don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 6 Maggio 2022

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La sua nascita lo aveva portato a piantare la sua tenda in mezzo a noi, ad assumere fino in fondo i tratti della nostra umanitร . Il mistero del suo amore lo spingerร  ancora piรน oltre: a porre la sua dimora dentro di noi, segno di un Dio non da inseguire attraverso chissร  quali vie segrete svelate a pochi iniziati, ma da accogliere come cibo che puรฒ saziare la nostra fame e sete di senso.

La vita cristiana โ€“ offerta che tutti possono accogliere purchรฉ consapevoli della propria fame e della propria sete โ€“ non รจ allora anzitutto un culto da offrire o unโ€™etica da assumere. Troppo spesso abbiamo ridotto il Cristo a un modello da imitare, che tuttavia rimane allโ€™esterno della nostra vita. La proposta di vita cristiana non รจ fare di noi dei buoni cristiani. รˆ molto di piรน: รจ arrivare a vivere di colui del quale ci si nutre. Noi diventare lui, Cristo! รˆ poter giungere a dire con Paolo: โ€œNon sono piรน io che vivo, ma Cristo vive in meโ€ (Gal 2,20).

Gesรน ha vissuto in un certo modo, ha scelto preferenzialmente una vita di condivisione con gli ultimi, ha riportato al centro lโ€™uomo a prescindere da tutto ciรฒ che ne avesse potuto deturpare la sua dignitร  (peccatore, pubblicano, prostitutaโ€ฆ), ha praticato la giustizia, ha amato fino alla fine coloro dai quali non ha ricevuto che rinnegamento e tradimento. Dicendo ai discepoli di mangiare lui come pane di vita, chiede loro di assumere questa scelta di vita.

รˆ questo il senso del nostro partecipare allโ€™Eucaristia e nutrirci del pane della vita. Questo รจ il senso del nostro โ€œfare la comunioneโ€. Tre sono le condizioni per fare degnamente la comunione: 1) essere in stato di grazia e cioรจ senza peccato mortale; 2) sapere e pensare Chi si va a ricevere; 3) essere digiuni da almeno unโ€™ora. Tuttavia, se queste non sono precedute e accompagnate dalla disponibilitร  a lasciar scorrere nella mia vita la vita stessa di Dio, lโ€™Eucaristia rischia di rimanere soltanto un rito.
Se non mangiate la carne del Figlio dellโ€™uomoโ€ฆ non avete in voi la vita.

La proposta รจ paradossale. Ci viene detto che se vogliamo gustare la vita siamo chiamati ad entrare nel dinamismo del dono. Ma come? Da che mondo รจ mondo la vita la si puรฒ gustare solo se la si preserva. Fatichiamo a comprendere che la vita si guadagna donandola, si ottiene spendendola, si conquista affidandola.
Quel giorno, alla vista della folla, Gesรน aveva chiesto ai dodici di procurare il cibo per tutta quella gente ed essi non erano riusciti a mettere a disposizione che cinque pani e due pesci. Verranno giorni, perรฒ, in cui non basterร  mettere a disposizione quello che abbiamo: sarร  necessario affidare quello che siamo, dando noi stessi da mangiare.

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Nutrirsi di Cristo pane di vita significa riconoscere che il mio pane, vale a dire lโ€™intera mia esistenza, va offerta, consegnata. Eppure, quanti ambiti, nella nostra vita, sottratti alle esigenze evangeliche!
Diventare pane, ossia diventare seegno di una ospitalitร  familiare, di una presenza discreta, di un dono pronto per essere consumato.
Il pane va offerto. Offrire me stesso come pane significa adoperarsi perchรฉ a tutti sia data opportunitร  di cibo, di vestito, di casa. Che cosโ€™altro vorrebbe esprimere il gesto del nutrirci di quello stesso pane che tra poco spezzeremo, se non che lโ€™umanitร  tutta diventi un corpo solo, nutrita da un unico pane? Sarebbe un gesto vuoto se non traducesse questa intenzione recondita.

Il pane va offerto. Nel Cenacolo, dove incombe lโ€™ombra del tradimento quel pane verrร  offerto a colui che tradisce come a Pietro che rinnega. Cโ€™รจ in me la disponibilitร  ad offrire il pane del perdono e della riconciliazione, il pane di unโ€™amicizia che non viene meno?
Il pane va condiviso. Condividere il pane non รจ solo spezzarlo ma รจ voglia di confronto, di dialogo, di costruzione di rapporti disinteressati. Non basta donare il pane: quante volte รจ espressione della prepotenza di chi dispone di piรน, di chi sta nella vita da soddisfatto.
Offrendosi come il pane per la vita del mondo, Gesรน si consegna come un progetto e uno stile di vita in grado di alimentare e sanare ogni uomo.

Quando nellโ€™ultima cena ripeterร  agli apostoli: โ€œFate questo in memoria di meโ€, cosa chiederร  se non portare avanti il suo stesso modo di esistere? Ecco perchรฉ nutrirci dellโ€™Eucaristia non รจ un fatto privato o devozionale. รˆ un evento che interpella la nostra responsabilitร  nel diventare noi stessi pane spezzato per la fame dei nostri fratelli.

Mangiare lui significa essere introdotti non nel dinamismo dellโ€™innalzarsi, del dominare dallโ€™alto, ma dello stare accanto per condividere.
Mangiare lui significa essere introdotti non nel dinamismo del risparmiarsi, del preservarsi o del tutelarsi, ma del servire e dello spendersi per gli altri.
Per essere liberati dal rischio di una vita morta anzitempo, non altra รจ la via. Beati, se sapremo rendere ragione cosรฌ dellโ€™Eucaristia di cui ci nutriamo.


AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM