don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 13 Luglio 2020

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Ci sono due verbi che potrebbero svolgere quasi la funzione di raccordo di questa liturgia della Parola: lasciare e accogliere.
Il primo lo sentiamo come una provocazione. Lo troviamo implicito in queste parole molto dure, inusuali, di Gesรน: โ€œChi ama il padre o la madreโ€ฆ il figlio o la figlia piรน di me, non รจ degno di meโ€.
Cosa significa per noi?

Credo significhi: non mettere nulla davanti a Dio, nemmeno le creature che piรน ami, nemmeno loro. Nellโ€™AT era giร  custodito questo monito. Nel libro del Deuteronomio รจ scritto: โ€œ Quando tuo fratello, tuo figlio o tua figlia o la moglie che riposa sul tuo petto o lโ€™amico che ami come te stesso ti istighi in segreto dicendo: โ€˜Andiamo, serviamo altri deiโ€ฆโ€™, tu non dargli retta, non ascoltarloโ€.

Il coraggio della scelta. E per scegliere occorre il coraggio di lasciare. Facciamo fatica a lasciare. Non vorremmo lasciare nulla, non vorremmo precluderci alcuna possibilitร . E alla fine, perรฒ, rischiamo di non scegliere affatto. Quando questo accade รจ come un prolungare la fase adolescenziale dellโ€™esistenza.
Sin dallโ€™inizio, la Genesi ricorda: โ€œPer questo lโ€™uomo lascerร  suo padre e sua madre, e si unirร  alla sua donna e saranno una carne solaโ€. Il lasciare, lโ€™abbandono, comporta sempre qualcosa di doloroso, ma se non tagli, la vita non puรฒ crescere, il futuro non puรฒ accadere. Se mai ci sarร  la ripetizione, ma non il futuro.

Essere disposti a tagliare il cordone ombelicale. Il vangelo non ci chiede di cancellare i rapporti di affetto, di sangue o di amicizia, ma di rivisitare quelli che ti legano in modo ossessivo, soffocante. E quanti rapporti soffocano la tua libertร , la tua autonomia. Rivisitare i rapporti iperprotettivi, possessivi, quelli che in nome di un bene non ti consentono di crescere, non ti consentono di andare lร  dove tu sei chiamato ad andare, di essere lร  dove tu devi essere.
Anche Gesรน a dodici anni ricorderร  questa parola a Maria e a Giuseppe per collocarsi lร  dove la voce del Padre lo chiamava: โ€œNon sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mioโ€.

Il lasciare, nella nostra vita, non รจ mai fine a se stesso, ma sempre in vista di un incontro.
Poi, il verbo accogliere. Lโ€™accoglienza come uno dei nomi dellโ€™amore. Accogliere, cioรจ dare ospitalitร . Un accogliere su cui tu giochi lโ€™accoglienza di Dio: โ€œChi accoglie voi, accoglie meโ€.

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Un accogliere gratuito, non perchรฉ ne avrai un vantaggio.
Accogliere, senza nasconderci dietro lโ€™alibi che non possiamo risolvere i problemi dellโ€™altro: se puoi dare un bicchiere dโ€™acqua, dร  quello, anche solo un bicchiere dโ€™acqua.
Un accogliere che non รจ solo un fatto esteriore, ma rispetto del mistero dellโ€™altro: non lโ€™invasione dellโ€™altro, ma uno stare sulla soglia.
Un accogliere โ€“ ecco la costante promessa della Bibbia, che avrร  come effetto una nascita. Allโ€™ospitalitร  รจ sempre legata la feconditร . Quasi a ricordarci che la casa non accogliente รจ sterile, quella che si apre รจ sfiorata dalla vita.


AUTORE: don Antonio Savone
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