il Signore lascia di sรฉ nella vita del mondo.

Ecco di fronte a questo dono della risurrezione il grande segno รจ quello della fede. Nella sua doppia dimensione: la fede come qualche cosa che sono chiamato a sperimentare ora in questo momento. A rendere vivo ora in questo momento, quindi io credo nel momento in cui incontro, nel momento in cui riconosco, nel momento in cui scelgo e pongo in atto le conseguenze delle mie scelte. Nel momento in cui facendo una scelta, credo a ciรฒ che il Signore mi dice.

E la fede nella sua dimensione di fondo, la fede come vita che Dio mi dona, ci dona di potere condividere.
Questa mattina allora accogliamo come singoli, come fratelli di Tommaso il nostro cammino, il nostro tentativo di imparare a credere.ย 
Come comunitร  chiediamo al Signore di essere in grado di riconoscere i segni della sua presenza. Di vivere nella gioia. E la capacitร  di sperimentare la presenza dello Spirito Santo. L’essere mandati per un un impegno di liberazione di questo mondo dal male, dal peccato.
Buona domenica!

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