don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 26 Aprile 2022

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VERA E FALSA SAPIENZA

Come Nicodemo ci consideriamo maestri, e non conosciamo il Mistero capace di far nuova la vita. Nicodemo è religioso, ha studiato, ma non riconosce il soffio dello Spirito. Ne sente la voce, ma è avvolto nella notte, non comprende da dove venga e dove vada. Lo Spirito infatti soffia dove vuole, non lo si può catalogare e intrappolare. Sfugge come il vento, i suoi cammini non sono quelli degli uomini. Carne e sangue non hanno in sé la capacità per decifrarne le traiettorie che seguono ritmi e tempi che trascendono limiti e criteri incatenati alla terra. Lo Spirito è libertà.

Illuminate dalla Verità annunciata dal Signore, le cose della terra, l’identità compiuta dell’uomo e della creazione, il senso primo e ultimo della storia, sono strappate all’incredulità. L’inganno del demonio ha ridisegnato la realtà, e ciò che è naturale e adeguato all’uomo è diventato innaturale e inadeguato, mentre la menzogna che genera pensieri, criteri e atti contro natura ci appare come verità incontrovertibile. I rapporti e gli affetti, il lavoro, la sessualità, tutto è governato dalla superficialità soffocante delle passioni, dei desideri, dei sentimenti.


AUTORE: don Antonello Iapicca FONTE: Newsletter SITO WEB CANALE YOUTUBE

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La carne ed il sangue si sono appropriati delle esistenze e le muovono come fossero burattini. Il “sentire” qualcosa è divenuto il dittatore inattaccabile d’ogni decisione e comportamento. Se non si “sente” qualcosa, non la si fa. E così il sangue e la carne sprovvisti dello Spirito di vita descrivono, senza pietà, il perimetro angusto e schiavizzante delle nostre ore. E’ il buio della notte di Nicodemo, comune a quella di ciascuno di noi.

Maestri sì, ma carnali. Esperti certo, ma di istinti e passioni. E non si tratta solo di quelle sfrenate e immediatamente peccaminose, ma anche di quelle che muovono le attenzioni di una madre, l’affetto di un marito, l’amicizia e molto altro. Siamo adulti, ma secondo la carne, incapaci di riconoscere nei figli, carne della nostra carne, l’opera dello Spirito. Dobbiamo rinascere dall’alto, uno sguardo nuovo che sgorghi da un cuore nuovo, celeste, capace di trapassare l’apparenza per vedere la realtà spirituale celata nella carne. Un figlio nella situazione peggiore è già amato da Dio; in lui, come in un matrimonio in crisi, è già all’opera Cristo risorto!

Ma occorre scendere, umiliarsi e accogliere il discernimento dello Spirito che tracima e spiazza. Il vento dello Spirito è movimento, disintallazione, indica sempre un di più, un più in là che non possiamo afferrare e gestire. È la libertà di Dio, quell’amore che ama oltre ogni misura, che si piega sui peccatori più peccatori, che si commuove e ha compassione della pecora più sperduta. E’ la follia di Dio, che abbraccia l’universo senza condizionamenti. Non si fa ingabbiare dagli schemi atrofizzati, dai piani pastorali, dalle riunioni di condominio, dalle sentenze dei tribunali. Irrompe quando e dove non ce lo aspettiamo, scende dal Cielo e colma di Cielo la terra. Lo Spirito è la Vita di Cristo che discende da lassù, dal cuore stesso di Dio per innalzare, nella sua Croce gloriosa, la terra dentro a quel cuore.

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Così la Croce, quella di ogni giorno contro la quale lottiamo credendo di far cosa giusta, saggia e ragionevole, è invece il sigillo evidente dell’irruzione dello Spirito. La Croce stravolge il piatto e incolore incedere del mondo schiavo della carne. La Croce strappa dalle consuetudini radicate, impermeabili alla novità sconvolgente di Dio. La Croce innalza sino al cuore di Dio, al suo amore. La Croce è l’abitacolo dello Spirito, è lei che spira ai quattro angoli del mondo, che scende nelle profondità occulte delle angosce e dell’inferno del peccato. E’ lei che si estende oltre ogni barriera a est e a ovest, a nord e a sud, abbracciando nella misericordia chiunque incontri, amici e nemici.

E’ la Croce che catapulta le nostre esistenze alla destra di Dio. Crocifissi con Cristo ora e qui siamo misteriosamente avvinti al suo stesso Spirito, ne riconosciamo le orme che spingono all’amore più folle; liberati perché crocifissi nel cuore di Dio possiamo vivere la vita su questa terra come un anticipo del Cielo, dove tutto ci appare nella luce della Verità, il Destino incorruttibile che ci attende. In questa luce si dirada la notte dell’incredulità che ci rende idolatri e inginocchiati dinanzi alle creature, e possiamo alzare lo sguardo nella contemplazione del Creatore, della sua volontà d’amore che pervade ogni istante, ogni persona, ogni evento. Crocifissi con Cristo gustiamo la sua stessa libertà, come pecore miti e docili riconosciamo la voce del Pastore buono e possiamo porci alla sua sequela, nella meravigliosa avventura della vita immersa nel compimento della sua volontà.