don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 26 Ottobre 2019

LA CONVERSIONE E’ IL CAMMINO DELLA VITA SUL QUALE DISCERNERE IN OGNI ISTANTE L’AVVENTO DELLO SPOSO

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La sapienza consiste nel saper contare i propri giorni, ciascuno come un «kairos», un momento favorevole per «convertirsi». Come «questo preciso momento» in cui le notizie dal fronte della storia ci annunciano terremoti e crisi finanziarie nel mondo, gelosie, invidie e divisioni nei cuori. È vero, la «creazione geme e soffre» a causa del peccato, ma non è impazzita. La cronaca registra il dolore, ma è quello delle «doglie» che annunciano la vita per la quale Dio ha plasmato ogni cosa. Essa risplende come una primizia nei Figli di Dio «piantati» nella vigna del Signore. Nel seno della Chiesa, come pazienti «vignaioli», pastori e catechisti li hanno curati con «zappa» e «concime», la Parola che dissoda con la Verità, e i sacramenti che nutrono del Mistero Pasquale di Gesù.

Una storia d’amore che ha accolto anche noi nel seno di una terra di misericordia e tenerezza, grazie e segni, correzioni e consolazioni. Il «terreno» fecondato dal seme benedetto del corpo del Signore, nel quale siamo stati chiamati a crescere e risuscitare con Lui, per presentare al mondo i «frutti» maturi della fede adulta, le opere che annunciano in noi la sua vittoria sulla morte. Il mondo ha bisogno dei nostri «frutti», é questione di vita o di morte. Accanto a noi qualcuno sta per abortire, divorziare, gettare al vento la propria dignità. Le persone più care «soffrono e gemono» brancolando nel buio; troveranno oggi in noi il discernimento, la Parola di Verità, l’amore di cui hanno diritto? Forse no. Forse, come quei giudei, «abbiamo mangiato e ci siamo saziati» dei segni con i quali il Signore ha «moltiplicato» la nostra povera vita e abbiamo cominciato a «sfruttare» per noi stessi «il terreno» del Padrone. Forse ci stiamo approfittando del matrimonio, del ministero, dell’amicizia, di Dio stesso. E l’amore?

Che ne abbiamo fatto di tutto l’amore seminato nella nostra vita? Abbiamo tristemente scambiato i “frutti” che siamo chiamati a dare con quelli che esigiamo dagli altri. Per questo il Signore dice perentoriamente: «Taglialo». E’ una scure questa parola, ed è rivolta a noi. Come mai ancora non è giunta sulla nostra vita per portarsela via? Forse siamo migliori del collega morto all’improvviso o della ragazza rapita, violentata e uccisa? O forse Dio è un mostro e fa preferenze e vibra la scure scegliendo chi colpire come in una lotteria? «No, vi dico, ma se non vi convertite», la morte sarà per voi un’ingiustizia senza senso come lo è per il mondo. E il mondo resterà senza speranza e ne chiederò conto a voi. Anche oggi può caderci addosso la torre di Siloe, basta una parola del marito… Ma non è detto che ci uccida come uccide chi non se l’aspetta: possiamo “convertirci”, lasciare di guardare noi stessi e contemplare l’altro, nel quale è vivo Cristo; e accogliere la stessa parola cattiva con amore, morendoci dentro probabilmente, tanto è dura e ironica.

Ma per amore, offrendosi all’altro come Cristo si è consegnato a noi, senza riserve. Allora la torre non ci schiaccerà nella disperazione, ma sarà un’occasione per donarsi e amare. Una bella differenza no? «Convertirci» allora è ricordare che c’è un «taglialo» che ci aspetta e meritiamo; è fermo a mezz’aria per la pazienza magnanime di Dio che desidera che tutti si salvino. Per questo ci concede ancora quest’«anno» di misericordia, la vita che abbiamo davanti come un giubileo, per lasciare il peccato e abbandonarci all’opera del «vignaiolo».

Commento a  cura di don Antonello Iapicca

Busshozan shi ko 31-1
Takamatsu, Kagawa 761-8078
Japan

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI

Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 13, 1-9
 
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
 
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Parola del Signore

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