don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 3 Luglio 2020

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Giorno di contrasto quel giorno dopo il sabato. Tutto era cominciato al mattino in un giardino in cui un sepolcro era stato spalancato e tutto termina in una casa, di sera, con una porta sprangata. Dio apre varchi e lโ€™uomo erige difese. Quel mattino in quel giardino una pietra era stata tolta, quella sera, invece, in quella casa era stato usato un catenaccio. Il giorno era cominciato con la morte ormai vinta e termina con la paura che ha la meglio su tutto. Questa paura ha anche un nome: paura dei giudei, paura, cioรจ, di chi aveva messo a morte la speranza mentre crocifiggeva il loro maestro. Quante cose mettono a morte la nostra speranza!

Ognuno di noi ha i suoi giudei che non poche volte angosciano e destabilizzano. Paure, forse, legate al passato o concernenti il futuro. Paure a proposito di tempi e paure a proposito di luoghi. Paure nei confronti di altri e paure nei confronti di se stessi. Paura della sofferenza e paura della morte. Non sempre riusciamo a gestire le nostre paure, talvolta non riusciamo neppure a dare loro un nome: e, tuttavia, non poche volte sono esse ad avere il sopravvento. Che nome hanno le mie paure? รˆ necessario dare un nome alle nostre paure per guardarle in faccia senza lasciarci dominare da esse.
Accade anche a noi come giร  quel giorno agli apostoli di non percepire piรน la presenza del Signore e perciรฒ correre al riparo chiudendoci. Quando si ha paura di tutti e di tutto si finisce per lasciare fuori dalla porta tutti e tutto, riducendo la vita a una fuga senza fine, senza accorgersi piรน di nulla.

Stando al vangelo la paura ha anche un altro volto: si tratta della paura di avere a che fare con un Dio diverso da come lo avevamo immaginato, un Dio che non sta a ciรฒ che sarebbe normale fare. Come dar torto agli apostoli? Il Messia atteso non rispondeva certo a quei canoni introdotti dalla passione e morte di Gesรน. Molto piรน semplice avere a che fare con un Dio gestibile.
Con Tommaso e come Tommaso ho anchโ€™io bisogno di certezze, di non iniziare nulla senza essere sicuro di farcela. E perciรฒ la paura assume presto i tratti della sfiducia, della mancanza di iniziativa, dellโ€™incapacitร  ad affidarsi a un Dio che sfugge alla presa perchรฉ non riesco a capirlo fino in fondo. รˆ la paura del nuovo attraverso il quale Dio ci visita e a cui corrisponde la tentazione di aggrapparci al passato solo perchรฉ lo si conosce meglio ed รจ perciรฒ possibile gestirlo senza correre rischi.

La paura, ovvero il segno della fedeltร  al nostro Dio, il Dio che conferma le nostre aspettative. Ma il Dio in cui noi crediamo รจ molto diverso: รจ il Dio che ci sorprende con la morte ma ci sorprende molto piรน con la risurrezione.
Venne Gesรน, stette in mezzo a loroโ€ฆ Sempre cosรฌ. Si fa presente proprio in mezzo alle nostre paure perchรฉ ha lโ€™abitudine di prendere carne non in situazioni create ad hoc ma in quelle segnate dai nostri tentennamenti. Quando non divento impenetrabile e provo ad aprire gli occhi sulla vita attorno a me, la sua presenza non muta il corso degli eventi ma muta lโ€™atteggiamento con cui li affronto: la pace prende il posto della paura e la gioia quello della tristezza. La paura รจ vinta quando abbiamo la forza di aprire, anzi spalancarle porte a Cristo, come ci ha ripetuto Giovanni Paolo II.

Abbiamo sempre letto Tommaso in maniera negativa, come colui che non si fida di ciรฒ che gli altri gli consegnano. E, tuttavia, con Tommaso e come Tommaso ho bisogno di non accontentarmi dellโ€™esperienza altrui. Ho bisogno di non accontentarmi di affetti di seconda mano. Ho bisogno di non accontentarmi della fede che ho ricevuto: credenti non si nasce, si diventa. Ogni giorno di nuovo, attraverso un nuovo travaglio. Tutto รจ materiale prezioso perchรฉ si edifichi un rapporto con Dio, anche ciรฒ che abitualmente scarteremmo: la pietra scartata dai costruttori รจ divenuta pietra angolare (come ci ha ricordato il Sal 117). Basti pensare allโ€™incredulitร  di Tommaso al quale ripete: continua a diventare credente. Non accontentarti di ciรฒ che hai raggiunto.

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La vicenda di Tommaso ci ricorda che non รจ omologabile il rapporto che ognuno ha con il Signore: per alcuni accade la sera di Pasqua, per Tommaso otto giorni dopo. Ognuno ha i suoi tempi e il Signore ha tempo per i nostri tempi diversi. La pazienza del Signore cartina di tornasole del mio modo di rispettare i tempi degli altri.
Dove sarร  mai andato Tommaso quella sera per non essere con gli altri? Tommaso รจ unโ€™assenza per noi. Unโ€™assenza attraverso la quale il Signore rivela qualcosa di sรฉ. Quante assenze ingiustificate nella nostra vita! Non presenti per paura di essere coinvolti! Eppure, Dio ha tempo e attenzione anche per gli assenti.

Tommaso scoprirร  che il Signore lo vedrร  solo quando sarร  insieme agli altri: se รจ vero che la fede รจ un fatto che mette in gioco la tua persona non รจ mai vero che essa sia un fatto privato. Il Signore, per raggiungerci, passa sempre per la via del fratello o della sorella: non esiste, infatti, una fede senza mediazioni.


AUTORE: don Antonio Savone
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