don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 6 Agosto 2021

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Come dar torto a Pietro? Come non fermare il tempo a fronte di unโ€™esperienza in cui tutto riluce nel suo splendore? Come non sentirsi interiormente rinfrancati quando, ad un tratto, ti senti dire che la strada che stai percorrendo non รจ affatto sbagliata? Quando senti di essere sulla strada giusta, quasi pregusti giร  la meta. Chi non sentirebbe di aver toccato il cielo con un dito nel vedere svanire allโ€™improvviso dubbi, paure, domande e quellโ€™amara sensazione di angoscia e rassegnazione che tante volte fa capolino nel nostro incedere a tentoni lungo i sentieri della vita?

รˆ proprio necessario scendere e abbandonare quei momenti che, per una grazia singolare, hanno riscattato tanti frangenti che invece sembravano assurdi e inutili? E se proprio si deve, non potremmo fare in modo che le tenebre siano definitivamente diradate, le storture raddrizzate e lโ€™umana cattiveria vinta una volta per tutte? Perchรฉ mai avventurarsi verso il monte della sconfitta e dellโ€™annientamento? Che senso ha avuto, allora, lasciare ogni cosa, affetti e cose, per poi ritrovarsi nel vicolo cieco della smentita? Se fu facile un giorno in riva al lago avventurarsi dietro quel rabbi che li aveva affascinati, quanto difficile sarร  per i discepoli decidere di stargli ancora dietro quando dovranno misurare con mano di non sapere e di non capire il modo in cui egli vorrร  guidarli! Infatti, aver intuito qualcosa della persona di Gesรน, non vuol dire affatto che si sia compreso ogni cosa di lui.

Pietro e gli altri sul Tabor avevano anchโ€™essi raggiunto quanto un uomo possa mai arrivare a desiderare. Da metterci la firma, oseremmo dire noi. E invece, niente da fare. Dovranno incamminarsi verso il luogo del dramma e lรฌ comprendere che anche esso รจ luogo in cui Dio si rivela. Che cosa sarร  la risurrezione se non la conferma che la contraddizione, il fallimento sono il tramite mediante il quale รจ dischiusa una benedizione? Il โ€œbelloโ€ che Pietro riconosce sul Tabor รจ il โ€œbelloโ€ che si raggiunge non senza essere passati attraverso la bruttura della passione e della morte.

รˆ vero โ€“ e ora lo tocchiamo con mano โ€“ โ€œle mie vie non sono le vostre vieโ€ (Is 55,8). Per noi rientra nella categoria del senso solo ciรฒ che รจ incasellabile secondo il registro della riuscita dal punto di vista umano. Credere che possa appartenere a quella categoria ciรฒ che รจ distante dalle nostre conferme, รจ quanto di piรน inimmaginabile possa esistere.

Proprio la trasfigurazione รจ ciรฒ che ci invita a leggere la vita nei suoi aspetti di ombra e di rigetto a partire da unโ€™altra luce. La promessa di Dio si compie non raggirando il deserto dellโ€™uomo. La visione sul monte รจ racchiusa in un momento ben circoscritto: il resto รจ da viversi prestando ascolto, come la voce del Padre suggerisce. E quella voce ci chiede di accogliere Gesรน e nientโ€™altro.

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Fidarsi: ecco ciรฒ che ci รจ chiesto. Tanto chi ha fiducia (โ€˜emunah) quanto lโ€™artista (amman) hanno molto in comune: sono capaci di vedere lโ€™invisibile.

โ€œTutto concorre al bene di coloro che amano Dioโ€ (Rm 8,28). Persino lโ€™assurdo della storia รจ luogo attraverso il quale Dio si rivela e allโ€™uomo รจ dato di vivere una continuitร  della sua relazione con lui. La fede รจ ciรฒ che permette al discepolo di riconoscere e accogliere la presenza misteriosa di Dio, qualunque sia la veste che essa indosserร . รˆ vero: รจ la tenebra il luogo proprio della fede.

Quando la luce si spegne, โ€œi discepoli non vedono che Gesรนโ€, uno come gli altri, solo, uomo fragile che parla di sรฉ come di un condannato a morte. Non ci resta che lโ€™umano. E questo umano non รจ qualcosa che non abbia nulla a che spartire con Dio.

Lโ€™umana condizione diventa il luogo della fede. Dio si nasconde nella tribolazione di un viaggio di morte e in quella di un giudizio ingiusto.

Se da una parte il Tabor ci indica la meta gloriosa del nostro cammino, dallโ€™altra ci dice quale sia lโ€™unico cammino possibile per raggiungerla: il passare da una fede rassicurante, comunque vincente, ad una fede capace di assumere le contraddizioni della storia.

La trasfigurazione non elimina la fatica del cammino. Solo ne rivela il significato nascosto. Essa รจ solo una caparra, una primizia, un anticipo di luce perchรฉ ciascuno di noi avanza nel cammino solo per la forza che gli deriva da quegli istanti di luce che pure giร  ha gustato.

Dโ€™ora in avanti per conoscere Dio non cโ€™รจ da salire su nessuna montagna perchรฉ lโ€™appuntamento con lui รจ fissato non in una rarefatta esperienza di luce ma nelle trame della vicenda umana.


AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM