Contemplare il Vangelo di domani – lunedì 4 settembre 2017 – Lc 4, 16-30

Giorno liturgico: Lunedì, XXII settimana del Tempo Ordinario

Commento: Rev. D. David AMADO i Fernández (Barcelona, Spagna)

«Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi»

Oggi, «si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi» (Lc 4,21). Con queste parole, Gesù commenta nella sinagoga di Nazareth un testo del profeta Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me;» (Lc 4,18). Queste parole hanno un significato specifico al di là del momento storico in cui sono state pronunciate. Lo Spirito Santo abita in pienezza in Gesù Cristo, ed è Lui chi lo manda i credenti.

Ma anche, tutte le parole del Vangelo hanno un’eterna attualità. Esse sono eterne perché sono state pronunciate dall’Eterno, e sono attuali perché Dio fa che si compiano in tutti tempi. Quando ascoltiamo la Parola di Dio, dobbiamo riceverla non come un discorso umano, ma come una parola che ha un potere di trasformazione in noi. Dio non parla alle nostre orecchie, ma i nostri cuori. Tutto ciò che dice è profondamente pieno di significato e di amore. La Parola di Dio è una fonte inesauribile di vita: «È molto più ciò che ci sfugge di quanto riusciamo a comprendere. Siamo proprio come gli assetati che bevono ad una fonte.» (S. Efrem). Le sue parole vengono dal cuore di Dio. E da quel cuore, il cuore della Trinità, è venuto Gesù –la Parola del Padre- agli uomini.

Così, ogni giorno, quando sentiamo il Vangelo, dobbiamo essere in grado di dire con Maria: «avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38), e Dio ci risponderà: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita». Ora, per che la Parola possa essere efficace in noi dobbiamo scartare ogni pregiudizio. I contemporanei di Gesù con lo capissero, perché solo guardavano con occhi umani: «Non è costui il figlio di Giuseppe?» (Lc 4,22). Hanno visto l’umanità di Cristo, ma non hanno capito la sua divinità. Ogni volta che sentiamo la Parola di Dio, al di là dello stile letterario, della bellezza delle espressioni o l’unicità della situazione, dobbiamo sapere che è Dio che ci parla.

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO – Lc 4,16-30

In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore».

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

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