don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 7 Maggio 2021

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SCELTI E COSTITUITI IN CRISTO PER PORTARE IL FRUTTO INCORRUTTIBILE DELL’AMORE


AUTORE: don Antonello Iapicca FONTE: Newsletter SITO WEB CANALE YOUTUBE

Tranquilli: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perchรฉ andiate e portiate frutto, e il vostro frutto rimanga”. Ogni nostra scelta sorge da questa “prima scelta” nella quale esistiamo. Secondo la tradizione giudaica, erano i discepoli che sceglievano il Rabbรฌ. Come ciascuno di noi sceglie, o vorrebbe, o si illude di scegliere, la scuola, il fidanzato, il lavoro, la casa, la macchina, il film da vedere, che cosa mangiare, come vestirsi. Al centro della vita ci siamo noi, con il bagaglio di criteri e gusti che abbiamo accumulato; e identifichiamo la libertร  con il poter scegliere in completa autonomia tra le diverse opzioni che ci presenta la vita. Spesso le passioni ci acciuffano e si impadroniscono di noi rendendoci schiavi dei loro impulsi e istinti. Ma assumiamo anch’esse nella grande famiglia della nostra libertร , magari definendole come la loro piรน completa espressione.

Tuttavia, ci imbattiamo con un momento della nostra vita nella quale non abbiamo potuto esercitare alcun tipo di libertร . E si tratta del momento decisivo: la nascita, o, piรน correttamente, l’istante nel quale il seme di nostro padre ha trovato accoglienza nell’ovocita di nostra madre ed รจ apparso quello zigote che siamo stati tu ed io. Prima di quell’istante nessuno di noi esisteva, nessuno ha scelto di essere lo spermatozoo piรน forte della frotta che tentava di guadagnare l’ovocita al cui Dna donare il proprio. Nessuno di noi ci ha messo nulla, semplicemente eravamo in quel seme lรฌ e in quell’ovocita lรฌ, punto. E siamo apparsi in questo mondo, uno zigote impercettibile, quarantasei cromosomi che contenevano tutto quello che ci avrebbe caratterizzato, il profilo del naso, il disegno della bocca, il timbro della voce, compresi i difetti. Ci siamo poi impiantati nell’utero di nostra madre attraverso il tessuto che tappezza la sua superficie interna, l’endometrio, in un “dialogo biochimico” affascinante nel quale abbiamo messo a frutto la prima cosa imparata, l’amore per il quale i nostri genitori si sono uniti dandoci la vita: da subito abbiamo cominciato ad offrire qualcosa di noi, secernendo le sostanze necessarie all’impianto dell’embrione per unirle a quelle rilasciate dall’endometrio di nostra madre, altrettanto necessarie.

Chimica d’amore che rivela l’identitร  originaria che ci caratterizza: siamo, per natura, un dono, inscritto nel dono piรน grande che ci ha generato; la nostra vita, sin dalle prime luci dell’alba, รจ stata donare come abbiamo ricevuto in dono, amare come siamo stati amati. L’avverbio “come”, “kathรณs”, che appare nel Vangelo, in greco non esprime solo un paragone, ma anche il fondamento e l’origine: l’amore di Cristo รจ norma e fondamento di ogni amore. Si potrebbe tradurre anche: “per il fatto che io vi ho amato cosรฌ, che siete stati chiamati dentro questo mio amore concretissimo, amatevi anche voi con questo amore dal quale siate stati chiamati e costituiti, nel quale esistete; lasciate che l’amore che ho effuso in voi, con il quale vi faccio vivere, e alzare la mattina giunga all’altro, chiunque esso sia”. Come all’origine della nostra vita biologica non vi e’ alcuna scelta da parte nostra, cosรฌ all’origine della nostra chiamata ad essere cristiani – ovvero di Cristo, suoi discepoli – non esiste alcuna nostra opzione. E’ qualcosa di grande, di forte, di scandalizzante. Alcuni potrebbero obiettare che stando cosรฌ le cose non esiste libertร , esattamente come non siamo stati liberi di nascere o meno. E infatti molti maledicono il giorno in cui sono nati, sino a togliersi la vita; oppure divorziano, abbandonano il sacerdozio, la scuola, il lavoro, anche i figli. Ma la prospettiva del Vangelo รจ molto diversa.

E’ la prospettiva dell’amore. Esso รจ sempre la piรน grande manifestazione della libertร  autentica, capace di donare tutto, anche la propria vita. Le parole di Gesรน ci spingono a risalire la corrente della nostra storia dal momento presente alla sua origine laddove e’ stata deposta la nostra elezione, e ancor piรน indietro, sino all’origine della storia dell’umanitร , alla sua creazione. In essa รจ inscritta e prefigurata la nostra origine e quindi la chiave della nostra identitร . Dio ha creato tutto per amore, ciascuno di noi รจ stato creato per il suo amore, del quale l’unione sponsale dei nostri genitori รจ immagine e somiglianza. Alla nostra origine vi รจ l’amore, e quindi la libertร  piรน grande. Essa รจ inscritta in noi, nel nostro spirito come nella nostra carne, nel cuore come nelle cellule. E’ la libertร  che spinge a donarsi e che fa superare ogni confine; รจ quella che percepiamo quando inizia qualcosa, qualsiasi cosa: al principio di una storia affettiva, di un fidanzamento, di un matrimonio, come di un’amicizia, alle soglie di un’impresa che ci appassiona, di studio, di lavoro, di svago, vi ร  sempre quell’ansia di infinito, quell’entusiasmo che ci farebbe spaccare il mondo.

E’ quanto descrive splendidamente Peguy: “Tutto quello che comincia ha una virtรน che non si ritrova mai piรน. Una forza, una novitร , una freschezza come lโ€™alba. Una giovinezza, un ardore. Uno slancio. Unโ€™ingenuitร . Una nascita che non si trova mai piรน. C’e’ in quello che comincia una fonte, una razza che non ritorna. Una partenza, un’infanzia che non si ritrova, che non si ritrova mai piรน. Ora la piccola speranza E’ quella che sempre comincia. Quella nascita Perpetua Quell’infanzia Perpetua. Per sperare, bimba mia, bisogna essere molto felici”. La speranza dell’inizio che scaturisce da una grande felicita’ รจ il volto della libertร  che si fa amore, dedizione, dono. Chi si sente costretto ad amare la propria ragazza? O il proprio marito, o il proprio figlio? Chi non si sente libero nell’affaticarsi in un allenamento che prepara ad una partita decisiva? Chi si vede sottrarre la libertร  nell’affrontare notti di studio in vista dell’esame che schiude le porte all’avverarsi del sogno di una vita, quello di diventare un medico, un ingegnere, un cantante d’opera? Non si sente libero solo chi non ama.

Ecco, all’inizio, all’origine della vita vi รจ un ardore, una freschezza, una razza che poi, purtroppo, lasciamo cadere tra le pieghe dell’egoismo e dell’utilitarismo, magari per le ferite sofferte, per le delusioni, per le sconfitte. Per questo oggi il Signore ci annuncia ancora una volta la veritร  invitandoci a guardare alla nostra origine, ovvero il suo averci scelti e chiamati ancor prima di essere intessuti nel seno di nostra madre. Coraggio, sei stato amato cosรฌ come saresti diventato in ogni istante della tua vita, anche se nessun occhio umano, in quell’istante, ti aveva visto e scelto; quando neanche nostra madre si era ancora accorta della nostra presenza. Alla nostra origine vi รจ, come una roccia indistruttibile, la gratuitร  dell’amore e dell’elezione di Dio, la Grazia della nostra primogenitura ad essere figli di Dio per questa generazione. Scelti per quello che siamo e non per quello che vorremmo diventare, e ditemi se questa non e’ la notizia capace di cambiare l’esistenza. Siamo stati scelti con i nostri difetti, debolezze, incapacitร ; nessun concorso, nessun esame, nessuna rincorsa per fare innamorare qualcuno.

Solo la scelta di Dio, gratuita, piรน forte d’ogni nostro egoismo, di tutti i nostri testardi rifiuti, delle nostre ingannate pretese di autonomia; piรน forte di ogni peccato. All’origine della nostra vita, come di ogni giorno vi รจ la sua chiamata che ci “costituisce” suoi apostoli, altri Cristo nella storia, perchรฉ “andiamo e portiamo un frutto che non si corrompa”. Vivere per qualcosa di eterno, un frutto del suo amore nel quale possiamo “deporre” (secondo l’originale greco) la nostra “anima, la vita”, “per gli amici”. Un amore cosรฌ grande che sa abbracciare ogni istante e ogni millimetro della vita, facendo di ciascuno un “principio, una nascita e un’infanzia perpetua”, come uno zigote che non difende nulla ma che offre ogni sostanza vitale – il tempo, le parole, i beni – all’endometrio che li attende. In quei giorni di tanti anni fa era quello zigote lรฌ ad incontrare quell’endometrio lรฌ, cosรฌ come oggi usciremo con la fidanzata, ceneremo con il marito e i figli, incontreremo Giovanni sulla metropolitana, ci riuniremo con i colleghi, giocheremo la partita di calcetto con gli amici. E ovunque doneremo noi stessi perchรฉ cosรฌ รจ scritto in noi, “amici” di Cristo sin dal seno materno.