don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 1 Aprile 2021

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Ci sono eventi e situazioni, talvolta, che racchiudono e anticipano il senso di unโ€™intera esistenza. A volte basta un attimo per ricapitolare ogni cosa. Ho avuto la grazia di accompagnare tanti fratelli e sorelle nellโ€™ultimo passaggio da questo mondo al Padre e in quei momenti ti accorgi di come non ci sia nulla di improvvisato e tutto, invece, abbia il sapore della veritร  di unโ€™esistenza e quindi divenga testamento.
Quella sera, la sera prima di morire, dovette essere proprio cosรฌ per Gesรน.

Il gesto della lavanda dei piedi come quello della cena con i suoi, non era il colpo di teatro prima di uscire dalla scena: parole e gesti di quella sera esprimevano quanto egli aveva vissuto lungo tutto lโ€™arco della sua presenza tra gli uomini. Nel pane e nel vino cโ€™era tutto di lui e tutto veniva consegnato in dono, ogni attimo, ogni istante. Aveva scelto lโ€™ultimo posto e non per strategia, non aveva mai rivendicato prerogative che in qualche modo lo accreditassero se non quella di percorrere la strada di tutti. Noi recitiamo, lui no. Quello che stava per fare non era certo letteratura.

La cena e i gesti di quella sera erano stati a lungo preparati. Oseremmo dire, da sempre. Chinarsi e spezzare sono da sempre i verbi di Dio:

  • giร  quando in seno alla Trinitร , il Figlio aveva accettato lโ€™avventura umana rendendosi disponibile tanto allโ€™accoglienza quanto al rifiuto (un Dio che si fa uomo!);
  • poi quando aveva scelto la ragazza di Nazaret e ne aveva chiesto il grembo (โ€œda Nazaret puรฒ mai venire qualcosa di buono?โ€, obietterร  candidamente Natanaele);
  • quando aveva avuto bisogno di un alloggio di fortuna per vedere la luce in quel di Betlemme (โ€œnon cโ€™era posto per loroโ€);
  • ancora quando era stato costretto allโ€™esilio come un colpevole per la follia omicida di un re che sentiva suo rivale un bambino;
  • poi quando per anni aveva fatto suo il servizio quotidiano e il nascondimento di Nazaret (โ€œscese e stava loro sottomessoโ€);
  • quando ancora aveva girato di villaggio in villaggio come uno che non ha dove posare il capo;
  • quando aveva concesso il perdono a chi aveva molto amato;
  • quando era andato a cercare e trovare chi era perduto;
  • quando aveva condiviso pochi pani e del pesce sfamando la fame di unโ€™intera folla;
  • quando era entrato a Gerusalemme a dorso di un asino.

Nulla di improvvisato. Stasera mi ritrovo a pensare alla mia, alla nostra vita di cui non sempre riusciamo a riconoscere il diritto e il rovescio, la trama e lโ€™ordito. Penso a tante pagine che, forse, in modo maldestro vorremmo strappare o comunque rimuovere. Eppure, anche per noi รจ vero che tutto tesse la trama di una storia il cui compimento รจ Dio stesso, grazie al quale persino le contraddizioni sono materiale prezioso: tutto verrร  ricomposto. Anzi, la pietra che maggiormente scartiamo, proprio quella Dio usa come testata dโ€™angolo. Il tradimento di Giuda come il rinnegamento di Pietro e la fuga di tutti, diventano lโ€™esperienza grazie alla quale tocchiamo con mano fino a che punto siamo stati amati. Tra non molte ore, infatti, canteremo ancora una volta: โ€œFelice colpa!โ€.

Gv insiste a lungo circa il fatto che sebbene non sia Gesรน a determinare quanto di lรฌ a poco accadrร , di fatto non subisce passivamente: il corpo dellโ€™uomo Gesรน di cui i suoi accusatori si impossesseranno, era giร  un corpo dato; il sangue che da lui verrร  effuso, era giร  un sangue versato. Quello che dalla parte degli uomini manifesta la loro volontร  peccaminosa, dalla parte di Gesรน, invece, esprime lโ€™ostinazione dellโ€™amore. Lo stesso evento puรฒ essere letto secondo un duplice versante: di morte, dal versante umano, di vita, dal versante di Dio.
Spogliarsi delle vesti, cingersi di un asciugatoio e inginocchiarsi di fronte a ognuno di quei compagni di avventura di cui conosceva aspettative, speranze e fragilitร  piรน o meno celate, era solo lโ€™ennesima occasione offerta loro perchรฉ apprendessero ancora una volta in che modo si sta al mondo e in che modo si edificano le relazioni, in che modo si costruisce la comunitร  cristiana. Le relazioni si edificano dando attenzione ย alle cose piรน piccole e usando tenerezza per le piรน fragili: per questo laverร  i piedi dei discepoli, ossia la parte che piรน dice la vulnerabilitร  e lโ€™instabilitร .

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Eppure, anche alla fine, emerge lโ€™incomprensione e non giร  da parte di uno a caso, no. รˆ lโ€™incomprensione del primo degli apostoli. Insieme allโ€™incomprensione, Pietro non tarda ad esprimere addirittura il disappunto per quel gesto. Quel disappunto di Pietro tradisce tutta la fatica a concepire lโ€™esistenza di una persona dispiegata secondo lo stile del farsi ultimo. Quel disappunto non tarderร  a manifestarsi come misconoscimento di un possibile rapporto con quellโ€™uomo Gesรน.

โ€œQuello che faccio tu ora non lo capisciโ€: รจ vero, Signore, anchโ€™io non capisco e recalcitro con e come Pietro.
In ginocchio: ecco il posto del Signore e del Maestro. In ginocchio davanti a persone che non meritavano quanto egli stava per donare. Dio si china! Ma no, come รจ possibile? Altra รจ la strada: se Dio รจ Dio, non deve agire cosรฌ. Penso a tutte le situazioni in cui mi verrebbe da suggerirgli percorsi e modalitร . E, invece, lui ripete: โ€œlo capirai dopo!โ€.

In ginocchio: ecco il posto del discepolo. Chinandosi, Dio mi insegna a fare lo stesso. In ginocchio davanti a chi non sempre รจ in grado di riconoscerci e accoglierci per quello che siamo; in ginocchio davanti a chi vede le cose sempre con una punta di ironia e, talvolta, addirittura di cattiveria.
Aiutami, Signore, ad attendere il tempo in cui anchโ€™io potrรฒ capire che assumere il tuo stile non รจ mai infruttuoso.


AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM

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