don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 26 Maggio 2021

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Una di quelle pagine โ€“ quella evangelica odierna โ€“ che, se accolta nella sua integritร , potrebbe davvero suscitare un diverso modo di intendere le nostre relazioni dentro e fuori la comunitร  cristiana. Perchรฉ questo accada occorre che ci mettiamo nei panni di Giacomo e Giovanni, che chiedono di essere i primi. Anche noi chiediamo sovente a chiunque abbia potere e immagine di farci uscire dal grigiore dellโ€™anonimato, di essere qualcuno. รˆ necessario che impariamo a stare a contatto con questa ansia di potere.

Lโ€™esigenza di emergere nella vita, di essere riconosciuti, stimati, accolti รจ unโ€™esigenza in sรฉ legittima e comprensibile: abbiamo tutti bisogno di stima e di riconoscimento per dare il meglio di noi stessi.

Chi vuol essere il primoโ€ฆ

Gesรน non condanna lโ€™ambizione di riuscire. Il problema, infatti, non รจ essere il primo. Noi siamo chiamati a riuscire nella vita, ma Gesรน sposta lโ€™orizzonte della domanda come a dire che la strada per riuscire non รจ quella che abbiamo imboccato. Quella รจ una strada chiusa. Il potere, annuncia Gesรน, si conquista con la debolezza, il potere viene dal servizio, il primo posto si conquista con il dono.

Ciรฒ che conta in vista dei primi posti รจ bere al calice di una vita donata, non trattenuta. La passione di grandezza abita il cuore di ciascuno di noi. Ma noi la giochiamo al tavolo sbagliato, dove i piรน grandi sono quelli che hanno troni. Cโ€™รจ, dice Gesรน, un altro tavolo dove giocare la nostra partita. Quello di un mondo diverso, di una storia diversa, di rapporti altri. Siamo chiamati a passare dal tavolo dove si punta sullโ€™amore per la forza a quello dove si punta sulla forza dellโ€™amore.

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Potete bere il calice che io bevo?

Per Gesรน รจ questa la condizione e la garanzia che consente a un potere di rimanere tale e di non degradare in dominio. La via proposta da Gesรน รจ bere al suo calice, vale a dire, se non passi dentro i drammi della gente, se non condividi, dal di dentro, non dallโ€™alto, la sofferenza, se non ti coinvolgi nel calice amaro, la tua voce e il tuo potere non รจ una risposta nรฉ ai problemi, nรฉ alla vita, nรฉ alla morte. La tua รจ una commedia, รจ letteratura, รจ accademia. Quanta letteratura, quanta accademia anche allโ€™interno della comunitร  cristiana!

Non cosรฌ la vicenda di Gesรน, che non รจ stata certo accademia.

Sono venuto per servire. Dio come nostro servitore. E noi ci ostiniamo ad annunciarlo come il padrone della vita. Dio non tiene il mondo ai suoi piedi. Dio, invece, รจ inginocchiato ai piedi di ogni creatura. I grandi della storia sono grandi perchรฉ hanno giocato e hanno vinto con la morte di loro rivali. Dio non gode della tua morte o della tua rovina. Non ha bisogno di troni: egli si cinge di un asciugatoio. Non cercare Dio guardando in alto, in cielo: prova a scorgerlo ai tuoi piedi. Lโ€™impero di Dio รจ lo spazio che tu gli concedi perchรฉ lui possa lavare i tuoi piedi.

Servire รจ una dimensione dellโ€™intera esistenza e non giร  un frammento del nostro tempo e del nostro agire. Servire รจ un modo di esistere e non giร  un qualcosa di improvvisato o legato a un interesse immediato.

Il vero servizio non raggiunge soltanto il bisogno della gente ma le persone.


AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM