Commento al Vangelo del 19 ottobre 2014 – Congregazione per il Clero

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XXIX Domenica Tempo Ordinarioย โ€“ Anno A

Citazioni:

Il dialogo narrato nel Vangelo di questa domenica, mette in evidenza lโ€™atteggiamento poco autentico dei farisei, i quali tentano di โ€œcogliere in falloโ€ Gesรน per trovare unโ€™accusa plausibile contro di Lui. Eโ€™ proprio il primo versetto della pagina evangelica di Matteo a offrirci questa chiave di lettura: ci si puรฒ presentare al Maestro anche con intenzioni insincere, per legittimare se stessi e far sorgere motivi apparentemente validi per rifiutare la Sua presenza e la Sua Parola. E, tuttavia, anche questa occasione di incontro con dei cuori cosรฌ poco trasparenti, da a Gesรน la possibilitร  di affermare una veritร  liberante per la nostra vita: solo il Signore รจ Dio e Lui solo bisogna adorare!

In modo subdolo, le autoritร  mandano a Gesรน dei farisei e degli erodiani, i quali propongono un quesito: โ€œbisogna pagare le tasse allโ€™impero romano oppure no?โ€ Ora, farisei ed erodiani sono due gruppi diversi; i farisei sono gli uomini religiosi e conservatori, che rifiutano perfino di toccare le monete dellโ€™impero, perchรฉ su di esse cโ€™รจ dipinto il volto dellโ€™imperatore e ciรฒ รจ contrario al comandamento; semplicemente toccare le monete, farle circolare nel Tempio e pagare il tributo, significava riconoscere allโ€™imperatore un potere sul popolo santo di Dio. Gli erodiani, invece, erano quei Giudei del partito di Erode, il quale governava una parte del territorio proprio per conto dellโ€™impero romano; essi avevano tutto lโ€™interesse, anche economico, a incassare le tasse. Si capisce allora il tranello che le autoritร  hanno preparato a Gesรน: se Gesรน risponde con un โ€œnoโ€ si mette contro lโ€™impero e se risponde โ€œsiโ€ si mette contro la legge e quindi contro il Tempio.

Gesรน, perรฒ, รจ un sapiente secondo lo Spirito. Egli vede la loro astuzia insincera e smaschera la loro ipocrisia, spostando il problema e andando alla radice; si fa dare una moneta, chiede di chi รจ lโ€™immagine. A questo punto, afferma: se la moneta รจ di Cesare restituitegliela ma state anche molto attenti a restituire a Dio ciรฒ che รจ di Dio. Gesรน non sta separando politica e religione e nรฉ proponendo una sorta di laicitร  in cui vi sono due ambiti diversi, Chiesa e Stato. Il pericolo di una simile visione, infatti, รจ che si separa la confessione di fede dalla storia, dalla prassi sociale, dallโ€™impegno politico, dalla vita reale.

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Gesรน sta dicendo una cosa molto piรน grande: cโ€™รจ qualcosa che appartiene a Cesare โ€“ allโ€™impero, allโ€™autoritร  โ€“ e allora dategliela; ma state attenti a non consegnare a nessuno, neanche allโ€™autoritร , tutto il resto e cioรจ voi stessi, la vostra persona, la vostra dignitร , la vostra libertร . La vostra vita appartiene a Dio e solo a Lui dovete restituirLa, vivendola per Lui. Non siate schiavi di nessunโ€™altra autoritร  di questo mondo e a nessun idolo affidate la vostra vita: nรฉ allo Stato, nรฉ alle idee o ideologie, nรฉ al denaro, nรฉ alla posizione sociale. Cโ€™รจ qualcosa di profondo, di intimo, di importante che appartiene a Dio e solo a Lui va restituito: รจ lโ€™uomo nella totalitร  della sua esistenza. Sulla moneta che circola sulla terra cโ€™รจ lโ€™immagine di Cesare ma nel cuore dellโ€™uomo, invece, รจ impressa lโ€™immagine di Dio. A Dio solo devi rendere culto, Lui solo adorare, a Lui affidare la tua vita. In tal senso, anche la Iยช Lettura ci aiuta nella riflessione: il re Ciro รจ suscitato da Dio per il bene del popolo e, tuttavia, Ciro non รจ un dio da adorare perchรฉ โ€œIo sono il Signore e non ce nโ€™รจ alcun altroโ€.

Questa Liturgia della Parola domenicale, dunque, ci consegna la veritร  profonda della nostra vita e ci fa comprendere quanto affermare Dio, non significa diminuire la nostra umanitร  ma, al contrario, ritrovarla pienamente liberata. Affermare Dio e credere nel Suo comandamento โ€“ adorare Lui solo e non farsi altri dei โ€“ non รจ una parola che ci schiaccia ma, invece, รจ il fondamento della nostra dignitร  di uomini: nessuno puรฒ renderci schiavi, a nessuno dobbiamo sottometterci con mortificazione, e nessuno puรฒ distruggere o annullare la bellezza che siamo perchรฉ noi siamo, anzitutto, immagine di Dio. Dunque, noi apparteniamo a Colui di cui siamo immagine.

Il cristiano, dunque, sa di essere in questo mondo ma di non appartenere ad esso; vive tutte le cose con passione restando, perรฒ, interiormente libero per Dio; si impegna fino in fondo e obbedisce alle autoritร  di questo mondo e, tuttavia, la sua anima appartiene a Dio. Egli sa che anche Cesare, alla fine, รจ sottomesso a Dio e che, in certi casi e contesti, essere fedeli a Dio e alla Sua Parola puรฒ voler dire resistere, lottare, soffrire e talvolta anche morire. Il cristiano sa, che in ogni realtร  su cui รจ chiamato ad esercitare un potere o un governo, mai deve abusare e usare lโ€™arma della sopraffazione. Egli considera ogni uomo come fratello da accogliere e amare perchรฉ in lui scorge lโ€™immagine di Dio; rifiuta ogni violenza dร  forma alla fede professata, attraverso un impegno quotidiano che contribuisca a rendere piรน umano e piรน accogliente questo mondo.

Benedetto XVI cosรฌ commenta il brano evangelico di questa domenica: โ€œIl tributo a Cesare va pagato, perchรฉ lโ€™immagine sulla moneta รจ la sua; ma lโ€™uomo, ogni uomo, porta in sรฉ unโ€™altra immagine, quella di Dio, e pertanto รจ a Lui, e a Lui solo, che ognuno รจ debitore della propria esistenza. I Padri della Chiesa, prendendo spunto dal fatto che Gesรน fa riferimento allโ€™immagine dellโ€™Imperatore impressa sulla moneta del tributo, hanno interpretato questo passo alla luce del concetto fondamentale di uomo immagine di Dio, contenuto nel primo capitolo del Libro della Genesi. Un Autore anonimo scrive: โ€œLโ€™immagine di Dio non รจ impressa sullโ€™oro, ma sul genere umano. La moneta di Cesare รจ oro, quella di Dio รจ lโ€™umanitร  โ€ฆ Pertanto daโ€™ la tua ricchezza materiale a Cesare, ma serba per Dio lโ€™innocenza unica della tua coscienza, dove Dio รจ contemplatoโ€.

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