Quasi un cortometraggio quello consegnatoci dalla pagina di Lc, un cortometraggio attraverso cui, con pochissimi flash che fissano un diverso modo di stare davanti a Dio, veniamo messi in guardia da una religione a contratto.
Se identico รจ il percorso geografico compiuto dai due uomini della parabola, quanto diverso quello interiore! Giunti che sono al tempio, il primo non pensa neppure di doversi mettere di fronte a Dio: infatti, non perde occasione per mettere Dio di fronte a se stesso e allโopera delle sue mani attraverso cui tutto viene passato al vaglio. Paradossale ma vero: si puรฒ mentire anche mentre si crede di pregare. Non sempre, infatti, e non automaticamente, atteggiamento devoto equivale a trovare grazia presso Dio.
Puรฒ accadere di concepire il proprio rapporto con Dio sulla base di unโansia da prestazione secondo cui il proprio credito aumenta nella misura in cui si sono osservate certe pratiche, si sono adempiuti certi riti, ci si รจ attenuti a certe norme in modo intransigente. Una religione a contratto, dunque, in cui, strano a dirsi, รจ consentita lโautocertificazione, persino di fronte a Dio che, pure, dovrebbe essere il garante ultimo di ciรฒ che รจ secondo il suo cuore e di ciรฒ che non lo รจ. Dio diventa solo uno spettatore muto dinanzi al quale concedersi scatti di carriera, mentre la vita gira attorno a se stessi anche se apparentemente religiosa.
Il problema, perรฒ, non รจ circoscritto solo allโambito del rapporto con Dio. Paradossalmente, il proprio rapporto con un dio costruito a propria immagine e somiglianza, diventa il pulpito da cui si osservano e si giudicano le altrui esistenze, soprattutto quelle di coloro che manifestano una evidente inadeguatezza e una distanza siderale rispetto allo schema di chi sente di poter vantarsi persino davanti a Dio.
Se questo puรฒ valere davanti al proprio dio manufatto, non regge davanti al Dio rivelato da Gesรน il quale mal tollera la messinscena devota che tanto siamo abili a riprodurre. Dio distoglie lo sguardo di chi si fregia di etichette religiose mentre lo posa su chi, consapevole della propria fragilitร , non assume atteggiamenti di supponenza ma umilmente si affida alla sua misericordia. โIl Signore non guarda lโapparenza, il Signore guarda il cuoreโ.
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Che cosa cโรจ di distorto nel modo di essere e di fare del fariseo della parabola? Il suo bisogno di doversi distinguere, sempre e comunque, sentendosi un arrivato e perciรฒ non bisognoso del perdono di Dio.
Un possibile riscatto per il fariseo di turno sta nellโabbandono di quella logica competitiva secondo cui per leggere se stessi รจ sempre necessario il paragone con un altro. La via di uscita, al dire di Gesรน, sta nel guardarsi con sinceritร . Il fariseo, incapace comโรจ di un serio esame di coscienza, finisce per compiere un esame di compiacenza.
Ciรฒ che la parabola mette a fuoco non รจ tanto la preghiera quanto la veritร e la consapevolezza della veritร .
Ubriaco comโรจ di sรฉ, il fariseo non conosce nรฉ la veritร di Dio nรฉ la veritร di se stesso. Talmente centrato su di sรฉ, รจ lui lโorizzonte molto angusto di se stesso. Non cosรฌ il pubblicano, il quale conosce la veritร di se stesso, sa di essere a mani vuote bisognose di essere colmate dalla misericordia di Dio. A differenza del fariseo, egli sa che Dio รจ pura gratuitร , amore gratuito.
Tutto sembrerebbe concludersi nel confronto tra due diversi modi di stare nella vita e davanti a Dio. Ma in realtร non รจ questo ciรฒ che interessa al Signore Gesรน. Accanto ai due personaggi, infatti, ve nโรจ un terzo che non entra direttamente in scena ma che nondimeno รจ chiamato in causa: Dio. Le parole finali di Gesรน attestano come la pensa Dio: proprio questo pubblicano tanto disprezzato dal fariseo, proprio lui รจ risultato ben accetto davanti a Dio.ย Il punto in questione รจ proprio questo: il Dio rivelatoci da Gesรน รจ un Dio il cui amore รจ senza condizioni, ha perdonato al pubblicano senza chiedergli nulla in anticipo. Gesรน non elogia certo la sua vita di pubblicano come del resto non disprezza le opere del fariseo. Ciรฒ che mette in luce รจ piuttosto lโatteggiamento: il non presumere di sรฉ e lโaffidarsi a Dio.
Lโimmagine di Dio che il fariseo porta con sรฉ รจ costretta in una logica retributiva, un Dio incapace di gratuitร e discriminante; quella del pubblicano, invece, รจ lโimmagine di un Dio che fa grazia e manifesta la sua compassione soltanto perchรฉ รจ buono.
Noi amiamo perchรฉ Dio ci ha amati per primo (1Gv 4,19). Non รจ possibile essere credenti se non a partire da questa consapevolezza: sono stato amato quando ero ancora peccatore. Bando perciรฒ a ogni forma di arroganza e alla pretesa di trovare giustificazione nelle opere delle proprie mani.
AUTORE: don Antonio Savone
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