Il commento alle letture di domenica 21 Aprile 2019 a cura di don Enzo Pacini cappellano del carcere ยซLa Dogaiaยป di Prato.
La Pasqua sconvolge le nostre certezze
La settimana che รจ compresa tra la Pasqua e la domenica successiva, lโOttava, potrebbe esser considerata, dal punto di vista liturgico, come una sola grande festa, anche se giร dal Lunedรฌ dellโAngelo la tensione tende in genere a smorzarsi e non sempre รจ facile, anche nelle domeniche successive, tenere alto il ยซtonoยป del tempo pasquale nelle celebrazioni. Le motivazioni possono essere molte e non รจ il caso di parlarne in questa sede, piuttosto possiamo notare come questa settimana sia racchiusa come fra due parentesi di incredulitร .
Nel Vangelo di Luca, proclamato nella Veglia (Lc 24,1-12), viene sottolineato come la testimonianza delle donne di ritorno dal sepolcro sia reputata dagli apostoli come un vaneggiamento; Pietro si reca comunque al sepolcro e sembra quasi di cogliere una sfumatura di svogliatezza, uno sbuffo del tipo ยซfacciamo anche questa!ยป (ben diverso il racconto della corsa a perdifiato narrata da Giovanni nella Messa del giorno [Gv 20,1-9], ma si tratta di prospettive diverse), mentre la domenica successiva ascolteremo, come ogni anno, lโepisodio dellโincredulitร di Tommaso (Gv 20,19-31).
Lโannuncio pasquale, che pur trasformerร gli apostoli, Pietro in particolare, in una vera ยซiconaยป di Cristo (cfr. At 5,12-16; 1a lettura Ottava) รจ racchiuso in questa parentesi di incredulitร . Non credo sia giusto passare troppo facilmente sopra questo fatto, come se si trattasse di un semplice smarrimento momentaneo. Certo, lo รจ stato, ma รจ anche un segnale di come lโevento pasquale sia sconvolgente per il mondo dellโuomo; รจ come se le carte in tavola fossero di nuovo rimescolate, tutta la fatica nellโaffrontare il dramma della passione, il dolore per la perdita del maestro, che costituisce comunque un punto fermo, fosse vanificata. E non solo perchรฉ lโannuncio della resurrezione contrasta con lโesperienza umana che ci dice, con le parole della saggezza popolare, che a tutto cโรจ rimedio tranne alla morte, ma perchรฉ questo ci porta in una terra sconosciuta, della quale non possediamo mappe, nรฉ misure. E infatti Cristo non รจ semplicemente tornato in vita ma vive una vita radicalmente diversa, che proietta gli apostoli ei discepoli di ogni tempo in situazioni di frontiera.
La morte รจ vinta, ma ciรฒ non toglie che Giovanni, assieme ai fratelli, viva nella tribolazione la sua perseveranza nel regno e la testimonianza resa a Gesรน (cf. Ap 1,9-19; 2a lettura Ottava). Del resto la Pasqua non ci ha forse introdotto in una nuova creazione, tuttora in corso, con tutte le caratteristiche di ยซcantiereยป, di realtร definitive mescolate ad altre provvisorie come accade nella messa in opera di ogni progetto? Pietro parlerร dei credenti come ยซedificioยป di Dio, di pietre vive (cf. 1Pt 2,5), una realtร dinamica ma che procede comunque coi ritmi e le difficoltร della storia. Anche la conclusione del vangelo di Giovanni rimane aperta: non รจ stato detto tutto, volutamente, non si puรฒ bypassare lโesperienza della fede, dellโaffidamento quotidiano nella speranza a colui che รจ il Primo, lโultimo e il vivente. Ecco perchรฉ la Pasqua ci chiederร sempre lo sforzo di riconoscere il Cristo nel pellegrino che cammina accanto a noi, come i due di Emmaus (cf. Lc 24,13-35; Messa vespertina di Pasqua), di invitarlo a restare con noi mentre scende la sera, per riconoscerlo ancora una volta nello spezzare il pane.
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Cappellano del carcere, vicedirettore dellโufficio pastorale dei migranti (per la pastorale dei nomadi), consulente ecclesiastico diocesano Movimento Apostolico Ciechi, segretario del vicariato Prato Sud-Est.
Dati aggiornati al 14/02/2019
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