don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 9 Aprile 2020

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CRISTO SI INGINOCCHIA DINANZI ALLE NOSTRE STORIE PER AMARCI SINO ALLA FINE

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Oggi Dio si inchina dinanzi ai nostri piedi. Basterebbe questo per rimanere schiantati. Gesù sa che anche oggi è “la sua ora” nella quale farci “passare con Lui da questo mondo al Padre” che abbiamo rinnegato. Gesù sa che per farsi accogliere da noi come il nostro unico Signore e Maestro deve scendere “sino alla fine” del nostro cuore, sin dove è nascosta la menzogna con la quale il falso maestro ci ha sedotti per farsi signore della nostra vita. La superbia che ci ha fatto assomigliare al demonio si può infrangere solo su quest’amore inimmaginabile. L’amore sino alla fine. Gesù, infatti, è l’unico che va con noi sino in fondo.

Lui non lascia le cose a metà, il suo amore non si spegne, non si raffredda, non sfugge il pericolo, non rinuncia per la vergogna, non muta per opportunismo, non esige cambiamenti e attitudini particolari, sa pazientare e attendere, non si aspetta contraccambio ma guarda tutto di noi con speranza invincibile. Se ti prende per mano e ti promette di amarti sino alla fine, sarà esattamente così. Un amore che ama sino alla fine di noi stessi, sino agli angoli bui e irrisolti delle situazioni che ci tolgono pace e gioia. Sino alla fine di ogni nostro fallimento. Sino alla fine del peggior lato del nostro carattere. Sino all’ultima nostra debolezza. Sino alla fine dell’ultimo peccato inanellato. Un amore che brucia e cancella, che salva tutto quanto sembra perduto, che ricrea tutto quanto sembra morto e imputridito. Perché l’amore di Gesù è incastonato nella dinamica dell’esodo; è un amore pasquale che lo conduce sino a inginocchiarsi dinanzi ai nostri delitti. In quante pozzanghere piene del fango del giudizio, dell’invidia, della maldicenza, dell’avarizia abbiamo posato i nostri piedi. Quanta polvere abbiamo calpestato, secca come l’amore per la moglie o per il marito. Quanti chilometri abbiamo percorso per allontanarci da Lui e dai fratelli. Quante piaghe sotto i nostri piedi, quante sofferenze che non abbiamo potuto lenire, quante relazioni che non siamo stati capaci di ricostruire. Fratelli, oggi Gesù è in ginocchio umiliandosi dinanzi a noi per lavare nel suo sangue ogni macchia, liberarci dalla schiavitù, e accompagnarci in un autentico esodo che dimentichi e lasci dietro le spalle i peccati antichi.

Lui è oggi prostrato davanti a noi, per lavare i nostri piedi affinché essi ci facciano entrare nella Pasqua. Ma “per avere parte con Lui” alla resurrezione è necessario consegnare la nostra carne incapace di servire ai gesti umili di Cristo. Fissarlo con uno sguardo di compunzione mentre rinuncia alla sua dignità spogliandosi delle sue vesti di splendore per restare nudo come noi, dopo aver mangiato il frutto che ci era stato proibito. Contemplarlo mentre si cinge con la Verità per fare giustizia della menzogna. Umiliare i nostri schemi mentre si inginocchia dinanzi ai nostri piedi, testimoni sporchi, feriti, stanchi della nostra vita fuggita lontano dalla volontà di Dio. Per offrire, con il cuore contrito, i nostri peccati alle acque rigeneratrici della sua misericordia. Perché Lui è oggi prostrato davanti a noi, per lavare i nostri piedi affinché essi ci facciano entrare nella Pasqua. E’ in ginocchio sottomesso a te come un servo, più piccolo di te perché di fronte a questo amore si dissolva il tuo orgoglio e, così tu possa ricevere con l’Amen del mendicante il nostro Signore e Maestro che desidera ardentemente mangiare con noi la sua Pasqua. Che ci unisce a Lui perché possiamo “fare come Lui” e “seguire il suo esempio”, che significa “annunciare la sua morte” che dà la morte al nostro uomo vecchio in ogni pensiero, parola e gesto; “nell’attesa che Egli venga” in ogni istante a fare di essi la testimonianza dell’uomo nuovo ricreato in Cristo.

L’Eucarestia, infatti, è il suo Mistero Pasquale che, celebrato nell’assemblea cristiana, si compie nella vita quotidiana di ogni cristiano. Coraggio, con la Chiesa, che attende il ritorno del Signore, anche noi potremo inginocchiarci dinanzi al fratello nell’attesa che Cristo venga a trasformare quel gesto in riconciliazione e salvezza per entrambi. L’attesa della Notte delle notti che raggiunge e illumina ogni nostra notte di egoismo per deporvi l’amore di Dio rivelato in Cristo Gesù che ci spinge ad uscire per andare a cercare i nostri fratelli e lavare i loro piedi. Per questo vi invito a celebrare innanzitutto in casa il memoriale di questo amore. Prendiamoci del tempo prezioso, prima di partecipare alla celebrazione in Chiesa e raduniamoci in famiglia, o tra i membri della stessa comunità religiosa, o tra i preti in servizio nella stessa parrocchia. Proclamiamo il Vangelo e laviamoci i piedi gli uni gli altri, chiedendoci sinceramente perdono. Il padre alla madre e ai figli, la madre al padre e ai figli, i figli ai genitori e ai fratelli. Sarà il segno della vittoria del Servo, l’unico da offrire al mondo perché veda l’amore di Dio e creda in Lui.