don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 17 Febbraio 2021

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Una nube di paura e di angoscia accompagna lโ€™inizio di questo tempo quaresimale. Per quanto proviamo ad esorcizzare nelle forme piรน diverse lโ€™incubo che qualcosa tocchi anche noi (giocando persino, fino a confonderle, quarantena e quaresima), di fatto, anche tra noi cristiani di lunga data serpeggia il timore di non riuscire a portar salva questa nostra esistenza. Proprio quando eravamo convinti che tutto fosse sotto controllo, abbiamo fatto esperienza di una vulnerabilitร  che sappiamo ci appartiene ma, in realtร , lโ€™avevamo rimossa. Come dโ€™improvviso, siamo stati svegliati da una collettiva smemoratezza che non tutti affrontiamo e gestiamo allo stesso modo: alcuni con la scompostezza di chi fa la ressa per accumulare roba su roba negli ipermercati, altri con la discrezione di chi si riconcilia con la sua caducitร  e, perciรฒ, mette in conto anche di poter essere contagiato.

รˆ proprio vero, sono i momenti in cui tutto viene messo in discussione per cause personali o esterne e comunque oggettive, quelli in cui ciascuno palesa la veritร  del suo essere, la consistenza di ciรฒ che dร  senso ai suoi giorni come pure la misura della sua fede.

Lungi da me il giudicare alcuno, tuttavia, stiamo toccando con mano un senso di finitudine da far spavento. Lo sapevamo che lโ€™uomo fosse soltanto creatura, bisognosa di essere sempre di nuovo plasmata e messa al mondo, ma in questi giorni misuriamo una volta di piรน quanto siamo fragili e limitati, esistiamo, cioรจ, nella naturale contingenza del tempo e dello spazio, tesi verso un oltre eppure tremendamente impastati di terra. Siamo fragili e limitati e lo siamo insieme.

Nessuno puรฒ chiamarsi fuori da questa relazione profonda: siamo protagonisti della salute propria e altrui, della salvezza propria e altrui. La vita รจ un dono da accogliere e proteggere, e non lo si puรฒ fare da soli. Da soli siamo perduti.

Forse mai come questโ€™anno abbiamo bisogno di iniziare la Quaresima ricordando che siamo polvere e in polvere ritorneremo. Presi come eravamo dal dover rincorrere chissร  quali obiettivi, raggiungere chissร  quali risultati, avevamo dimenticato che siamo umani nella finitudine. Abbiamo altresรฌ toccato con mano che โ€œnoi abbiamo tonnellate di religione, ma non abbiamo un granello di fedeโ€ (P. Balducci).

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La nostra fede ci ricorda che il nostro Dio non ama le epidemie, non le ordina, neppure a fin di bene. La nostra รจ una vicenda che Dio ha scelto di assumere sin dallโ€™inizio. Allโ€™uomo che contesta a Dio il suo modo di essere presente nella storia, Dio risponde non giustificandosi ma invitandolo a guardare le cose da unโ€™altra prospettiva. Gli eventi e le domande che essi suscitano vanno affrontati non con lo spirito della rassegnazione e della sopportazione, ma con quello del discernimento. In tutto ciรฒ che accade รจ come racchiusa una parola che va ascoltata e accolta.

La volontร  di Dio non si realizza negli eventi in quanto tali, ma nel modo in cui vengono vissuti.

Sta a noi vivere questa emergenza virale come unโ€™occasione per comprendere meglio la nostra umanitร . Abbiamo bisogno di prendere coscienza nuovamente di ciรฒ che, invece ci ostiniamo a rimuovere: la memoria del limite dellโ€™essere umano. Forse dovremmo poter dire: benvenuta fragilitร . Perchรฉ mai? Perchรฉ puรฒ aiutarci ad assumere comportamenti prudenti e responsabili, ma senza alcun automatismo.

Mai come in questo momento abbiamo bisogno di diventare โ€œsocialiโ€. Non basta essere โ€œsocialโ€ dietro uno schermo per dire di appartenere ad altri. Sociali significa costruire azioni collettive di protezione reciproca, sentire che lโ€™altro mi appartiene, tornare a tessere legami.

Abbiamo paura e la paura rivela una insicurezza esistenziale dovuta proprio โ€œallโ€™indebolimento dei legami, allo sgretolamento delle comunitร , alla sostituzione della solidarietร  umana con la competizioneโ€ (Z. Bauman).

Forse, piรน che ricoprirci di cenere avremmo bisogno di rivestirci di consapevolezza o, meglio, questโ€™anno piรน che mai il rito delle ceneri assume un piรน forte carattere di veritร .

Di che cosa abbiamo paura, in fondo? Della morte. Questo รจ ciรฒ di cui abbiamo paura. Credevamo di poter dormire sonni tranquilli al riparo delle nostre case piรน che confortevoli e sicure e, invece, ci scopriamo analfabeti della capacitร  di fronteggiare lโ€™ospite annunciato ma sempre inatteso che รจ sorella morte.

Quello che stiamo vivendo รจ unโ€™autentica apocalisse non nel senso di catastrofe come di solito intendiamo questo vocabolo, ma di rivelazione di come va il mondo e la storia degli uomini.

Noi credenti, secondo la Parola di Gesรน, siamo chiamati a discernere in ogni evento dei segni che rovesciano di colpo, sul cuore, la perenne domanda sul cosmo, su che cosa sia lโ€™uomo, su che cosa sia la natura a volte cosรฌ stupenda e a volte cosรฌ crudele, su che cosa รจ la vita e che cosa รจ la morte.

Non basta accontentarsi della spiegazione scientifica del perchรฉ e del come un virus si sviluppi e aggredisca o meno. Una volta percorsi i sentieri della scienza, รจ ancora lโ€™infinito territorio del mistero che ci chiede lโ€™audace e tenace umiltร  di esplorarlo, tanto lontana da quella protervia di chi si sente padrone del mondo, socraticamente sapendo di non sapere eppure sentendoci pensanti.

Cercare una risposta adeguata alla domanda sul significato della vita รจ lโ€™unico antidoto alla paura che ci assale. Tu ce lโ€™hai questo antidoto? O basta semplicemente rifornire una dispensa per una eventuale quarantena?

Mi tornano alla mente i versi di Montale: โ€œUn imprevisto รจ la sola speranza. Ma mi dicono che รจ una stoltezza dirseloโ€.

Il modo migliore per onorare chi ha perso la vita in questo imprevisto รจ proprio far sรฌ che esso non passi invano nella nostra vita ma che smuova i nostri cuori da quel torpore che vorrebbe convincerci, una volta di piรน che โ€œio fo parte per me stessoโ€.

Solo la riconciliazione con Dio โ€“ come ricorda a noi lโ€™apostolo Paolo in questo giorno โ€“ puรฒ permettere di non cadere ai piedi di ciรฒ che vorrebb convincerci della nostra invulnerabilitร . Nel caso lo avessimo dimenticato, questo tempo รจ lโ€™occasione propizia per riappropriarci di questa consapevolezza.


AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM

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