Dei veri irriducibili i discepoli, sempre pronti a stabilire graduatorie, primati, posti di onore e, per giunta, nei momenti piรน impensati. Lc dirร che Gesรน aveva appena parlato del suo andare a Gerusalemme e lรฌ essere riprovato dal potere costituito ed essi non trovano di meglio che ritrovarsi a discutere chi di loro fosse piรน grande. Accadrร di nuovo, anche durante lโultima cena.
Per fortuna gli evangelisti non hanno censurato pagine come questa che tradiscono tutta lโumana fragilitร di chi dovrร prendersi carico dellโannunzio del vangelo fino agli estremi confini della terra e nondimeno fa i conti con il proprio spirito arrivista.
Eppure, il Maestro non recede. Di nuovo un gesto di tenerezza ben espresso in quel chiamรฒ a sรฉ un bambino, lo pose in mezzoโฆ Nonostante abbiano manie di grandezza e di privilegi non li ha ripudiati ma si รจ messo al loro livello per introdurli in una diversa comprensione delle cose, provando cosรฌ a fugare la paura dal loro cuore. ร il loro cuore, infatti, che indurito respinge il fatto che possa avere un senso il soffrire e il dare.
Chiamรฒ a sรฉ un bambino, lo pose in mezzo โฆ penso sia il gesto che piรน il Signore continua a ripetere da duemila anni a questa parte, quello di invitarci a non distogliere lo sguardo dal bambino, dal piccolo senza diritti, dallโultimo nella scala del potere. Il bambino era colui del quale il padre aveva diritto di vita e di morte fino ai dodici anni. ร il bambino quello con cui ogni generazione di discepoli รจ chiamata ad identificarsi. Con il senza potere. Dio ha scelto quel posto: a disposizione (facendosi servo) e facendo spazio agli altri (accogliere i piccoli). Capovolto il nostro Dio, capovolta la comunitร cristiana. Beato chi sarร in grado di riconoscerlo e di accoglierlo senza patirne scandalo.
Il vangelo manifesta una predilezione evidente per tutto ciรฒ che รจ piccolo. Come ignorare lโamore di Gesรน per le creature fragili, per gli inizi incerti eppure tenaci, per il segreto di vita e di futuro che le piccole cose custodiscono? Il bambino, il povero, il piccolo seme, il granello di senapa sono sempre sotto uno sguardo di benedizioneย che riesce ad intravvedere, proprio dietro unโapparente insignificanza, delle virtualitร segrete e promettenti.
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Il vangelo non restituisce mai un tratto di vergogna per la misura della piccolezza quando questa si manifesta o sul piano della quantitร o sul piano dellโefficienza.
Le nostre proiezioni ci hanno sempre spinto a pensare Dio come al di lร della misura piรน grande. E invece Dio si mostra da sempre โconvertitoโ al fascino della piccolezza. Addirittura si svuota.
โNulla dellโAltissimo puรฒ essere conosciuto se non attraverso lโInfinitamente Piccolo, attraverso questo Dio ad altezza di bambino, questo Dio raso terra dei primi ruzzoloni, il naso nellโerbaโ (C. Bobin).
Nulla di Dio puรฒ essere conosciuto se non attraverso quel curvarsi di Gesรน sui piedi dei discepoli per lavarli come fosse uno schiavo. In questo modo Dio viene a sentire come parte di sรฉ tutti i piccoli della terra: i bambini, i malati, gli emarginati, gli impuri come i pubblicani, gli eretici come i samaritani, i senza patria, i senza nome, i senza voce.
Che senso puรฒ avere, ad esempio, accogliere lโinvito a perseguire lโevangelica via della piccolezza in contesti dove la proposta per essere ร la page รจ di tuttโaltro genere?
Parlare di via evangelica della piccolezza significa che il riferimento immediato รจ lo stile di vita fatto suo dal Signore Gesรน. ร la via dalla quale non si รจ mai allontanato, fino alla fine, dal suo nascere al suo operare al suo morire. Certo, restiamo stupiti di una tale rivelazione ma โ dobbiamo riconoscerlo โ non poco scandalizzati.
I โpiccoliโ, cosรฌ come sono presentati dal Vangelo non sono tanto una categoria anagrafica o sociale, ma la meta di un itinerario, il punto di arrivo di un processo di maturazione. Non a caso in Mt 18,3 Gesรน parla della necessitร di diventare piccoli e perciรฒ di un vero e proprio processo di conversione perchรฉ questo accada.
AUTORE: don Antonio Savone
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