
A salvarci, il passaggio da quella forma di violenza e di aggressione che รจ la mormorazione alla fiducia che รจ capace di nutrirsi di segni poveri ma nondimeno fecondi. Non รจ forse cosรฌ allโinterno di una relazione? Che cosa accadrebbe se questa dovesse fondarsi sempre su manifestazioni straordinarie e non sulla forza delle piccole cose?
Gli ebrei nel deserto, i farisei ancora, noi di nuovo, siamo chiamati alla cura dello sguardo che rischia di essere distolto dal reale come accade solo perchรฉ annoiato. Puรฒ accadere, infatti, e accade di ritrovarsi continuamente di fronte allโopera stessa di Dio e, tuttavia, non riconoscerla solo perchรฉ annoiati del modo troppo dimesso attraverso cui Egli si manifesta. Il cibo semplice della quotidianitร finisce per stancare: eppure, quella รจ la via mediante la quale Dio ci nutre. Finchรฉ non impariamo a distogliere lo sguardo da noi stessi, non cโรจ nulla che possa alimentare a sufficienza la nostra vita, tutto รจ sempre inadeguato.
โMa tu, chi sei?โ. ร la domanda che sorge spontanea sulle nostre labbra quando la delusione affiora nei nostri rapporti e la presenza dellโaltro รจ piรน motivo di domande che di risposte. ร la domanda che emerge quando la fatica dello stare di fronte allโaltro si fa piรน esasperante. Tale domanda porta con sรฉ il bisogno di una risposta che elimini la fatica, ma si tratta solo di un pensiero magico: lโimpasse, infatti, non si supera con una risposta convincente da parte dellโaltro ma con lโaccettazione di un viaggio nelle profonditร del nostro cuore dove riconoscere le radici della nostra delusione e del nostro disagio. Paradossalmente, in questi casi, solo il peggio aiuta a ridimensionare la nostra pretesa e a stare a contatto con il reale nel modo giusto: per gli ebrei il peggio furono i serpenti, per i farisei la crocifissione del Figlio di Dio.
AUTORE: don Antonio Savone
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