don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 25 Settembre 2021

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โ€˜Il Figlio dellโ€™uomo sta per essere consegnatoโ€ฆ.โ€™
โ€œMa come รจ possibile un Dio che muore in croce, un Dio che si lascia vincere dai nemici, un Dio che fa una morte vergognosa, ignominiosa da impiccato? Per questo il cristianesimo non รจ credibileโ€ (Celso).

Anche gli apostoli hanno conosciuto la stessa fatica a capire non tanto il senso di una espressione quanto il perchรฉ della sofferenza del loro Maestro. Eppure, proprio quanto il Signore annuncia ci permette di entrare a contatto con il nucleo della nostra esperienza di fede. La piena rivelazione di chi รจ Dio si realizza proprio nel mistero pasquale. Nella Pasqua colui che รจ il piรน bello tra i figli dellโ€™uomo, si offre โ€“ proprio nel segno paradossale del suo contrario โ€“ come uomo dei dolori, davanti al quale ci si copre la faccia. Se tutto lโ€™anno liturgico dispiega lโ€™essenza del discepolato cristiano, la Pasqua, che ne costituisce il centro, svela in maniera definitiva chi รจ il Maestro per il quale sโ€™intraprende e si rinnova un cammino di sequela.

Il volto perdente e sfigurato genera scandalo innanzitutto tra i discepoli. Lo stesso Gesรน ne รจ consapevole: โ€œVoi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notteโ€ (Mt 26, 31). Il volto autentico di Dio si svela, si manifesta tra fughe e abbandoni (โ€œAllora, tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggironoโ€: Mt 26,56), nel silenzio colpevole di chi si vergogna e segue da lontano (Mt 26,58), nel rinnegamento esplicito che รจ dettato dalla paura di condividerne la sorte (Mt26,69-74), rinnegamento attenuato dal panato amaro del discepolo fragile e timoroso (Mt 26,75).

Per comprendere qualcosa di questo evento occorrerebbe avere il coraggio di riascoltare la Passione dalla parte del discepolo che ne ha paura e la fugge, che รจ lโ€™angolo prospettico piรน vero per noi. Quel volto, quella persona che i discepoli avevano frequentato mentre insegnava, operava prodigi, guarigioni, addirittura risuscitava i morti, man mano che assume i tratti dello sconfitto, non lo si riconosce piรน (โ€œnon conosco quellโ€™uomoโ€, impreca e giura Pietro: Mt 26,74). Come puรฒ essere il Figlio di Dio quellโ€™uomo che รจ abbandonato nelle mani degli uomini, che vive lโ€™abbandono persino da parte del Padre?

Ci sono alcune persone che hanno fatto lโ€™esperienza di che cosa voglia significare mettere in Dio tutta la propria speranza, tutto il proprio amore e poi si sono trovate ad affrontare momenti di desolazione, buio, abbandono: testimoniano che non cโ€™รจ sofferenza al mondo che possa essere paragonabile a simili momenti.
Eppure รจ proprio in questo andare incontro alla sofferenza e alla morte da parte di Gesรน che avviene il vero e proprio โ€˜miracoloโ€™ che ci dischiude a una conoscenza piรน profonda ancora del volto di Cristo.
Il Signore entra nel cuore della fragilitร  umana, la abita; non la disprezza ma la assume.

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รˆ il paradosso della forza di Dio che si manifesta nellโ€™amore, nel perdono, nella consegna di sรฉ al punto che Gesรน diventa nelle mani dei suoi nemici quello che essi ne fanno: nelle mani di Giuda diventa solo la possibilitร  di un baratto per 30 denari, nelle mani di Pietro รจ uno sconosciuto al punto da rinnegarloโ€ฆ

Ecco lo scandalo della croce che non possiamo comprendere con la sapienza umana, con la nostra logica o i nostri schemi. รˆ un Messia che non possiamo โ€œcapireโ€ se non entrando in una prospettiva completamente rovesciata che รจ quella di chi perchรฉ lโ€™altro viva non esita a consegnare se stesso. Giuda lo tradirร , lo consegnerร , ma in realtร  รจ Gesรน a consegnarsi: โ€œio ho il potere di dare la vita e il potere di riprenderla di nuovo, nessuno me la toglieโ€.
La posta in gioco รจ notevole anche per noi: scegliere di accogliere la croce di Cristo nella consapevolezza che non cโ€™รจ sentiero differente per il discepolo.
In Cristo, Dio condivide la sorte e il dolore dellโ€™umanitร , senza sconti e senza corsie privilegiate. Il nostro Dio รจ un Dio che soffre per amore e che ha accettato addirittura lโ€™infamia di uno che muore in croce, maledetto da Dio e respinto dagli uomini. Un Dio accanto nel dolore e che, in qualche misura, sostiene accanto a noi la fatica dello stare nella storia. Nel Credo noi confessiamo che egli รจ addirittura disceso allโ€™inferno, lร  dove gli uomini che hanno vissuto male potevano trovarsi. รˆ un Dio che visita lโ€™uomo persino nel suo abisso piรน totale dandogli ancora la possibilitร  di un abbraccio.

E tutto ciรฒ per amore. Un amore disinteressato, un amore che si effonde sugli uomini al di lร  di ogni possibilitร  di contraccambio o di merito. Un amore gratuito, un amore che non teme il rischio di essere unilaterale, un amore che addirittura non teme di opporsi alla nostra inimicizia o al nostro odio. Paolo nella lettera ai Filippesi dice che รจ proprio dellโ€™amore considerare gli altri superiori a se stessi. Quellโ€™amore che impedisce agli altri di diventare il nostro inferno (cfr. Sartre). รˆ questo che spiega tutta la vicenda di Gesรน dallโ€™incarnazione alla passione e morte: un continuo mettersi ai piedi dei suoi, sempre piรน in basso.

Dio non viene a salvarci dallโ€™alto con la sua potenza, la sua forza. Dio ci salva, ci libera dimenticando queste sue prerogative per trasformarle in amore, in misericordia, in vicinanza con gli uomini perchรฉ li ama sino alla fine.
E qui forse comprendiamo che il tempo in cui Dio si rivela a noi non coincide necessariamente, come forse saremmo piรน propensi a pensare, con i momenti di successo, di verifica vincente delle nostre capacitร , di entusiasmo, di esaltazione, ma piuttosto con le situazioni contrarie, in cui siamo invitati a โ€œraccogliere il nostro nienteโ€, a presentarlo a lui.

Fare esperienza di Dio consiste nellโ€™accettazione della propria personale debolezza, nel riconoscere dinanzi al Dio grande nellโ€™amore, la propria personale povertร  per ricevere da lui e non da chissร  quali nostri stratagemmi, la giustizia che salva.


AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM