Il commento alle letture di domenica 17 Febbraio 2019 a cura di don Enzo Pacini cappellano del carcere ยซLa Dogaiaยป di Prato.
Lโaltra faccia delle beatitudini
Nella prima lettura (Ger 17,5-8 ) e nel salmo responsoriale (Sal 1) di questa domenica ricorre unโimmagine molto simile, al punto che questi due brani sembrano lโuno la parafrasi dellโaltro, ovvero quella del credente assimilato allโalbero piantato lungo corsi dโacqua.
Senza dubbio lโimmagine รจ fortemente simbolica e evocativa, anche il profeta Ezechiele la utilizza nella celebre visione del nuovo tempio, dove, appunto, alberi fruttiferi e salutari crescono lungo il fiume che sgorga dallโaltare (cf. Ez 37,12).
Chi ha qualche anno potrร ricordare uno dei canti piรน gettonati nelle liturgie dei gruppi giovanili e cori parrocchiali di un poโ di tempo fa: ยซcome alberi piantati lungo il fiume noi aspettiamo la nostra primavera…ยป, un canto solare e luminoso nella sua promessa di speranza di ragazzi che si affacciavano alla vita o di credenti affascinati dalle prospettive di un tempo post conciliare ricco di aspettative e impegni. In realtร i due brani citati hanno una doppia faccia, secondo uno schema di benedizione-maledizione: saranno come alberi lungo corsi dโacqua se… altrimenti saranno come arbusti nella steppa. Il punto nodale รจ lโadesione al Signore, ovviamente, non semplicemente un generico ottimismo. A volte questo ยซrovescio della medagliaยป puรฒ suonarci un poโ disagevole, ma anche nel Vangelo di Luca (lโevangelista della misericordia, lo ยซscriba della mansuetudine di Cristoยป, come lo definisce Dante) alle beatitudini corrispondono i guai: beati i poveri, guai ai ricchi, beati gli affamati, guai ai sazi…
La cosa puรฒ infastidirci anche confrontandole con la versione di Matteo, dove tutto รจ piรน spiritualizzato, con un tono forse piรน elevato ma anche meno diretto. Dietro a tutto questo si potrebbe nascondere lโequivoco di cui sopra riguardo al canto ispirato al salmo: siamo come alberi perchรฉ siamo giovani e il mondo ci sorride o perchรฉ รจ il Signore la nostra forza? Le beatitudini di Matteo potrebbero dare lโidea di un aggiustamento per un mondo che piรน o meno va bene cosรฌ, dove รจ possibile che anche situazioni di difficoltร e sofferenza possano essere superate vivendo in un certo modo, appunto la povertร in spirito, la purezza di cuore, la mitezza… nulla รจ detto sullโambiente, su quello che sta intorno, sugli altri che non sono in questa situazione, ma forse non estranei a ciรฒ.
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Luca lo dice chiaramente: il mondo nuovo postula lโuscita di scena di quello vecchio. Lโevento piรน forte di questo ribaltamento di prospettive รจ proprio la resurrezione di Cristo, cardine della fede cristiana. Ma anche questo non รจ cosรฌ agevole da accogliere se Paolo richiama questa centralitร , che richiede un riassetto di tutti i nostri quadri, non รจ un semplice ยซhappy endยป (1Cor 15,12-20; 2ยช lettura). Eโ un poโ come quando si continua a parlare dei paesi in via di sviluppo, che dovrebbero, in teoria, fare passi avanti per portarsi al livello degli altri, che nel frattempo vanno per la loro strada. Oggi ci accorgiamo che non รจ cosรฌ, che se qualcuno vuole o deve, per evitare di soccombere, aumentare la propria fetta di torta bisogna che qualcun altro riduca la sua, altrimenti il conto non torna. Questo oggi non piace molto ed ecco perchรฉ gli affamati che cercano di riempirsi la pancia sono improvvisamente diventati antipatici. Ecco perchรฉ si continua a ripetere che il nostro paese non รจ affatto quel Bengodi di cui si favoleggia. Peccato che per chi deve vivere con meno di due dollari al giorno (come molti al mondo) anche la mensa dei poveri รจ come un ristorante di lusso.
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Cappellano del carcere, vicedirettore dellโufficio pastorale dei migranti (per la pastorale dei nomadi), consulente ecclesiastico diocesano Movimento Apostolico Ciechi, segretario del vicariato Prato Sud-Est.
Dati aggiornati al 14/02/2019
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