don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 17 Novembre 2021

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Ascoltiamo oggi la versione lucana della parabola dei talenti. Una storia che ci invita a rileggere quanto il Signore, nella persona di Gesรน, ha compiuto per noi e che forse un poโ€™ troppo spesso dimentichiamo. Quel padrone che parte รจ il Signore Gesรน che sta per lasciare i suoi e li mette a parte di tutto ciรฒ che ha: la sua vita, la sua morte. Dirร  Paolo: โ€œTutto รจ vostroโ€ฆโ€. I doni sono i suoi e sono realtร  che nessuno aveva in precedenza. Il talento non viene guadagnato o meritato. La moneta dโ€™oro รจ ricevuta. Tutti i servi sono accomunati da questa realtร  di dono. Nella vita cristiana, infatti, il punto di partenza non รจ rappresentato dal nulla, non partiamo da zero: cโ€™รจ qualcuno che ci offre una base sicura da cui partire. Davvero tutto รจ grazia. Nella vita cristiana non vale il principio del โ€œmi sono fatto da meโ€ come puรฒ accadere in altre situazioni. Ben a ragione lโ€™apostolo Paolo affermerร : โ€œChe cosโ€™hai di tuo che non hai ricevuto?โ€. Lโ€™impegno da parte nostra รจ solo la risposta ad un dono che ci siamo ritrovati tra le mani. Quanto ci viene consegnato diviene realmente nostro!
Sappiamo, perรฒ che pur essendo accomunati da questa realtร  di dono offerta a noi dal Cristo, tuttavia, rispetto a questo dono divergono le modalitร  di accoglierlo.

Infatti, i primi due servi hanno considerato giustamente il dono ricevuto come appartenente a loro. Il padrone glielโ€™aveva regalato, consegnato. Se ne รจ privato lui per consegnarlo a noi.
Per questo i primi due non hanno avuto paura di rischiare, di coinvolgersi, di osare. Lโ€™altro invece non si รจ reso neppure conto che quel dono era suo, non รจ riuscito a credere allโ€™amore, alla generositร  del padrone. Quel dono, per lui, era solo una realtร  da restituire, intatto. Il dono, ahimรจ, si รจ trasformato in motivo di paura e questa ha finito per paralizzarlo, per complessarlo, per inibirlo. Come non approfittare di quella occasione? Per questo il padrone gli dirร : lโ€™avessi almeno portato in banca, ora riscuoteremmo gli interessi!

Ma che cosโ€™รจ che genera la paura in questo malcapitato nel quale, forse, molti di noi non fanno fatica a rileggersi? In lui tutto dipende da una falsa immagine di Dio: โ€œsei un uomo severoโ€ฆโ€. Da questa immagine di un padrone inflessibile, non puรฒ che derivare un comportamento allโ€™insegna della paura prima e del dovere poi. Il rendiconto diventa la scadenza di una cambiale: finisce per prendere la forma di una ossessione paralizzante. Lโ€™unica preoccupazione รจ quella di essere in regola. Lโ€™essere scrupolosamente osservanti di tutto ciรฒ che รจ prescritto diventa il tutto che assorbe ogni energia. Tutto in lui รจ deposito morto, persino il dono dello Spirito, della Parola, sono come congelati. Ma alla fine congelando i doni finisce per congelare se stesso: non cโ€™รจ piรน posto nella sua vita per il benchรฉ minimo slancio, per unโ€™inventiva, per un colpo di fantasiaโ€ฆ

Il Vangelo diventa mera osservanza di una norma. In un simile modo di vedere le cose tutto รจ interpretato secondo la logica del dovere. E Dio che fine fa? Dio diviene il giudice impassibile, il contabile. Non cโ€™รจ spazio per una relazione dโ€™amore dalla quale siano banditi il calcolo e la paura.
โ€œEcco la tua moneta dโ€™oroโ€: siamo a posto, non ci sono carichi pendenti. Quando si prende la decisione di restituire i doni, รจ segno che si รจ arrivati alla fine dellโ€™amore.

Tuttavia, finchรฉ dura questโ€™oggi, cioรจ il tempo della sua assenza โ€“ quanto mai prolungata forse per darci la possibilitร  di spendere quanto ci รจ stato consegnato โ€“ Dio rinnova per noi il dono: โ€œI miei doni sono tuoi, sono a tua completa disposizione. Eccoti la mia misericordia, la mia tenerezza, il mio perdono, il mio amoreโ€. Non siamo chiamati a conservare questi doni ma a impiegarli. Pensiamo solo alla moneta dโ€™oro che รจ la vita, la fede, lโ€™amicizia, il Vangelo, Gesรน Cristo: quante volte diventano qualcosa di sotterrato perchรฉ li viviamo come un fatto privato e perciรฒ ci limitiamo soltanto a custodirli, a preservarli, a non perderli. Quante volte abbiamo congelato i nostri rapporti nellโ€™ariditร , nella sterilizzazione dei sentimenti finendo per diventare freddi, senza alcuno spessore umano. Ricordiamo che il terzo servo viene definito โ€œmalvagioโ€ non perchรฉ abbia fatto chissร  che cosa di male ma perchรฉ lascia inutilizzati i doni ricevuti.

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Il ritorno del padrone non coincide tanto con la resa dei conti quanto con la possibilitร  di rallegrarsi per i frutti che il nostro impegno ha suscitato. Non ci chiede di restituire. Il brano evangelico parla di presentare e presentare รจ diverso dal ridare indietro: ci chiede di riferire, di raccontare tutto ciรฒ che รจ accaduto in quel lungo tempo di assenza.


AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM