Celebriamo oggi la XXIX domenica dellโanno liturgico: mancano quindi ancora cinque domeniche per concludereย lโanno liturgico. Se ricordiamo, a fine giugno abbiamo iniziato a โseguireโ Gesรน che con passo deciso si dirigevaย verso Gerusalemme, dove avrebbe poi trovato la morte in croce. Ma la cittร di Gerusalemme non era solo una metaย geografica, ma era soprattutto meta simbolica: rimanda alla Gerusalemme del Cielo, dove Gesรน รจ salito alla destraย del Padre, regnando quale Re dellโUniverso. Si comprende cosรฌ il perchรฉ di questa festa al culmine dellโAnno Liturgico. Seguire Gesรน, lasciarci orientare dalla sua Parola, imitare i suoi gestiโฆ รจ garanzia per partecipare alla gioiaย del Banchetto al quale Gesรน stesso, Re, cโinvita e che รจ anticipato nel sacramento dellโEucaristia.ย La prima lettura di oggi, tratta dal libro dellโEsodo, come ogni domenica dร introduzione ed รจ chiave di lettura del vangelo.ย
Il commento continua dopo il video.
Siamo nel deserto, e Amalek viene a combattere contro il popolo dโIsraele. Mentre Giosuรจ con un gruppo di uominiย combatte, Mosรจ sul monte prega: โQuando alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalekโฆ Poichรฉ Mosรจ sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette,ย mentre Aronne e Cur, uno da una parte e uno dallโaltra, sostenevano le sue maniโฆ Giosuรจ sconfisse Amalekโ. Questaย breve scena fa capire che la battaglia non fu vinta tanto da Giosuรจ, quanto dalla preghiera insistente di Mosรจ,ย quanto mai convinto โ come risponderemo nel salmo โ che โIl mio aiuto viene dal Signoreโ.ย ย
1 : ยซGesรน diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessitร di pregare sempre, senza stancarsi maiยป.ย Gesรน non solo invita a pregare, ma a farlo con insistenza, senza stancarsi. Non si tratta quindi semplicemente diย dire alcune preghiere, ma di pregare, che รจ cosa ben diversa. Recitare alcune preghiere รจ limitarsi a dire qualcheย formula, per poi tornare a immergersi nelle proprie cose. Pregare, invece, significa portare ogni cosa dentro laย preghiera, e da essa lasciarsi guidare, cioรจ portare/mettere tutto davanti a Dio, in Dio, e da Lui farci guidare. Puรฒย sorgere una domanda: perchรฉ questo tema? Perchรฉ, come dicevamo, ci stiamo avvicinando al termine del cammino, dellโanno liturgico: e a volte si crede che il piรน รจ fatto, e si comincia a rilassarci. Invece รจ proprio nelle ultimeย battute, gli ultimi minuti che si vince. Ecco allora che la preghiera รจ saper riporre al centro lโamicizia con Dio, essenziale per vincere ogni battaglia.ย ย
2-8: “In una cittร viveva un giudice, che non temeva Dio nรฉ aveva riguardo per alcuno. 3In quella cittร c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sรฉ: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedovaย mi dร tanto fastidio, le farรฒ giustizia perchรฉ non venga continuamente a importunarmi””. 6E il Signore soggiunse: “Ascoltate ciรฒ che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farร forse giustizia ai suoi eletti, che gridano ย giorno e notte verso di lui? Li farร forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farร loro giustizia prontamente. Ma ilย Figlio dell’uomo, quando verrร , troverร la fede sulla terra?”.ย
Diciamo subito che questa รจ la seconda volta che Gesรน presenta una parabola per spiegare lโimportanza di insistere nella preghiera. La prima volta รจ stata nel capitolo 11 di Luca, che abbiamo ascoltato il 24 luglio. Lo faceva con unaย parabola dedicata allโuomo importuno che va a bussare allโamico nel cuore della notte per chiedere alcuni pani. Ebbene, se allโinizio questi non vuole darglieli, alla fine cede per lโinsistenza. Cosรฌ come questa vedova! E troveremoย un terzo appello al capitolo 21 di Luca, quando Gesรน invita a pregare-vegliare in ogni momento: ยซVegliate e pregateย in ogni momento, perchรฉ abbiate la forza di stare in piedi davanti al Figlio dellโuomoยป (cf. Lc 21,36). Prima di entrare nel significato del pregare sempre, vorrei porre lโattenzione sulla protagonista di questa parabola,ย la vedova. Gesรน non sceglie a caso i soggetti. La vedova era unโesclusa, una persona senza diritti: diremmo oggi,ย una scartata dalla societร . Gesรน dunque presenta un caso limite e mostra che chiunque, al di lร della condizione diย vita, puรฒ pregare e ottenere.
La condizione della vedova ci suggerisce un altro aspetto. Sebbene โscartataโ, lei nonย ha nรฉ temuto nรฉ si รจ vergognata di portarsi davanti al giudice. Cosรฌ anche noi, non dobbiamo nรฉ temere nรฉ vergognarci di stare davanti al Signore col carico della nostra debolezza e fragilitร , della nostra condizione di peccatori.ย Siamo invitati a manifestare la nostra debolezza al Signore e lasciarci trasfigurare dal Suo amore misericordioso.ย Infine, dallโinsistenza della vedova, possiamo cogliere anche la sua fede. Lei non si stanca di chiedere al giudice ciรฒย che le aspetta per diritto. Cosรฌ anche noi non dobbiamo stancarci di chiedere, sapendo che la preghiera non serveย tanto a far cambiare idea a Dio, quanto a far e cambiare idea a noi, nel senso di farci comprendere che al di lร diย quello che viviamo, che Dio non si stanca di noi. Eโ con noi, al di lร di quello che possiamo fare a causa della fragilitร ย umana. La preghiera continua, quindi, serve ad educarci alla consapevolezza che viviamo in Lui e con Lui. E soloย questo ci aiuterร poi a vivere per Lui.ย ย
Se ripensiamo e riprendiamo il messaggio della prima lettura, a far vincere Israele in battaglia non รจ stato Giosuรจย con i suoi uomini, quanto le mani alzate di Mosรจ. ร lโimmagine di cosa puรฒ fare la preghiera insistente. Per farย fronte alla stanchezza, a Mosรจ viene offerta una pietra dove sedersi e i due amici accanto a lui gli sostengono leย braccia. Domandiamoci: qual รจ la pietra della nostra vita che ci permette di trovare ristoro? Chi sono i โdue amiciโย che ci sostengono durante la lotta affinchรฉ il nemico non vinca?ย
La vedova si reca innanzi al giudice e affronta la sua battaglia affinchรฉ sia fatta giustizia. Anche nel nostro cuore cโรจ una continua battaglia affinchรฉ sia fatta giustizia. Cโรจ in noi una costante lotta tra il bene e il male,ย tra la dimensione carnale e quella spirituale. Riprendendo lโimmagine della vedova, potremmo dire che la dimensione spirituale bussa con insistenza alla porta del cuore di Dio affinchรฉ la dimensione carnale non abbia il sopravvento. La dimensione spirituale chiede il suo spazio nella vita, chiede di essere riconosciuta e rispettata, perchรฉ saย bene che non siamo solo un grumo di cellule, ma siamo il Sogno di Dio! Di quel Dio che ci ha fatti come un prodigio,ย a sua Immagine e somiglianza. E che ora attende โ per un diritto di giustizia โ di veder sprigionare dal nostro cuoreย tutto il bene, il vero, il bello ivi custodito. Pregare incessantemente significa non dimenticare mai questa veritร .ย Non lasciarci mai mettere allโangolo dalla dimensione carnale o da quanti vorrebbero classificarci semplicementeย come peccatori, scarti, impossibilitati nel bene.ย
Nella parabola, il giudice tarda a dare risposte, cosรฌ come lโamico tardava a dare risposte allโamico importuno; in questo โritardoโ possiamo vedere la nostra dimensione creaturale, legata alla terra che, pur di nonย cambiare, โtardaโ a dare risposte allโanelito dello spirito che vive in noi, e noi ci ritroviamo come sospesi. La dimensione carnale crede di potersi gestire come ritiene, facendo finta che non ci sia una dimensione superiore, quellaย spirituale. Capita un poโ come nella societร odierna, dove si da poco spazio allo spirituale perchรฉ lo si reputa cosaย privata, e cosรฌ capita in noi. Il maligno opera per confondere, ma la preghiera insistente puรฒ rompere questa con dizione di stallo. Ma bisogna crederci! E non importa se questo avviene pian piano, se ci sono o ci saranno ricaduteโฆ non dobbiamo demordere, non dobbiamo dimenticare ciรฒ che ci spetta di diritto. Come la vedova, non demordiamo: โSe lo Spirito di Dio abita in voi, non siete piรน nulla carne ma nello SpiritoโฆAvete ricevuto lo Spirito di adozioneย per il quale gridiamo โAbbร , Padreโโฆ Se siamo figli, siamo anche eredi, eredi di Dioโฆโ (Rm 8,9). Nessuno potrร quindiย separarci da questa certezza (cfr Rm 8,31ss). A noi, come ricorda san Paolo a Timoteo nella seconda lettura, โre stare saldi in quello che abbiamo imparato e che crediamoโฆโ (2Tm 3,14).ย ย
Ma come nella vita interiore, questa dinamica si sviluppa nella vita sociale e politica, dove i piccoli e iย poveri, gli scartati della societร bussano e gridano alle porte di coloro che โlautamente mangianoโ. Ma ci sono iย poveri e i Paesi poveri che gridano, e i ricchi e i Paesi ricchi che tentennano, che calcolano, che valutanoโฆ perย difendere interessi e non la dignitร delle persone. E anche se apparentemente pare che Dio non risponda, che siaย da unโaltra parte, in realtร ascolta questo grido, e arriverร sempre il momento in cui darร a ciascuno secondo le sueย opere, come ci รจ stato ricordato domenica scorsa con il ricco epulone e Lazzaro.ย ย
8b: โMa il Figlio dell’uomo, quando verrร , troverร la fede sulla terra?”.
Gesรน conclude il brano con una domanda provocatoria. Siamo talmente appiattiti sullโoggi, presi dalle cose effi mere della vita che ci dimentichiamo di amministrare correttamente il bene della vita che abbiamo ricevuto (cfrย due domeniche fa); ci dimentichiamo che siamo Fratelli tutti e non possiamo permetterci di voltarci dallโaltra parteย (cfr domenica scorsa)โฆ E Gesรน oggi ci sprona ancora una volta. In fondo, ciรฒ che emerge, non รจ tanto il fatto cheย Dio risponda o meno. Ciรฒ che conta รจ unโaltra domanda: dove siamo noi? Dovโรจ il nostro desiderio di Lui?
Il commento al Vangelo di domenica 16 ottobre 2022 curato da don Andrea Vena. Canale YouTube.



