don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 3 Novembre 2020

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LA PRIMOGENITURA E L’IPOCRISIAย 

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Con il battesimo la Chiesa ci ha recapitato lโ€™ยซinvitoยป del Signore alla ยซgrande cenaยป preparata da sempre per noi. Ha rinnovato la ยซchiamataยป a seguirlo svelandoci le ricchezze di quel ยซmenรนยป nutrendoci alla mensa della Parola e dei sacramenti. Ma, allontanandoci stoltamente dalla ยซtendaยป della comunitร  come Esaรน, in caccia di affetti e denari, abbiamo dimenticato i tanti segni dellโ€™amore di Dio disseminati nella nostra vita, perdendone il senso.

ยซEcco, sto morendo: a che mi serve allora la primogenitura?ยป (Gen 25,32): ยซesaustiยป e in preda alla fame, ci siamo cosรฌ gettati avidamente sulle ยซlenticchieยป del momento, rifiutando la ยซgrande cenaยป. Giorno dopo giorno, sguardo dopo sguardo, parola dopo parola, senza rendercene conto, la concupiscenza, il ยซmoto dell’appetito sensibile che si oppone ai dettami della ragione umana e ingenera disordine nelle facoltร  morali dell’uomoยป (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2515), ci ha strappato la gioia della primogenitura. Ormai schiavi della carne, dettiamo irragionevolmente i tempi della conversione, e organizziamo lโ€™agenda delle prioritร  stabilendo disordinatamente cosa sia ยซbeneยป e ยซmaleยป per noi, scambiando perรฒ lโ€™ยซunica cosa buona e necessariaยป per un impedimento alla felicitร .

Viviamo affannati per ยซcomprareยป, ci consoliamo nel ยซvedereยป e ยซprovareยป quello che crediamo di possedere, mentre ne diveniamo schiavi perchรฉ โ€œla lenticchia รจ il cibo degli egizianiโ€ (S. Agostino). Ma giunge ยซlโ€™ora della cenaยป, e allora si svelano i segreti del nostro cuore. Quando la moglie o il marito si avvicinano ยซinvitandociยป ad amarli, ci ยซscusiamoยป opponendo le ragioni della concupiscenza che, paradossalmente, proprio per ยซesserci sposatiยป, ci impediscono di ยซgustareยป la Grazia del matrimonio, come di qualunque altra relazione. Siamo ancora ยซuomini vecchiยป corrotti nella ricerca del piacere. Per questo, non riconoscendo nel ยซservoยป il volto di Cristo, ยซnon possiamoยป intuire la ยซbeatitudineยป promessa nella ยซchiamataยป a donarsi, anticipo e profezia del banchetto celeste del quale ยซnessunoยป schiavo ยซgusterร ยป le delizie.

Ma, nonostante tutto, nella casa del Signore ยซc’รจ ancora postoยป, e nella sua infinita misericordia, ci ยซforza ad entrareยป. La versione greca della Bibbia traduce con questo verbo (ยซanร nkฤ“ – forzareยป) le tribolazioni e le sofferenze dovute a malattie, fallimenti e persecuzioni. Con esse, dunque, il Signore ci ammaestra cercandoci ยซper le piazze e per le vie della cittร ยป, piantando la Croce ยซlungo le siepiยป che ci imprigionano. Con essa distrugge orgoglio e stoltezza, per farci scoprire di essere ยซpoveri, storpi, ciechi e zoppiยป, pagani nel cuore nonostante il battesimo. Come loro potremo allora desiderare la ยซgrande cenaยป piรน delle lenticchie che non ci hanno sfamato.

Solo chi non ha piรน nulla, chi ยซnon vedeยป il senso della sua vita, chi vive ยซrattrappitoยป nella solitudine, chi ยซzoppicaยป incapace di tutto, si lascia ยซspingereยป ad entrare al banchetto della misericordia. Costui รจ ยซBeatoยป, come Giacobbe immagine dei pagani, un grumo di debolezza che ascolta e accoglie umilmente in ogni evento la ยซchiamataยป gratuita del Signore a ยซprendere cibo nel Regno di Dioยป.

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AUTORE: don Antonello Iapicca FONTE: Newsletter SITO WEB CANALE YOUTUBE

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