โIl Figlio dellโuomo sta per essere consegnatoโฆ.โ
โMa come รจ possibile un Dio che muore in croce, un Dio che si lascia vincere dai nemici, un Dio che fa una morte vergognosa, ignominiosa da impiccato? Per questo il cristianesimo non รจ credibileโ (Celso).
Anche gli apostoli hanno conosciuto la stessa fatica a capire non tanto il senso di una espressione quanto il perchรฉ della sofferenza del loro Maestro. Eppure, proprio quanto il Signore annuncia ci permette di entrare a contatto con il nucleo della nostra esperienza di fede. La piena rivelazione di chi รจ Dio si realizza proprio nel mistero pasquale. Nella Pasqua colui che รจ il piรน bello tra i figli dellโuomo, si offre โ proprio nel segno paradossale del suo contrario โ come uomo dei dolori, davanti al quale ci si copre la faccia. Se tutto lโanno liturgico dispiega lโessenza del discepolato cristiano, la Pasqua, che ne costituisce il centro, svela in maniera definitiva chi รจ il Maestro per il quale sโintraprende e si rinnova un cammino di sequela.
Il volto perdente e sfigurato genera scandalo innanzitutto tra i discepoli. Lo stesso Gesรน ne รจ consapevole: โVoi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notteโ (Mt 26, 31). Il volto autentico di Dio si svela, si manifesta tra fughe e abbandoni (โAllora, tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggironoโ: Mt 26,56), nel silenzio colpevole di chi si vergogna e segue da lontano (Mt 26,58), nel rinnegamento esplicito che รจ dettato dalla paura di condividerne la sorte (Mt26,69-74), rinnegamento attenuato dal panato amaro del discepolo fragile e timoroso (Mt 26,75).
Per comprendere qualcosa di questo evento occorrerebbe avere il coraggio di riascoltare la Passione dalla parte del discepolo che ne ha paura e la fugge, che รจ lโangolo prospettico piรน vero per noi. Quel volto, quella persona che i discepoli avevano frequentato mentre insegnava, operava prodigi, guarigioni, addirittura risuscitava i morti, man mano che assume i tratti dello sconfitto, non lo si riconosce piรน (โnon conosco quellโuomoโ, impreca e giura Pietro: Mt 26,74). Come puรฒ essere il Figlio di Dio quellโuomo che รจ abbandonato nelle mani degli uomini, che vive lโabbandono persino da parte del Padre?
Ci sono alcune persone che hanno fatto lโesperienza di che cosa voglia significare mettere in Dio tutta la propria speranza, tutto il proprio amore e poi si sono trovate ad affrontare momenti di desolazione, buio, abbandono: testimoniano che non cโรจ sofferenza al mondo che possa essere paragonabile a simili momenti.
Eppure รจ proprio in questo andare incontro alla sofferenza e alla morte da parte di Gesรน che avviene il vero e proprio โmiracoloโ che ci dischiude a una conoscenza piรน profonda ancora del volto di Cristo.
Il Signore entra nel cuore della fragilitร umana, la abita; non la disprezza ma la assume.
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ร il paradosso della forza di Dio che si manifesta nellโamore, nel perdono, nella consegna di sรฉ al punto che Gesรน diventa nelle mani dei suoi nemici quello che essi ne fanno: nelle mani di Giuda diventa solo la possibilitร di un baratto per 30 denari, nelle mani di Pietro รจ uno sconosciuto al punto da rinnegarloโฆ
Ecco lo scandalo della croce che non possiamo comprendere con la sapienza umana, con la nostra logica o i nostri schemi. ร un Messia che non possiamo โcapireโ se non entrando in una prospettiva completamente rovesciata che รจ quella di chi perchรฉ lโaltro viva non esita a consegnare se stesso. Giuda lo tradirร , lo consegnerร , ma in realtร รจ Gesรน a consegnarsi: โio ho il potere di dare la vita e il potere di riprenderla di nuovo, nessuno me la toglieโ.
La posta in gioco รจ notevole anche per noi: scegliere di accogliere la croce di Cristo nella consapevolezza che non cโรจ sentiero differente per il discepolo.
In Cristo, Dio condivide la sorte e il dolore dellโumanitร , senza sconti e senza corsie privilegiate. Il nostro Dio รจ un Dio che soffre per amore e che ha accettato addirittura lโinfamia di uno che muore in croce, maledetto da Dio e respinto dagli uomini. Un Dio accanto nel dolore e che, in qualche misura, sostiene accanto a noi la fatica dello stare nella storia. Nel Credo noi confessiamo che egli รจ addirittura disceso allโinferno, lร dove gli uomini che hanno vissuto male potevano trovarsi. ร un Dio che visita lโuomo persino nel suo abisso piรน totale dandogli ancora la possibilitร di un abbraccio.
E tutto ciรฒ per amore. Un amore disinteressato, un amore che si effonde sugli uomini al di lร di ogni possibilitร di contraccambio o di merito. Un amore gratuito, un amore che non teme il rischio di essere unilaterale, un amore che addirittura non teme di opporsi alla nostra inimicizia o al nostro odio. Paolo nella lettera ai Filippesi dice che รจ proprio dellโamore considerare gli altri superiori a se stessi. Quellโamore che impedisce agli altri di diventare il nostro inferno (cfr. Sartre). ร questo che spiega tutta la vicenda di Gesรน dallโincarnazione alla passione e morte: un continuo mettersi ai piedi dei suoi, sempre piรน in basso.
Dio non viene a salvarci dallโalto con la sua potenza, la sua forza. Dio ci salva, ci libera dimenticando queste sue prerogative per trasformarle in amore, in misericordia, in vicinanza con gli uomini perchรฉ li ama sino alla fine.
E qui forse comprendiamo che il tempo in cui Dio si rivela a noi non coincide necessariamente, come forse saremmo piรน propensi a pensare, con i momenti di successo, di verifica vincente delle nostre capacitร , di entusiasmo, di esaltazione, ma piuttosto con le situazioni contrarie, in cui siamo invitati a โraccogliere il nostro nienteโ, a presentarlo a lui.
Fare esperienza di Dio consiste nellโaccettazione della propria personale debolezza, nel riconoscere dinanzi al Dio grande nellโamore, la propria personale povertร per ricevere da lui e non da chissร quali nostri stratagemmi, la giustizia che salva.
AUTORE: don Antonio Savone
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