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don Antonello Iapicca – Vangelo del giorno – 8 Febbraio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mc 7, 24-30

Nulla tranne la superficialità della superbia ci può rendere indegni dell’amore di Cristo. Tutto ci è accaduto per umiliarci e camminare nella fede verso Gesù nella Chiesa; per confessare i nostri peccati e condurci alla mensa di Gesù, dalla quale cadono le briciole della sua Vita capaci di plasmare in noi la forma autentica dei figli di Dio, pronti a tornare a casa, in famiglia e alla nostra realtà, e farci briciole d’amore per tutti.

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Greca di origine siro-fenicia, la donna del Vangelo era una pagana, non poteva dissimularlo. Sapeva dunque di non avere alcun diritto perché faceva parte dei “cagnolini”. Anche se addolcita dal diminutivo, la parola è fortissima: per gli ebrei, infatti, i pagani erano considerati e chiamati “cani”.

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Ma Gesù era venuto in territorio pagano proprio per lei pagana, altrimenti perché venire sino alla regione di Tiro? Gesù era sceso nella sua realtà di dolore per la figlioletta posseduta da uno spirito immondo.

Questa donna, immagine dei pagani visitati da Cristo e la Chiesa, tu ed io, ha ascoltato la predicazione che le aveva annunciato il passaggio, ovvero la Pasqua di Gesù, e si è messa in cammino.

La notizia che quel Profeta capace di guarire era vicino a lei l’ha resa audace, come accade solo a chi ha la vita ridotta in briciole.

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In quei passi che la conducevano a Cristo c’era tutto il cammino che aveva percorso scendendo i gradini dell’umiltà attraverso il disprezzo dei figli d’Israele, l’immonda infermità della figlia, e il suo amore che si rivelava incapace di fare qualcosa per lei, la sofferenza più grande.

La storia l’aveva gettata ai piedi di Gesù, l’ultima eppure l’unica sua possibilità. Per questo, ed è la fede che cresce sino alla statura adulta, non si ferma dinanzi a nulla.

Proprio la sua indegnità diviene in lei il grimaldello capace di schiudere la porta della Grazia. Una briciola di speranza le rimaneva, una briciola di Gesù le sarebbe bastata.

La fede aveva attecchito nel suo cuore contrito, spezzettato, umiliato. Si vede dal discernimento con cui guarda la realtà e la accetta per trarne la risposta alle parole di Gesù: accade in ogni casa, il pane riservato ai figli appartiene anche ai cagnolini che aspettano affamati sotto la tavola.

Non esige di sedersi con i figli, supplica solo quel poco che le serve e che sa di appartenerle; è certa che nessuno può negarglielo.

La professione della fede apparsa nel suo cammino le schiude l’accesso al fonte battesimale dove immergere la sua briciola di vita impotente nella briciola di quella di Gesù caduta con lei e per lei; e così risuscitare e andare in una vita nuova.

Il demonio contro il quale nulla aveva potuto è uscito da sua figlia in virtù del potere di Cristo accolto con la sua fede.

La figlia è immagine del nostro “io” incatenato alle menzogne del demonio. La storia che ci ha ridotto in briciole svela che siamo ancora dei pagani incapaci di salvare noi e gli altri; ma l’ascolto della predicazione ci mostra Gesù che è venuto nella nostra terra per rivelarci che nessun peccato è più grande della misericordia di Dio.

Nulla tranne la superficialità della superbia ci può rendere indegni del suo amore.

Tutto ci è accaduto per umiliarci e camminare nella fede verso Gesù nella Chiesa; per confessare i nostri peccati e condurci alla mensa di Gesù, dalla quale cadono le briciole della sua Vita capaci di plasmare in noi la forma autentica dei figli di Dio, pronti a tornare a casa, in famiglia e alla nostra realtà, e farci briciole d’amore per tutti.

Sito web di don Antonello

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Don Antonello
 

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