Buongiorno. Buona domenica. Buona solennitร del Battesimo di Gesรน.
L’abbiamo ascoltato nel racconto dell’evangelista Marco. Tra i sinottici รจ l’unico che non parla di Betlemme, in questo senso รจ molto vicino al vangelo di Giovanni. L’inizio del vangelo di Marco l’abbiamo ascoltato e commentato insieme qualche domenica fa. Oggi aggiungiamo tre versetti brevissimi: il racconto del battesimo vero e proprio viene risolto in una sola frase. Probabilmente la prima comunitร non amava tantissimo fermarsi su di esso. Che umiltร imbarazzante รจ quella di questo Dio, Figlio di Dio che si mescola con i peccatori e si lascia battezzare. Tra l’altro mettendosi in posizione di inferioritร verso Giovanni Battista. In un piccolo fiume fangoso. Mentre invece si sottolinea di piรน quello che succede dopo. Gesรน esce โsubito” dallโacqua. Vede qualche cosa che riguarda lui – riguarda anche noi perchรฉ viene raccontata a noi, ma a noi riguarda soltanto se crediamo in lui e se diamo credibilitร al racconto di Marco -. Gesรน vede i cieli che si squarciano.
ร una risposta alla preghiera di Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura: “se tu squarciassi i celi e scendessi”! Una risposta al dubbio, alla preghiera che tutti nella vita qualche volta facciamo. Quando ci scontriamo con ciรฒ che ci fa soffrire e ci fa soffrire tanto, come il dolore di una persona amata. Chiediamo a Dio di toglierlo, questo nella maggior parte dei casi non succede o perlomeno non succede come vorremmo noi. Allora il dubbio รจ che, sรฌ, Dio cโรจ ma sta nei suoi cieli e si รจ dimenticato di noi. Isaia lo implora “se tu squarciarsi i cieli e scendessi” e a lui il vangelo di oggi risponde che davanti a Gesรน i cieli si squarciano. Non sono piรน rammendabili. ร qualche cosa di definitivo. Ma il fatto che lo veda solo Gesรน รจ estremamente importante. Perchรฉ vuol dire che questa cosa a questo punto del vangelo riguarda soltanto lui. ร lui che ha bisogno di veder i cieli squarciarsi perchรฉ nel momento in cui รจ venuto fra noi, si รจ schierato fra noi ed ha deciso di nascere, crescere come noi, ha fatto la stessa fatica che facciamo noi a trovare la sua vocazione. A trovare la strada per arrivare a Dio.
I celi non potevano fare altro che squarciarsi nel momento in cui Gesรน si fa uomo. ร fondamentale che il vangelo ci racconti che Gesรน lo vede il giorno del suo battesimo. Vuol dire che in quel giorno lui incontra la sua vocazione. La sceglie, la riceve. Sono tutti verbi veri in parte, che sottolineano gli aspetti diversi dell’esperienza vocazionale. Ecco, Gesรน vede la sua vocazione – nel momento in cui i cieli si squarciano – che รจ la strada che porta verso il Padre. ร unire l’esperienza dell’umanitร e portarla a fare sintesi con l’esperienza di Dio. Farci diventare figli, figli di Dio. Questo viene concretizzato nell’immagine dello Spirito che scende verso di lui come una colomba. Lo spirito รจ colui che aleggiava sulle acque dalla prima pagina del racconto della Genesi. Ecco, qui rincontriamo allora il riferimento anche all’evangelista Giovanni, alla parentela fra questi due vangeli. Entrambi iniziano il racconto del vangelo di Gesรน, della sua vita, guardando alla creazione antica. Raccontandoci una creazione nuova. Quello stesso Spirito – ricordo che in ebraico Spirito รจ Ruah, un termine al femminile – scende come una colomba che รจ un simbolo di pace. Perchรฉ รจ l’animale che fu liberato da Noรจ al termine del diluvio, piรน volte. L’ultima volta non tornรฒ e quindi รจ diventata il simbolo della pace fra l’umanitร e Dio. Ma nel racconto del primo testamento “colomba” ha anche altri due riferimenti. Direttamente nel valore del termine. “Colomba” si dice “Giona”. Il racconto sapienziale ci parla di un profeta con questo nome. Un profeta, ribelle, simpatico che viene divorato e rimane per tre giorni e tre notti nel ventre della balena e da peccatore diventa uomo di Dio. Il vangelo ci parla del “segno di Giona” che รจ la morte e la resurrezione. Ma “colomba” pur essendo un nome maschile รจ anche l’animale “colomba”. Come tale diventa l’immagine dell’amata del Cantico dei Cantici. Era la lettura che si faceva nei giorni di Pasqua nel tempio di Gerusalemme. Quindi se mettiamo insieme tutti questi pezzi come un puzzle – ce ne sono anche tanti altri – salta fuori che quella vocazione che Gesรน incontra nel momento in cui vede i cieli squarciarsi, รจ una vocazione che ha il punto di convergenza della prospettiva nella croce, nella Pasqua. Il vangelo รจ tutto sotteso in un arco che parte il giorno della morte di Gesรน, il giorno della sua resurrezione, e va a ritroso. Fino al battesimo, per dirci chi era veramente colui che รจ morto ed รจ risorto per noi.
Siamo ancora dentro questa immagine nel momento in cui incontriamo la frase finale. Viene una voce dal cielo “sei il figlio mio l’amato, in te ho posto il mio compiacimento”. Ma “quest’uomo รจ veramente il Figlio di Dio” รจ ciรฒ che dice il centurione ai piedi della croce. Gesรน รจ morto, si รจ squarciato il velo del tempio cosรฌ come si sono squarciati i cieli. Vuole dire che ogni divisione non esiste piรน. Quella fra cielo e terra, quello tra spazio di Dio e spazio degli uomini. Un non credente, il centurione romano, รจ il primo che raccoglie questa parola che viene dal cielo. Che fino ad allora nessuno ha raccolto. Perchรฉ anche se รจ lรฌ, รจ a disposizione “sei tu, Gesรน, sei il Figlio l’amato” ci vuole la Pasqua perchรฉ possa essere raccolta. Ci vuole la nostra libertร . Dobbiamo lasciarla entrare dentro di noi, che ce ne innamoriamo.
Ed รจ proprio quello che vogliamo fare.al Vangelo di oggi:
“E, subito, uscendo dallโacqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba”. (Mc 1,10)
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La colomba, simbolo di pace, รจ anche un richiamo alla passione. In ebraico si dice “giona”, come il profeta che rimase per tre giorni nel pesce. Ma fa pensare anche all’amata del Cantico dei Cantici… In un cammino di morte e resurrezione Tu, l’amato ci guidi alla pace.
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