Il brano di Lc respira e misura lโattesa del giorno del Signore.
E vorrei cominciare con una domanda, che rivolgo prima di tutto a me stesso: cโรจ nella mia vita questa attesa? Mi fa ancora vibrare questa attesa?
Se siamo sinceri, dobbiamo confessare a noi stessi, che questa attesa della venuta di Gesรน si รจ come scolorita o forse รจ quasi ininfluente sul resto della nostra vita.
Cโรจ un rischio, quello di non attendere piรน il Signore. ร il rischio che normalmente si corre dentro le stagioni della sazietร , dello stupidirsi, dellโindifferenza.
Forse anche noi credenti abbiamo ceduto a un modo diffuso di pensare la storia come un tempo in cui le cose sono sempre uguali, e non ci sarร mai una vera sorpresa, una svolta veramente decisiva, le cose sono cosรฌ, andranno sempre cosรฌ e finiranno cosรฌ, โun infinito cattivoโ. Un realismo fondamentalmente pessimista, a volte suffragato, tristemente, dalle nostre speranze andate deluse. ร la scomparsa dallโorizzonte.
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Eppure ancora una volta il Signore custodisce per noi una lieta notizia: Il Figlio dellโuomo vieneโฆcioรจ mantiene la parola. Mi fa sempre pensare, e mi commuove, questo Dio che viene. Viene. Non si tira indietro. E avrebbe mille e una ragione per non venire, per tirarsi indietro. Lui viene, non cambia strada e ancora cammina verso di noi, fedele alla sua promessa. Noi, invece, siamo gente che cambia strada. Indietreggiamo. Torniamo indietro. E ci vuole poco per farci cambiare strada. Basta poco per cancellare dalla nostra memoria il volto di Dio. O il volto dellโaltro.
Mi fa anche pensare, oltre il fatto che lui continui a venire, il come lui venga: allโimprovviso, nellโora che non pensate. E il riferimento non รจ alla morte, anzitutto, ma a tutte quelle occasioni che egli stesso ci offre e che, se viviamo distratti possiamo non vedere o ritenere irrilevanti, mentre invece sono occasioni dalle conseguenze incalcolabili e da afferrare con prontezza.
Mi fa pensare che la chiesa ce lo ricordi ogni anno. A memoria. Che lui viene cosรฌ. Perchรฉ noi siamo perennemente nella tentazione di cambiargli i connotati.
Mentre il Signore non cessa di venire nellโumiltร : cโรจ ancora, รจ ancora onorata lโumiltร ? Viene nel segno della mitezza: cโรจ ancora, รจ ancora onorata, la mitezza? Viene come uno che non celebra la sua divinitร , come uno che non difende la sua divinitร . Se mai difende la giustizia, la libertร di tutti, il sogno di Dio che รจ custodito nel volto di tutti.
Una venuta, la sua, nascosta nellโumile carne di un uomo, di un uomo che non puรฒ vantare di essere nato, che so io, in una grande cittร , nel circolo dei raffinati. Tantโรจ che qualcuno, molto acculturato, diceva: โMa che cosa puรฒ venire di buono da Nazaret?โ. Perchรฉ cโรจ sempre qualcuno che sa che cosa รจ buono e che cosa non รจ buono, e da dove deve venire ciรฒ che รจ realmente buono. Per costoro era come se non fosse venuto. E puรฒ succedere anche a me.
Non รจ cosรฌ ovvio che noi seguiamo Gesรน sulla via dellโumiltร e della mitezza, che la chiesa non demorda da questa scelta. Anzi, se ascoltate con attenzione e con spirito critico certi discorsi che oggi sono nellโaria, vi sembrerร quasi di intuire che i nostri ambienti ecclesiastici sono sul punto di correggere il tiro, quasi fosse unโesagerazione lโessere chiesa nel modo di Gesรน. No, bisogna avere un potere, contare. Dentro una societร abbagliata di vincenti essere anche noi dei vincenti. Come se dicessimo: su via, Gesรน ha un poโ esagerato, correggiamo il tiro.
Vigilare non significa dunque spadroneggiare. La casa non รจ tua, ti รจ stata affidata, ritornerร il Signore. Non sei tu il modello, lontana da te questa presunzione. Il modello รจ quello che Dio ha chiuso in ciascuno di noi, faโ fiorire quel modello.
AUTORE: don Antonio Savone
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