La pagina evangelica รจ una vera e propria sfida per noi, attraversati dagli interrogativi che forse piรน volte rimbalzano nel profondo del nostro cuore: come essere pane, come essere balsamo per le tante ferite dei nostri giorni?
Lโannuncio evangelico di oggi, ci viene in aiuto, descrivendo accuratamente quale potrebbe essere la soluzione piรน ovvia, ossia lโatteggiamento del disinteresse e del rifiuto, lโatteggiamento del tenere le distanze e perciรฒ di abbandonare lโaltro a se stesso.
Perseguire una simile strada avrebbe tutte le ragioni dalla sua:
il deserto, ossia il fuori luogo. In un deserto non si puรฒ dare da mangiare ad una folla intera. Il deserto evoca lโatteggiamento di chi si mette il cuore in pace perchรฉ la condizione in cui ci si trova รจ motivo per non vedere, non sentire, non cogliere ciรฒ che possa dare fastidio;
il ritardo, ossia il fuori tempo. Cโรจ sempre gente fuori orario alla mensa della vita e questi in genere sono coloro la cui condizione ha tolto persino la percezione del tempo;
il congedo: non resterebbe che congedarli! Il congedo esprime qui lโatteggiamento delle dimissioni. Dโaltronde, chiedono i discepoli, โcome si potrebbe sfamarli di pane, qui, in un deserto?โ. Non possiamo farci nulla.
Ci sarebbero tutte le buone ragioni per disfarsi di quella gente. Ognuno si arrangi. Del resto sono giร diverse ore che il maestro si sta spendendo per quella folla. Non cโรจ piรน tempo da perdere.
Ma Gesรน va oltre e allโatteggiamento spontaneo del disinteresse contrappone lโatteggiamento dellโaccoglienza, che si traduce nellโoffrire pane in abbondanza a ciascuno.
Invece di disfarsi di questo enorme fastidio, altrove (cfr. Mt) chiederร anche ai discepoli di farsene carico: โDate loro voi stessi da mangiareโ. La situazione si complica.
โQuanti pane avete?โ.
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Gesรน chiede di partecipare alla sua compassione con questa reale povertร e pochezza: ciรฒ che conta non รจ quello che abbiamo o che possiamo dare ma quanto siamo disposti a coinvolgerci. Per Gesรน non รจ un problema la nostra pochezza. Essa, lasciata a se stessa, o trattenuta per paura come per lโuomo della parabola dei talenti, puรฒ diventare miseria. Se consegnata alla preghiera e alla benedizione di Cristo, e alla larghezza delle sue mani che non sanno fare altro che spezzare e distribuire, diventa ricchezza moltiplicata e condivisa.
La domanda seria nella nostra vita non รจ allora che cosa possiamo fare o dare, ma se siamo disposti a non trattenere e a condividere.
Non siamo chiamati a dare qualcosa di nostro, ma noi stessi.
โHo spezzato il mio corpo come se fosse pane โ scrive nel suo Diario Etty Hillesum, lโebrea olandese morta nel 1943 ad Auschwitz โ e lโho distribuito agli uomini. Perchรฉ no? Erano cosรฌ affamati, e da tanto tempoโ.
Gesรน ci dice: non nasconderti dietro la tua pochezza. Ognuno dia quel poco che รจ, quel poco che ha. Toccherร a me moltiplicare.
Una via dโuscita รจ possibile lร dove qualcuno comincia a non trattenere solo per sรฉ e prova a far entrare lโaltro e i suoi bisogni allโinterno della propria attenzione.
Il voler moltiplicare le risorse non puรฒ accadere senza prima aver messo a disposizione ciรฒ che sei e ciรฒ che hai. Accade sovente, infatti, che si voglia moltiplicare senza dare.
AUTORE: don Antonio Savone
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