don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 4 Settembre 2020

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Vino nuovo in otri nuoviโ€ฆ

Dio, in Gesรน Cristo, ha sposato definitivamente la nostra umanitร , facendola sua. Una tale grazia non puรฒ non essere accolta nella gioia: finalmente nessuno ci chiamerร  piรน โ€œabbandonatiโ€ perchรฉ โ€œla terra ha uno sposoโ€. Come รจ possibile portare ancora i segni del lutto quando lo sposo รจ con noi? Perchรฉ continuiamo a muoverci negli spazi angusti di un legalismo fine a se stesso senza lasciar trasparire la forza che viene da un legame indistruttibile?

Per questo Gesรน muove ai discepoli di Giovanni e ai farisei lโ€™accusa di non saper riconoscere i tempi e i modi in cui stare nei diversi tempi: non tutti i tempi si equivalgono e il modo di stare in un tempo non necessariamente va bene in un tempo mutato. Sono incapaci di rendersi conto del qui, dellโ€™ora, per questo piangono e si mortificano per unโ€™assenza, senza riconoscere e accogliere una nuova presenza.
La presenza di Gesรน รจ qualcosa di talmente nuovo da non essere compatibile con ciรฒ che รจ vecchio. Accoglierlo vuol dire decidersi: non รจ piรน possibile venire a patti e negoziare una convivenza di per sรฉ รจ impossibile: o il vecchio sistema in cui รจ la legge a prevalere o il nuovo, in cui รจ la persona di Gesรน ed il legame con lui a determinare scelte e orientamenti. I rattoppi non hanno vita lunga.
Puรฒ accadere, talvolta, che il vecchio si accontenti di utilizzare qualche ritaglio di novitร  per coprire le rughe e cosรฌ assicurarsi un poโ€™ di sopravvivenza. Le strutture vecchie truccate sono solo un espediente per assicurare alcuni anni di vita in piรน, ma con quale prospettiva?

Penso a tante situazioni dentro la comunitร  cristiana che sanno di imbellettamento, in modo particolare nella vita religiosa, soprattutto per far fronte al dramma della crisi delle vocazioni. Si ha paura di presentare in tutta la sua portata il caso serio della scelta per Cristo e, perciรฒ, si finisce di buon grado per introdurre aggiustamenti piรน allettanti, ma a che prezzo!

Anche noi corriamo il rischio dei discepoli di Giovanni e dei farisei: piangiamo per qualcosa che non esiste piรน e, tuttavia, non siamo in grado di cogliere la novitร  che sta germogliando intorno a noi. Non accadrร  cosรฌ anche alla Maddalena la quale intenta comโ€™era a versare lacrime per il โ€œsuo mortoโ€ sarร  incapace di accorgersi del Risorto che era lรฌ davanti a lei?

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Il problema, perรฒ, รจ che molte volte abbiamo inteso lโ€™essere discepoli di Gesรน come un accogliere il nuovo in piccole dosi, non giร  come un farsi nuovi. E cosรฌ mutiamo lโ€™etichetta ma senza controllare la qualitร  del prodotto. Preferiamo rattoppare le crepe createsi in tante strutture della nostra esistenza e non controllare a fondo, invece, la soliditร  delle nostre fondamenta. Non basta nemmeno mettere un vestito nuovo su un uomo vecchio, che รจ cosa ben peggiore del rammendo.


AUTORE: don Antonio Savone
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